Manovra al voto del Senato. Il “regalo” della politica consegnato da Monti agli Italiani.


La sfrontatezza non gli manca davvero. Il cavaliere continua a fare l'attore. Come sempre recita un copione studiato a memoria. "Parla" all'Italia e non a Monti, quando lo "ammonisce" a tener conto del Pdl e del fatto di ascoltare il suo partito con tanto di dialogo al seguito.  Figuriamoci se metterebbe i bastoni tra le ruote ad Uno che fa il  gioco sporco che altrimenti avrebbe dovuto fare Lui!! Questo pomeriggio al Senato verrà probabilmente approvata in via definitiva la manovra. Purtroppo non crediamo vi possano essere colpi di scena; sicuramente le "briciole" date da  piccole correzioni, andranno in opera dopo l'approvazione. I temi più caldi rimangono ovviamente quelli del lavoro e del welfare, ormai materia del prossimo gennaio. L'unica cosa vera che "B" ha detto, è che "siamo in campagna elettorale".  Forse è troppo ottimista anche in questo. Il governo Monti non cadrà tanto facilmente e sta mettendo i paletti per qualcosa di più. Se qualcosa potrà cambiare sarà solo per uno slancio di volontà di quelle forze politiche che vorranno fare una vera opposizione a questo modo di FARE POLITICA (perché è definibile in questo modo l'azione dello stesso Monti!) che porti ad un cambiamento democratico e non succube di un sistema finanziario che ha uno scopo ben preciso. L'IDV e la Lega oggi voteranno contro, come hanno annunciato. Quel che è stato è stato, e ormai si disegnano scenari politici nuovi che potrebbero destare non poche sorprese. Da un teatrante all'altro, passiamo a Bersani. Il segretario del Pd si lancia in difesa dell'Art. 18, un po’ come in occasione dei Referendum sull'acqua e nucleare, quando approfittò dell'ultimo minuto utile per salire sul carro del "vincitore".  Intanto continua la diffida a Di Pietro. L'alleanza tra Pd e IDV sembra quasi alle battute finali. Ma stiamo parlando di futuro, anche se imminente. La "cabina di regia" chiesta da Berlusconi a Monti affinché i partiti affianchino i "tecnici" non credo sia percorribile, vista la salda determinazione di un serafico Premier. Oggi il capitale detterà le sue nuove regole e solo la volontà popolare, in tutti i sensi, compreso quella di non accettare il "verdetto" attraverso manifestazioni di protesta come finora è accaduto, potrà influenzare l'andamento futuro dell'applicazione dei provvedimenti.   La politica è dunque il "Ponzio Pilato" dell'anno 2011. Dopo essersi lavata le mani del destino dell'Italia, prova adesso a rientrare in gioco dalla porta di servizio. Non so se molti avranno capito che di tecnico qui c'è solo la professione e i trascorsi di questi ministri. In realtà sono tutti esecutori materiali di direttive ben precise fatte da linee guida e regole che ridipingeranno una società ancora più povera di quella che è stata fino ad oggi. O meglio, una società dove i POVERI saranno più POVERI di quanto lo erano prima. Nel segno della continuità e della non equità il governo Monti oggi, 22 dicembre 2011 augura agli italiani un lungo periodo di gravi disagi e difficoltà.




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Confusione, smarrimento o tattica? Fornero rettifica sui salari e riflette “a sorpresa” sui temi del lavoro.


Ci resta difficile non immaginare il Cittadino come smarrito e incredulo, specialmente di fronte al tam tam che un giorno "dice" una cosa e quello successivo afferma il suo contrario. Non siamo visionari e neppure faziosi. Teniamo alla chiarezza e così continueremo. Il ministro Elsa Fornero nel breve volgere delle 24 ore ritorna sui problemi del lavoro, afferma di non aver mai messo in discussione l'art.18 e di essere stata fraintesa.

Articolo 18: prove tecniche di demolizione. Sindacati e lavoratori sul piede di guerra!


Altro giro altro regalo. Oggi è in atto lo sciopero dei dipendenti pubblici, gli "statali" (compreso il Servizio Sanitario, Medici e lavoratori del settore). La domanda sorge spontanea: se la "manovra" fosse stata ritenuta valida ed equa, perché tutte queste categorie sarebbero scese in piazza per protestare? Potrebbe sembrare una riflessione banale ma non lo è. 

Manovra in retta di arrivo, tra “l’omelia” di Napolitano e le trame del “solito” Berlusconi


Due eventi o modi di affrontarli che non convincono; uno viene dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'altro, ovviamente, dal "solito" Berlusconi. Napolitano parla al Popolo chiedendogli sacrifici, a prescindere dal ceto sociale; non ha forse ben compreso che siamo in una fase dove la lotta di classe è riemersa con tutte le profonde lacerazioni che portano con sé queste dinamiche.

Timida apertura della Fornero. Senza proposte politiche la patrimoniale resta un tabù


Ed ecco spuntare il cuore del ministro Fornero, sicuramente la meno "robotizzata" dell'Esecutivo Monti. Si prospetta una mini patrimoniale con l'applicazione di una misura del 25% sulle pensioni sopra i 200mila euro. Bè, in tutta sincerità, pur valutandola come incoraggiante, questo è un provvedimento che sarebbe già dovuto essere preso; ma verrebbe da chiedersi il motivo per il quale non si vuol ricorrere ad una vera patrimoniale sui redditi alti, quelli da 1 milione di euro.

Sindacati e lavoratori: manovra non equa! Le ambiguità dei partiti che sostengono Monti permangono...


La pioggia non ha fermato lo sciopero indetto per questa mattina.Sapevamo bene che sarebbe numericamente riuscito, ma siamo già al giorno dopo.C'è chi si nasconde dietro ad una protesta di facciata, lasciando credere ai lavoratori di stare al loro fianco quando in realtà è già stato deciso che la manovra verrà appoggiata.La nota positiva c'è indubbiamente stata,ma non può bastare da sola a colmare quel vuoto politico che ha delegato Monti a guidare in solitario questo percorso che gronda sangue. Ancora più delle sole lacrime! Abbiamo una (sedicente) sinistra che ha già deciso da che parte stare; una sinistra che non accompagna realmente la lotta dei lavoratori. E' da vedere positivamente la riunificazione (sull'evento) delle tre maggiori sigle sindacali, ma non possiamo fermarci a questa sterile analisi. Dov'è il Pd? Hanno provato a cercarlo a "Chi l'ha visto" senza esito. Bersani rilascia ancora dichiarazioni possibiliste ma aderisce al "programma Monti". Questo è il dato di fatto. E' un dato incontestabilmente, diverso dalla presa di posizione di IDV, SEL e Federazione della Sinistra che hanno accompagnato con le loro bandiere il percorso di protesta dei lavoratori. Ferrero da tempo ha dichiarato la netta opposizione a questo governo chiamando all'appello Vendola e il suo partito. Lo stesso Vendola, che sui temi del lavoro si esprime nello stesso modo del suo ex compagno di partito e non si tira indietro nel riaffermare il senso di questo sciopero. Il presidente della Puglia lo esplicita senza tentennamenti: "Lo sciopero di oggi promosso unitariamente da Cgil, Cisl e Uil, per esigere una manovra diversa dal governo Monti, è un atto di responsabilità nei confronti del futuro del nostro Paese". Non ci stupiscono invece le parole della Bonino, come sempre attenta a quei problemi da sempre cari alla politica dei radicali, ma niente di più. Parla di sciopero che avrebbe dovuto esprimere "qualcosa di propositivo" e non solo un coro di no. Forse la Bonino vive in un mondo a parte; un mondo dove la sola contrapposizione è data tra laici e cattolici, e non tra chi lotta per l'equità chiedendo, come afferma Vendola, che "Il carico sia spostato dai ceti più deboli e medio bassi a quelli che non hanno mai pagato. Correggere l'impianto della manovra, togliendo tutte quelle misure che rendono iniquo il provvedimento e che devastano il sistema di welfare".
Il vero volto del governo Monti si vede in tutta la sua ampia gamma di assurdi propositi, giustificati e legittimati da quella "fede" nella tecnocrazia che illusoriamente viene fatta passare per ciò che risolverà ogni cosa.  Basta leggere con attenzione tutti quei provvedimenti (anche i meno eclatanti e conosciuti) che sono stati prospettati, per capire quale sia la direttrice di marcia di Monti e soci. Sarebbe curioso sapere il motivo che giustifica l'ipotesi (speriamo che sia così) del ricorso al divieto di pagare in contanti le pensioni che superano i 500 euro.  Qual è la giustificazione per l'applicazione di questa norma? Suvvia, non certo quella della "tracciabilità" della spesa al fine di individuare manovre illegali e organizzate!?  Monti dovrà essere chiaro, e abbandonare quel suo stile glaciale, ben descritto da Crozza a Ballarò, giustificando la vera strategia che è quella di portare più soldi contanti nelle casse degli istituti bancari.  La Finanza sta aggredendo il Cittadino in nome di un'emergenza venutasi a creare non per colpa Sua!  La protesta dei sindacati di spostare l'asse d'intervento su ben altro fronte sociale, è non solo legittima, ma sacrosanta.  Molte volte è stato detto che il pericolo di una deriva incontrollabile poteva essere messa in conto. Bè, questa volta crediamo davvero che questo possa risultare un timore più che giustificato. Quando la politica abdica, lasciando i Cittadini soli a battersi contro mostri dai mille tentacoli, il rischio che possano aprirsi varchi dai connotati dubbi e altamente pericolosi è alto. Come possiamo vedere, la soluzione a questo drammatico "momento" non può essere bipartisan. Destra e sinistra non possono e non hanno la stessa visione del modo di uscire da questa "situazione", e la scelta di consegnare il registro di cassa nelle mani di un gruppo di Tecnici che non vogliono valutare la realtà dal punto di vista sociale e politico, non può che portarci a conseguenze dall'esito catastrofico. Ovviamente per molti. Solo quel 10% di famiglie dal reddito altissimo che detengono la metà della ricchezza del paese, potranno continuare a vivere come hanno sempre fatto. Per loro non c'è l'assillo e la paura del domani come per milioni di Cittadini italiani.
Per questo migliaia di Persone sono scese in piazza. Equità, non ipocrisie! 




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Monti “manovra” per costruire un futuro diverso. Resta difficile capire attraverso quali criteri!


Si preannunciano giorni difficili. Il premier Monti incontrerà domani sera (domenica 11, ndr.) le parti sociali, anche se il mondo del lavoro ha già dato il suo responso sulla manovra in atto. Sarà sciopero.  Il punto politico è comunque ancora diverso. Ben vengano i correttivi (se accolti) proposti dai sindacati, che stavolta sembrano essersi "ritrovati" dopo una lunga frammentazione (imposta sapientemente dall'ex governo Berlusconi), ma non si capisce il motivo per il quale si preferisce adottare misure economiche e finanziarie piuttosto di altre.  La realtà è sotto gli occhi di tutti e non può essere smentita. Sicuramente nessuno potrà insegnare a Monti come "fare i calcoli matematici", ma sulla scelta dei percorsi e sull'impatto che questi possono avere sulla Popolazione crediamo che debba essere fatta una doverosa quanto assai accurata analisi.  Il documento di 104 pagine scritto dal Premier, e facilmente ritrovabile online, ci consegna dati sui quali non si può far finta di nulla. Si chiede sacrifici e basta e si chiede questo ai lavoratori. Lo si fa in nome di nuove prospettive, oltre che di un modo per arginare "l'emorragia" in atto per colpa di un debito pubblico non certo nato oggi né sicuramente facile da ripianare. Oltretutto senza sottolineare il fatto che è determinato da una crisi profonda e strutturale di livello mondiale. Perché non ci interroghiamo sul significato di questa riflessione?  Ciò che fa più rabbia è la miopia, più che probabilmente voluta, che scarta a priori altri tipi di interventi. Scontato il riferimento alla patrimoniale sui grossi redditi, che già la dice lunga sull'input politico che è stato dato a questo governo. Così come si evince la palese intenzione di non dare risposte alle tante proposte alternative messe in campo. Già, sono in molti a pensare che TUTTA la politica si sia nascosta o defilata. Ma non è proprio così.  Pur trovandoci d'accordo sul fatto di applicare (se proprio deve essere applicata!) l'ICI anche sugli immobili della Chiesa, possiamo facilmente individuare altri "punti oscuri" e altrettanto “esaminabili” prima di aggredire welfare e pensioni.  E’ stato abilmente costruito un terreno fatto di luoghi comuni dove si fanno passare certe indicazioni quali fossero esclusivo appannaggio di gruppi oltranzisti.  Bene, diamo allora uno sguardo alla realtà.  Una realtà nella quale non viene mai fatto cenno all'acquisto dei 131 cacciabombardieri F35 che gravano sul bilancio dello Stato per 15 miliardi di euro. La matematica non è un’opinione e si può vedere benissimo come questa cifra, DA SOLA, copra oltre la metà della manovra proposta dal governo. Basta fare zapping in Internet per raccogliere altri dati in merito. Il costo di un F35 è di oltre 100 milioni di euro; in molti si sono sbizzarriti ad ipotizzare quello che può venir fatto con questa cifra. Ci chiediamo e chiediamo a Lor Signori perché non si prende mai in considerazione il costo di questo "mezzo da guerra" evitando di "convertirlo" in qualcosa di molto più produttivo.  Con 100 milioni di euro si costruirebbero oltre 1900 asili nido offrendo lavoro e occupazione ad oltre 2000 lavoratrici del settore!!   Perché Prof. Monti non si discute di questo invece di chiedere sacrifici a chi nel corso degli anni gli ha sempre fatti??
La portata di questa manovra è dirompente, e le ragioni stanno nelle cose che si prefigge di portare a termine. Colpirà i lavoratori, i ceti sociali più deboli ma anche quegli strumenti fondamentali che sono alla base per capire e farsi capire. Invece di tagliare i costi delle spese militari si preferisce sopprimere la libertà e il pluralismo d'informazione. Lo si fa attraverso la cessazione della legge n.250, prevista all'art. 29 del recente decreto. Un centinaio di giornali che usufruivano dei contributi diretti all'editoria (ex legge 7 agosto 1990, n.250) dovranno chiudere! Esiste un rapporto dettagliato fatto del Reuters Institute for the Study of Journalism, che smentisce l'utilità di tale intervento preventivato da Monti e &. Tale rapporto prende in considerazione cinque paesi: Germania, Francia, Finlandia, Italia e Stati Uniti. Il risultato indica con precisione il fatto che, paesi come Francia e Italia, che beneficiano di interventi diretti (interventisti) a livello statale, in realtà sono quelli che spendono meno degli altri tre paesi presi in considerazione da questo studio di settore.   E' la dimostrazione che non siamo di fronte ad un governo tecnico ma bensì ad un governo di tecnici che rispondono a input politici!! Sarà più difficile se non impossibile attingere alla libera informazione; sarà arduo avvalersi di quel pluralismo d’informazione che ci consente oggi di chiedere spiegazioni, anche se per via indiretta, all'uso scriteriato dei capitali pubblici per l'acquisto di mezzi da combattimento del valore di miliardi di euro!! Sarà ancora più difficile contrapporsi a chi si presenta con impeccabile "buonismo" per chiedere ancora sacrifici sottolineando che saranno sacrifici basati sull'equità. Finora nulla di quanto è stato prospettato risulta corrispondere a questi criteri. Nessun contraddittorio è stato possibile e questo per volontà di quei partiti "collaboratori" che hanno volutamente abiurato al loro compito. Il 2013 è alle porte. Il Cittadino si sta però chiedendo se e come ci arriverà. Un altro mondo è possibile, certo. Ma solo se rimangono in piedi le condizioni minime per un confronto "ad armi pari". Ad oggi così non è!




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Sindacati contro la manovra Monti. Tra i partiti emergono contraddizioni e ambiguità

DiPietro e  Bersani In casa Pd si parte dal presupposto che il voto sulla manovra di Monti (che Napolitano ha già avallato!) sarà favorevole. Il resto è come prendere in giro gli italiani quando sentiamo dire che "verranno chieste alcune modifiche". Ma di quali modifiche sta parlando Bersani?? Qui non si tratta di cambiare qualcosa ma di spostare l'asse d'intervento da una tipologia di percorso ad un'altra! Oggi persino l'IDV di Di Pietro sembra un partito marxista in confronto allo stesso Pd.

Monti al Parlamento indica la cura per il miracolo italiano. Gli effetti collaterali saranno ancora più devastanti!

Il Presidente del Consiglio Monti illustra la manovra economica Il giorno tanto temuto è arrivato. Come da copione il governo Monti applicherà quelle "lacrime e sangue" che ha sempre detto di non volere. Sapevamo benissimo che invece sarebbe accaduto. Non occorre entrare nei singoli provvedimenti per capirlo. Manca l'interpretazione sociologica e politica della fase storica, e mancano di conseguenza le opportune azioni. L'Ici sulla prima casa in realtà andrà a colpire milioni di italiani che in realtà non possono dirsi proprietari dell'immobile ma bensì del mutuo in corso di pagamento. Si considera l'auto un bene "non primario" quando (ovviamente distinguendolo puntigliosamente dal "bene di lusso") questo rappresenta in moltissime realtà, il mezzo per recarsi al lavoro, per spostarsi con bambini, anziani ed altro. Viene invece applicato un cospicuo aumento dell'Iva rendendo ancora più difficile il suo acquisto. Ripeto, si parla di auto che una volta venivano etichettate come utilitarie e non di auto lussuose e super-accessoriate! Abbiamo preso questi due esempi per far risaltare un dato saliente: la visione della società secondo Monti e il suo governo. Non ci stancheremo mai di ricordare quegli ormai famosi criteri tanto sbandierati dallo stesso Premier, che altro non sono se non il paravento che mantiene, anzi, amplifica la forbice della disuguaglianza e della povertà in Italia. Se prima poteva apparire come una pregiudiziale, sfidiamo adesso a smentire il fatto che il "sacrificio" imposto per risanare (semmai sia possibile?!) questo famigerato "debito pubblico" (creato da chi non viene mai detto!) non ricada sui soggetti più deboli, che in realtà sono gli UNICI a non aver mai eluso al proprio dovere. L'equità in questo caso non è stata applicata. Durante questi ultimi anni, forse potremo dire anche decenni, il prelievo fiscale ha (giustamente, per carità...) colpito il lavoratore dipendente, lasciando ampi spazi di "agibilità" ad altri soggetti, tra il quale imprenditori, aziende, quadri, manager ecc..... Applicare oggi un prelievo fiscale "a tutti in proporzione al reddito che hanno" non è più indice di equità quanto di miopia (voluta) e di parzialità, visto che non si punta ad un RIEQUILIBRIO e ad una redistribuzione sociale in termini economici. Avremo parlato diversamente se il prelievo fiscale fosse stato indirizzato verso coloro i quali negli anni hanno accumulato ingenti patrimoni, e quindi verso quei redditi alti che in un modo o nell'altro hanno sempre "contribuito in minor misura" al buon funzionamento della "macchina" Italia. Occorreva un sacrificio? Perché dunque non chiederlo a chi può sostenere il contraccolpo negativo?
In realtà questa è una visione politica, sociale che Monti, passando per "tecnico" distribuisce al paese. Errori, illegalità, comportamenti amorali, fallimento di modelli economico-sociali, non hanno avuto senso né significato per questo governo. I meno abbienti si impoveriranno ancora di più permettendo ai ricchi di mantenersi su livelli decorosi di... agiatezza! Si parla solo di capitale e ruolo dei privati, e pochissimo di funzione pubblica. In momenti come questi, in altre epoche, il "ricco" veniva messo in discussione. Oggi è un tabù! Non siamo venuti dai monti con la piena, e questo il presidente del Consiglio dovrà capirlo. Si sta suonando una musica letta da uno spartito ben preciso; note che provengono da potentati economici dei gruppi finanziari più forti del mondo. Non è demagogia ma pura e semplice verità. Se così non è, sia lo stesso Monti a chiamarsi fuori dalla Goldman Sachs, dal Gruppo Bilderberg e dalla Trilaterale!! Smentisca che è fuori da questi "organismi" che controllano la vita di milioni di persone quasi fossero marionette! Il lettore ci perdonerà lo sfogo; del resto se può piangere un Ministro come la Sig.ra Fornero possiamo mostrarci avviliti (e INDIGNATI) pure noi. 
Alle 16 di questo pomeriggio il governo si presenterà in Parlamento di fronte alle forze politiche. Che cosa accadrà? Ci saranno mozioni alternative, correttive o propositrici? Avveniristico pensarlo. Impossibile supporre qualcosa di diverso dall'olio di ricino che Monti somministrerà al Cittadino italiano, colpendolo al cuore, intervenendo sulle PENSIONI senza prima aver almeno tentato di colpire bersagli più "idonei"! Le guerre devono sopravvivere e con esse le spese militari. Il Cittadino capirà, passando probabilmente un Natale apparentemente non diverso dagli ultimi; ma la vita di ognuno di Noi cambierà, e non poco, dall'inizio del prossimo anno. Ancora una volta ripetiamo quello che può sembrare un ritornello: l'equità di Monti si evidenzia nel mantenere i privilegi a chi gli ha sempre avuti e aumentando le difficoltà a chi ha vissuto finora nella speranza di un capovolgimento della situazione. La commedia va avanti, ma sempre di "dramma" si tratta.




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Rigore, equità e crescita: tre parametri relativi. Nella cura Monti non si parla ancora di riequilibrio!

bilderberg-goldman sachs Basta dare un'occhiata alle notizie di stampa e ci accorgiamo subito che c'è qualcosa di diverso nell'aria. Ahimè non è l'aria Natalizia che si avvicina ma ben altro! Si respira un'atmosfera di preoccupazione, di paura, di incertezza e di sfiducia nel futuro. I titoli della stampa sono implacabili, fino ad essere quasi ossessivi. Nella maggior parte di questi capeggiano solo dati, cifre e proiezioni finanziarie.

La voce di Bossi tuona contro il governo. Al teatrino della politica va in scena la stessa rappresentazione!

bossi Il timore più avvertito è quello di un colpo di coda del Berlusconismo, con o senza il suo Fondatore. Ancora non si è capito che Berlusconi è stato ed è solo un "propagandista", l'esecutore materiale che furbescamente interpretava le direttive di una politica neoliberista indicata e progettata in ambiti ben più pericolosi, importanti e lontani. Tuttavia i timori non sono infondati, e lo possiamo vedere dall'attuale posizione politica assunta dalla Lega stessa.

Fornero incassa il plauso sulle pensioni. Intanto a Termini Imerese la Fiat manda a casa 1600 lavoratori.

fornero-cna Tutto bene e tutti contenti. Con la sola eccezione dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese che da oggi chiuderà i battenti spedendo in cassa integrazione circa 1600 lavoratori dell'indotto. Intervenuta in videoconference all'assemblea Nazionale della CNA, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ribadisce i criteri già a suo tempo esposti dal Premier Monti: rigore, equità e crescita. Ormai con questo slogan si cerca di risolvere ogni cosa. L'economista Torinese parla soprattutto di "Riforma pensionistica largamente già fatta, con alcuni elementi che potranno essere accelerati". Di fatto conferma che il governo si muoverà nel solco delle indicazioni date a suo tempo dalla Bce e dal governo Berlusconi. Forse non molti, specialmente tra i politici, hanno ben chiara cosa sta accadendo. Bersani plaude il "bel" discorso del ministro Fornero, probabilmente dimenticandosi di quello che sta accadendo in Sicilia. E' ancora il ministro del Lavoro a riprendere però la spinosa questione, tranquillizzando tutti sul fatto che il governo farà la sua parte. Come? In che modo? I lavoratori saranno da oggi fino al 31 dicembre in cassa integrazione! Quali risposte verranno date a queste persone? L'offerta del governo in questo caso rappresentato dalla Fornero è vaga e lo si evince dalle sue stesse parole: "Nel pieno rispetto dell'autonomia delle parti, il governo è disponibile a offrire il suo contributo costruttivo, se richiesto, alla soluzione della vicenda". Ci chiediamo se sia possibile e accettabile che si parli in questi termini. Il governo non è una "cosa" avulsa dalla "questione Fiat"! "Se richiesto??" Ma siamo "fuori" noi o dovrebbe rappresentare l'Elemento super partes che semmai stabilisce, o aiuta fattivamente a stabilire, le "regole" entro le quali si muovono le dinamiche in seno al mondo del Lavoro? Lo stesso Ministro ha affermato che "in questa vicenda la parte più debole è costituita dai lavoratori". Questa riflessione (scontata!) non può che raccogliere il nostro consenso, ma da questo a rendere fattiva una proposta sembra ci sia molta strada ancora da fare. Perché il Sig.Marchionne non è stato "sensibilizzato" proprio in virtù di quanto la stessa Fornero ha dichiarato? Se i lavoratori sono l'anello più debole ci deve pur essere un motivo! Si chiudono fabbriche e aziende senza proporre alternative praticabili? Quali sono gli "ammortizzatori sociali" ai quali si intende ricorrere per far sì che migliaia di lavoratori non vengano abbandonati al loro destino? Sarà bene ricordare che i posti di lavoro da "salvare" in questo periodo (si parla addirittura di una settimana) sono oltre 13.600. A quelli di Termini Imerese dobbiamo infatti aggiungere i 600 della Whirlpool, i 700 della Adelchi, i 2100 della Merloni, i 1500 della Agile, i 7127 della Ansaldo Ferroviaria e di altri indotti frammentati e sparsi in tutto il paese. E con questo "clima" si parla solo di disponibilità e non di piani concreti atti a stabilire EQUITA' reale e non solo verbale?? Ci auguriamo che l'applauso di Bersani sia solo indirizzato ad una parte di ciò che il ministro Fornero ha detto, ma che siano le stesse forze politiche ad incalzare lo stesso governo per far sì che anche per queste migliaia di lavoratori (e conseguentemente di Famiglie) possa esserci un Natale meno buio di quello che si va dipingendo.




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Figli di un Dio minore o cittadini italiani? Il Colle suggerisce, i “falchi” volteggiano sulla maggioranza

lavoratore-immigrato2 Tocca al Capo dello Stato far sentire la voce della politica. Napolitano volge la propria attenzione sul tema dell'immigrazione. Parla dell'esigenza di riconoscere la cittadinanza ai nati in Italia, e dall'opposizione, vera e mascherata, partono tuoni e fulmini. E' un dato di fatto che i falchi volteggino sulla maggioranza che sostiene il governo Monti, e altrettanta chiara è l'ambiguità con la quale una parte di questa aspetta un passo falso di questo stesso governo.

La scure di Marchionne si abbatte sui lavoratori della Fiat. Schiaffi a “tutti” in barba a regole e dialogo!

fiat-marchionne1 Marchionne "corre solo". Con un breve quanto arrogante comunicato la Fiat ha annunciato che dal 1° gennaio 2012 verranno applicati i contratti aziendali e non saranno più validi quelli nazionali. Uno schiaffo in piena regola, e questa volta è stato dato a tutti, governo, lavoratori, sindacati, forze politiche e chi più ne ha più ne metta. Al super AD della Fiat non interessa un tubo sapere chi governa o no, quanto portare avanti una strategia aziendale che porti frutti tangibili

Brindisi per l’approvazione del secondo decreto su Roma Capitale. Priorità giustificata?

GIANNI ALEMANNO Ci aspettavamo una partenza in linea con i propositi di intervento "urgente", eravamo concentrati sui problemi vertenti la crisi economica, invece il primo Consiglio dei Ministri si è occupato del decreto legislativo su Roma Capitale. Questo provvedimento non è "roba da poco", anzi, meritava sicuramente approfondimenti ulteriori, ed è proprio questo che ci porta a mostrare prudenza. Con questo si vorrebbe ridisegnare i nuovi poteri dell'Amministrazione romana, ovvero, il futuro status della Capitale. Sarà permesso al sindaco di Roma di trattare direttamente col governo per tutto ciò che riguarda la Capitale. Vengono così stabiliti quali sono i poteri che saranno trasferiti dallo Stato al nuovo ente e quali dalla Regione a questo. E’ doveroso però ricordare come già nel 2010 erano stati sollevati non pochi dubbi e critiche sul primo provvedimento; tra le principali espressioni negative sull'argomento in questione ricordiamo quella di Vezio De Lucia, Architetto e urbanista di chiara fama internazionale, Docente Universitario legato soprattutto alla trasformazione urbanistica di Napoli. In occasione dell'allora ventilato progetto che partiva dal primo decreto, non mancò di sottolineare le proprie perplessità: "...i poteri da trasferire alla capitale con successivi decreti legislativi dovrebbero riguardare i beni culturali, lo sviluppo economico e il turismo, l’assetto del territorio, le aree protette, l’edilizia pubblica e privata, la mobilità, i rifiuti, l’energia, la protezione civile e altre eventuali materie, tutte sottratte in particolare alla regione e alla provincia. Che sarebbero snaturate. Alla regione resterebbe integralmente la sanità e poco di più. Che senso avrà, come si potranno formare il piano territoriale di coordinamento o governare i trasporti di una provincia di Roma ridotta a spazio residuale, con un buco in mezzo? La popolazione provinciale – quella virtualmente riferita alle materie elencate sopra – si ridurrebbe da oltre 4 milioni di abitanti a meno di un milione e mezzo". La risposta alle perplessità di De Lucia non potevano non essere date dopo un’accurata riflessione politica. Ma il governo Monti ha comunque pensato di ripercorre in questo modo il solco dei "lavori incompiuti" e lasciati tali dal precedente governo, non considerando la ripercussione che tale provvedimento potrebbe avere nella geopolitica italiana. Brinda dunque alla decisione il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che però non conterà sui 60 consiglieri sperati, ma sugli attuali 48. Il progetto "Roma Capitale" non può essere avulso da un quadro di massima, ben più ampio e non limitato alla sola Capitale, pur importante che sia. Si dovrebbe agire per priorità e sicuramente non prima di un’approfondita consultazione politica. Dobbiamo quindi implicitamente intendere questa come una priorità?? Riprendendo le parole dell'Arch... De Lucia (di cui citiamo il pensiero) ci chiediamo perché non siano state prese in considerazione proposte come quella di attribuire a Roma capitale il rango di regione, com’è stato fatto per altre capitali europee che comprendono sempre vasti territori (la comunidad autonoma di Madrid comprende 179 comuni). Di conseguenza si dovrebbe decidere se la regione Lazio sopravvive (con una diversa articolazione delle province) o viene spartita fra Toscana, Abruzzo e Campania. Alemanno parla invece di equiparazione alle altre capitali europee, ma lo fa dimenticando in quale situazione economica ci troviamo; e la cosa che più fa riflettere è data dal fatto che ciò sia "accaduto" per lo stesso governo Monti. Un governo che dovrebbe puntare molto sulla ricostruzione di una coesione sociale ormai sgretolata e su livelli da brivido. Sarebbe stato meglio non inasprire il rapporto con l'opposizione dove oggi troviamo una Lega che ha subito scatenato polemiche rilanciando il federalismo fiscale su scala nazionale invece di partire dalla sola Roma. (e dal suo punto di vista come dargli torto?). Comunque, a dirla con sincerità, non è la preoccupazione di una Lega che polemizza, il dato che non ci permette di dormire tranquilli, quanto il timore che anche questo governo si perda in provvedimenti populisti che potrebbero essere invece valutati con più calma, e magari dopo quelli più urgenti nonché "socialmente rilevanti". Vedremo...



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Monti incassa la fiducia al Senato, ma le perplessità e i dubbi sul governo tecnico rimangono!

Monti International Advisor GoldmanSachs L'ipocrisia regna sovrana. Sembra che tutti i mali del mondo siano ormai alle spalle dopo la costituzione del governo tecnico guidato da Monti. E' chiaro come la dipartita di Berlusconi sia stata sentita e vista da molti come una "liberazione", ma da qui a far passare "l'evento Monti" come il nuovo "sogno italiano" ce ne corre, e non possiamo neppure tacere che tutto questo non permette davvero di stare allegri.

Quando la politica abdica, non resta che aspettare Godot.

la Casta Possiamo essere sicuri soltanto di una cosa: questo governo Monti serve solo alle Forze politiche italiane per prendere tempo in un momento in cui nessuno potrebbe riuscire a salvarci da sacrifici e rinunce. E' come se avessimo affidato ad altri (Bce e Fmi) il compito di mettere il naso nei conti di Casa nostra al fine di non far sprofondare prima del tempo un sistema socioeconomico ormai in retta d'arrivo. Il Pdl non avrebbe mai dato l'assenso (come probabilmente accadrà) se non avesse riflettuto sul fatto che nessun governo dimissionario ha finora vinto le elezioni successive; oltre al fatto che le divisioni si stanno ampliando e allargando a macchia d'olio. Il Pd ha capito da tempo (è uno dei principali testimonial di Monti) di non avere i numeri per governare, finendo per impazzire nel correre dietro ad un Terzo Polo (o per meglio dire, alla nuova "balena bianca" di Casini) che è in costante ascesa. La Lega si rifugia all'opposizione sperando di dare a bere agli italiani ed al suo elettorato in particolare, il fatto di non avere responsabilità (e quante ne ha invece!!) nel disastroso governo Berlusconi; ricomincia il teatrino con la riapertura del parlamento del Nord sotto la Presidenza di Maroni. Di Pietro e la sua Idv accordano invece a Monti la fiducia condizionata alla composizione della squadra di governo ed al programma che verrà presentato. Chi si aspetta grosse sorprese rimarrà deluso. I giochi (ahimè) sono fatti. Inizieranno i tatticismi di colori i quali sperano e puntano alla conservazione dei privilegi acquisiti come casta in barba ai Cittadini italiani. Ben difficilmente chi non si troverà d'accordo sulle "proposte" di volta in volta fatte, potrà sortire un effetto in favore di ciò che pensa. Democraticamente Monti avrà mano libera per fare ciò che vorrà. Non parliamo di opposizione, sarebbe un'eresia. La vera opposizione potrebbe essere solo quella portata avanti dalle parti sociali, dai Cittadini e dalle Forze politiche che stanno fuori del Parlamento. In sostanza la differenza sta nel fatto che non guadagneranno i soliti noti (o per meglio dire il "solito noto") ma rischiamo lo stesso di perdere tutti. Questo perché la vera politica, quella responsabile delle proprie azioni, quella che si dovrebbe mettere in gioco, in realtà ha scelto l'ignavia, ovvero di stare "in panchina" ad osservare il gioco che ristagnerà a centrocampo. Daremo il tapiro d'oro a chi riuscirà a distinguere tra destra e sinistra, tra conservatori e progressisti, tra vecchi e... vecchi. Ci sarebbe sempre quella "cosetta", com'è che si chiama? Ah sì, patrimoniale! Potrebbe risultare utile per tassare le rendite di quel famoso 10% di famiglie italiane che detengono la ricchezza del paese... Potremo smettere di giocare a fare la guerra risparmiando qualche miliardo... Potremo ancora far funzionare quell'ingegnoso sistema chiamato fisco facendolo funzionare come dovrebbe! Magari qualcuno potrebbe avere l'accortezza di non avventurarsi in spese per opere pubbliche inutili e dispendiose. Ma questo forse significherebbe avere una collocazione politica ben precisa, e magari pure tacciabile di faziosità. Meglio sorvolare e non stuzzicare il can che dorme. Dopo anni di individualismo, di liberismo selvaggio, andare a proporre "cose di sinistra" sarebbe troppo. E se poi qualcuno pensasse che il Popolo ne potrebbe beneficiare prendendoci gusto, prendendo coscienza che attraverso una convinta partecipazione si potrebbero risolvere molte cose? No, no, meglio che il gioco ristagni a centrocampo… Aspettando Godot.



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Monti al lavoro, mentre Berlusconi non si da per vinto e pensa al futuro. Nuovo partito all’orizzonte?

berlusconi - nuovo partito La situazione socio-economica dell'Italia resta e resterà grave, almeno per il Cittadino italiano. La fiducia che il governo Monti sembra riscuotere altro non è che il frutto dell'allineamento alla politica finanziaria voluta dalla Bce (braccio armato di Francia e Germania). L'ingerenza di questi ultimi si è rivelata assolutamente inaccettabile e lo abbiamo visto in più occasioni, ultima delle quali la sfrontata “sortita” di Sarkozy

Il cambio della “targa” non cambia la sostanza. Il pericolo di un macelleria sociale è sempre in agguato!

mac.sociale Siamo bombardati dalle stesse notizie, con gli stessi nomi che si rincorrono da giorni. E' pure difficile scrivere in queste condizioni, e talvolta si finisce per fare una cronaca sterile senza spiegare al Cittadino cosa sta accadendo. Probabilmente il governo tecnico (prima o poi) vedrà la luce. Il mondo della politica si sta mostrando sempre più distante dalle persone, salvo proporre e riproporre sterili kermesse per dimostrare una certa qual vitalità di una classe dirigente in realtà incapace, inefficiente e motivata solo dal principio dell'autoconservazione. Negli ultimi anni siamo stati abituati, grazie ad un disegno mirato a contenere e circoscrivere la pluralità dell'informazione a determinate aree politiche, ad ascoltare forzatamente solo la posizione di coloro i quali siedono in Parlamento. Ma la voce della casta non è l'unica e l'impasse di questi ultimi tempi mostra i limiti anche numerici delle Forze in campo ed indirettamente chiama in causa la partecipazione di quelle forze politiche che recitano un ruolo determinante in molte Amministrazioni Locali e Regionali. Per avere il termometro della situazione su una scala più ampia non possiamo quindi escludere il fermento che c'è tra queste Forze attualmente marginalizzate fuori dei confini di Montecitorio. Fa notizia per esempio che l'Idv e Di Pietro siano contrari al governo tecnico e meno la stessa posizione sia condivisa in parte da Sel e maggiormente dalla Federazione della Sinistra. Se la partita che stiamo politicamente giocando in questo momento è importante, non potrà non essere tenuto di conto quella che potrebbe essere la futura composizione delle forze in campo in prospettiva di nuove elezioni. Il primo a rompere gli indugi sembra essere proprio il governatore della Puglia e presidente di Sel, Nichi Vendola. "Il governo Monti ha un senso solo se è un governo di scopo: alcuni provvedimenti di equità sociale come una patrimoniale pesante, la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie e il taglio delle spese militari. Dopo di che fine della storia e si va al voto tra pochi mesi". L'abilità comunicatoria di Vendola viene ripresa attraverso le interviste sulla Stampa prima e su Repubblica poi, ed esprime una posizione favorevole ma allo stesso tempo contraddittoria rispetto ad un governo tecnico: "Io non accetto di farmi militarizzare dalle grandi banche internazionali che hanno provocato apposta la speculazione sull'Italia proprio per riuscire a dirigere il nostro Paese da fuori". E' chiaro che il "Vendola pensiero" è rivolto più che altro al Pd verso il quale da tempo guarda come elemento determinante per un quadro di future alleanze. Sa bene che Monti è l'uomo scelto dallo stesso Partito Democratico ed esplicita il suo timore di una subalternità all'Europa finanziaria: "Io non intendo farmi eterodirigere da organismi economico-finanziari non eletti da nessuno: la Bce, il Fondo monetario, la stessa Commissione Ue non sono eletti dal popolo". La paura che la macelleria sociale vada avanti sotto un governo Monti è palese. Le dichiarazioni di Vendola non sono sfuggite a Claudio Grassi, esponente di primo piano del Partito della Rifondazione Comunista, che invita il presidente della Puglia a riflettere sul dato di fatto che proviene dalla stessa composizione di questo ipotetico governo formato (probabilmente) da Pd, Pdl e Udc che sono, soprattutto gli ultimi due, tra i principali sostenitori e interpreti di una politica economica che segue i dettami di Confindustria e su più ampia scala di quel mondo finanziario al quale faceva riferimento lo stesso Vendola. Siamo quindi a discutere su nomi e assetti quando la sostanza potrebbe non discostarsi dalla pericolosa politica portata avanti dal governo Berlusconi fino ad oggi. Nel maxiemendamento illustrato da Tremonti ci sono interventi da crisi di panico e tacere sarebbe un suicidio di massa. Si parla persino di "aree di interesse strategico nazionale" in cui è vietato entrare (i Territori della Val Susa, la No TAV!); si fa chiaro riferimento a interventi diretti e finalizzati a imporre una gestione centralizzata su meccanismi e materie di competenza degli Enti Locali! Insomma, in un modo o nell'altro sarebbe il Cittadino a farne direttamente le spese, circondato da ogni parte. Chi discuterà sulle nuove normative che di fatto vorrebbero esautorare definitivamente l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori?? Un tecnico, economista come Monti?? Dov'è si andrà a collocare la capacità di analisi e proposizione della politica organizzata?? Un governo non è mai tecnico, e se non facciamo chiarezza rischiamo solo di cambiare la  targa ad un veicolo che già troppi incidenti ha provocato nel corso di questi anni.



Monti in pole position tra incertezze e difficoltà. Lo spettro di Berlusconi frena la via di nuove elezioni.

Monti - Napolitano Il Paese si trova tra l'incudine e il martello. Dopo il risveglio improvviso del capo dello Stato che ha nominato Mario Monti Senatore a vita, si apre ovviamente la fase decisiva per l'uscita di scena di Silvio Berlusconi. Napolitano ha forzato i tempi ben consapevole che l'attuale Premier avrebbe giocato qualsiasi carta pur di "prendere altro tempo". Bene ha fatto a legittimare anche politicamente quello che considera da tempo il soggetto più qualificato per gestire questa delicatissima fase politica. Il nodo che resta comunque da sciogliere è come impedire a Berlusconi di legiferare senza numeri e per di più attraverso un maxi decreto che potrebbe avere un peso notevole sulla vita dei Cittadini italiani. Le misure illustrate da Tremonti, che sembra ancora di più all'ultimo Giapponese che non sapeva che la Guerra fosse finita, sono drammatiche per la loro drasticità. Si parla ancora di metter le mani sull'Art. 18 dello statuto dei lavoratori e persino di interventi "punitivi" straordinari su chi ostacolerà i lavori della No Tav. Il gioco si fa duro e non si tratta solo di far tornare i conti (cosa peraltro assai difficile e improbabile) quanto il modo di non far gravare il fardello ancora sul Cittadino. I numeri talvolta sono impietosi ma è compito della politica saper dare indirizzi e indicazioni sul modo di utilizzarli. L'unica posizione certa è quella della Lega che non recede dall'ipotesi di elezioni anticipate. Tutti gli altri, da Casini a Bersani (inutile che faccia la voce grossa dicendo che non ha paura delle elezioni) fino a gran parte dello stesso Pdl, ai quali sembra essersi adeguato persino Berlusconi, spingono per una rapida composizione di un governo tecnico sotto la guida di Monti. Il solo nell'opposizione a mantenere la barra a dritta resta Di Pietro, ed esternamente il sempre più interessato agli "affari di governo", Vendola. E' difficile dare torto all'ex magistrato di "mani pulite", specialmente quando afferma che "Si paventa un governo che risponde al sistema bancario, al sistema finanziario e addirittura a quello della speculazione. Non è il sistema degli interessi dei cittadini italiani che non sono fatti dalle banche. Bisogna distinguere la realtà dalla disinformazione che è ormai in mano al sistema bancario e finanziario". In realtà la posizione di Di Pietro è per certi versi molto simile a quella esplicitata dalla sinistra fuori dal Parlamento; in sostanza le uniche forze politiche che ancora oggi parlano di difesa dei ceti deboli. Abbiamo esordito dicendo però che occorre togliere spazio e tempo a Berlusconi e questo consiglia a malincuore di espropriarlo dei suoi poteri al più presto possibile. Se il Pd fosse voluto ricorrere ad elezioni anticipate a quest'ora saremo già a discutere del domani; ma da troppo tempo lavorava alla costruzione di un governo tecnico e non si lascerà sfuggire l'occasione per governare senza bruciarsi in fretta e furia. Nessuno di noi ha la sfera di cristallo e la sola cosa che ci rimane è la speranza di vedere l'opposizione recitare veramente il proprio ruolo fino in fondo. Bersani ha promesso di vigilare sul lavoro che verrà fatto in questa fase assai convulsa, ma ci resta difficile immaginare una piena collaborazione da parte di chi ha presentato una bozza di emendamento che è raccapricciante. Il lavoro e il sociale è al centro dell'attenzione e fino ad oggi rimane nel mirino dei più. Neppure Monto ha la bacchetta magica ed oltretutto non è un politico ma un tecnico, competente ma pur sempre un tecnico. E' incredibile assistere impotenti al ricatto in cui questo governo ha lasciato che l'Italia cadesse per opera della Bce. La paura che la tesi paventata da Di Pietro sia quella giusta è tanta e consiglia prudenza ad ogni movimento. Ritenersi soddisfatti per il solo fatto di aver quasi (quasi!) mandato a casa Berlusconi non può essere vista come la soluzione definitiva. L'Italia deve ripartire da questo punto per cambiare realmente registro. Il solo modo credibile e senza macchie e dubbi può solo essere quello di un ricorso all'espressione del voto Popolare.



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Il solito Berlusconi. La maggioranza è senza numeri, perché non lascia il passo?

berlusconi e biglietto Non sono stati sufficienti tutti questi anni per capire chi è Silvio Berlusconi? Forse no. Lo si evince dalla situazione di pericolosa incertezza che, pur "perdendo", lo stesso Premier cerca di giostrare al meglio per tirarne fuori ancora una volta un vantaggio. I 308 voti ottenuti ieri alla Camera (martedì 8, ndr.) se da una parte sanciscono la fine della maggioranza, è pur vero che sono una certezza solo per la nota di cronaca.

Berlusconi si dimette? Questione spinosa, futuro dubbioso. E la nave Italia intanto affonda!

letta e berlusconi Nessuno si illuda, non è una fuga! Il Cavaliere, "il Caimano", "Sua emittenza" o come lo hanno chiamato in tutti questi anni, non è uomo da pensare a questioni di orgoglio o altro del genere. Lascerà quando e come gli tornerà più "utile". L'emblema del politico manager continua e si rinnova. Ferrara e Bechis sono solo due esempi eclatanti di personaggi che contano solo se indirizzati o "consigliati" da Lui stesso. E' probabile che la fine sia davvero vicina, ma era nelle cose,

Il Pd si conta in piazza. Se questa è l’alternativa non ci resta che piangere.

La realtà è lo specchio della verità, sempre e comunque. Il Pd si è ritrovato ieri a Roma in una piazza San Giovanni scontatamente affollata. Sarebbe stato sorprendente se un partito tra i pochi a poter contare su una macchina organizzativa professionale e oltretutto supportata da mezzi economici "adeguati" non fosse riuscito nell'impresa non certo titanica. Sembrava quasi una sorta di seconda kermesse dopo quella del giovan virgulto Matteo Renzi da Firenze. Niente di eclatante né di nuovo.

Crisi economica, spese militari e ruolo delle Forze Armate: i conti non tornano!

Napolitano e La Russa.b Non c'è occasione che non si presti a interpretazioni che sinceramente destano più di un dubbio. Quando finiremo di riempire le cronache di discorsi retorici e lontani da una realtà che invoca ben altre considerazioni? Partiamo dalla cronaca di un giorno che per le Forze Armate non è un giorno qualunque. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha presieduto alla celebrazione della Festa in Loro onore esaltandone la funzione, senza  mancare di inserire il tutto in un quadro che invece andrebbe rivisto e sul quale sarebbe opportuno fare una dovuta quanto approfondita riflessione. Napolitano parla a tutto campo, ricorda (come se non la vivessimo sulla Nostra pelle!) la crisi economica in atto, e non esita a definirla quasi con stupore, come la peggiore dal dopo guerra. Non fa però alcun cenno alle ingenti spese belliche che pesano come un macigno sulla testa degli Italiani, in un momento in cui si cerca di far pagare la portata di questa crisi (sistemica, ricordiamolo!) agli stessi Cittadini ed ai lavoratori in primis. Parla di Forze Armate che "con la loro opera, contribuiscono a costruire, insieme agli strumenti militari di stati amici ed alleati, la sicurezza e la stabilità nelle aree più critiche del mondo e lungo le grandi vie di comunicazione, vitali per la libertà dei traffici commerciali". Siamo sicuri che sia questa l'analisi giusta? Criticare senza spiegare non è mai positivo e ce ne guardiamo bene. E' proprio per questo che vorremo tanto conoscere particolari più precisi sulle criticità di queste aree e sul modo di risolvere queste "situazioni". Abbiamo l'imbarazzo della scelta nel ricordarne nomi e luoghi. Pensiamo all'Afghanistan, scenario di una guerra infinita dove proprio recentemente abbiamo assistito ad un progressivo ritiro di truppe perfino da parte delle grandi Potenze. Una Regione dove la situazione non è mutata malgrado le non poche perdite umane subite; e tra queste registriamo con dolore quella di diversi Nostri soldati, oltre tante vittime civili, ovviamente inermi. Il recente epilogo della guerra in Libia porta con sé altrettante inquietanti domande; spese esorbitanti alle quali si sono aggiunte grosse perdite sul fronte economico (Eni, gasdotto ecc.....). Non si tratta di egoismo che ci porta al rifiuto del sostentamento delle Forze Armate ma del rifiuto della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti tra esseri umani. Abbiamo sotto gli occhi l'esempio del fallimento dello "strumento guerra" e dobbiamo prenderne coscienza. In Afghanistan l'America ha colto al balzo l'evento dell'uccisione di Bin Laden per fuggire da una guerra in cui aveva riversato milioni di dollari senza ottenere il benché minimo risultato! Stesso discorso per altri e notissimi eventi bellici, scaturiti da logiche di interessi economici e non da nobiltà d'animo. Non prendiamoci in giro! La guerra è il fallimento della diplomazia politica o del pretesto per conquistare qualcosa. Si ottiene la pace se si porta la pace. Le Forze Armate possono avere funzioni importanti in molti contesti, a cominciare da quelli in ambito civile. Ricordiamo con dolore il recente disastro dovuto alla pioggia in Liguria, dove sono ancora oggi all'opera volontari che rimuovono fango e macerie; e tra queste ogni tanto spunta un cadavere! Non sono i soldati che costano quanto gli armamenti, il materiale bellico e tutto ciò che ne consegue. Perché dunque voler giustificare la bontà di scelte che così tanto positive non sembrano poi essere?? "Gli scenari internazionali si caricano di vecchie e nuove tensioni". Napolitano si è detto molto preoccupato: "Cresce l'instabilità ed emergono minacce trasversali, con il diffondersi del terrorismo e di movimenti eversivi transnazionali, la caduta di regimi autoritari pluridecennali e l'insorgere di forme antistoriche di radicalismo politico e religioso". Vorremo però ricordare che il terrorismo cresce e prolifera laddove c'è un terreno di coltura che lo favorisce, e la risposta a questo non può essere il ricorso al conflitto bellico. In Afghanistan la guerra ai presunti terroristi è stata persa. Così come non possiamo dimenticare quello che a suo tempo accadde in Vietnam, oppure in Iraq dove neppure oggi si può affermare di aver raggiunto la pace. Agitare lo spettro del terrorismo ogni qualvolta c'è presenza di interessi in ballo è estremamente riduttivo. L'Eta in Spagna, ha potuto combattere per oltre 40anni e ha deposto le armi solo quando si è aperto uno spiraglio politico che le consentisse di avere una rappresentanza autonoma. Sono decine e decine gli esempi da poter citare e mai la risposta ad uno di questi può essere vista attraverso la prospettiva di un conflitto bellico. L'industria bellica è fonte di enormi guadagni, ed è la sola vincitrice in queste situazioni. Citare la crisi, mondiale, strutturale e vogliamo ricordare, indice dello sgretolamento di un sistema sociale ed economico che chiede a gran voce un'alternativa, è quanto mai inappropriato. Padre Alex Zanotelli ci ricorda un dato che non può essere ignorato; solo nel 2010 l'Italia ha speso per la difesa 27 miliardi di euro! Oltre 50 mila euro al minuto, 3 milioni all'ora e 76 milioni al giorno. Nei prossimi anni il governo ha deciso di spendere altri 17 miliardi di euro per acquistare 131 cacciabombardieri F 35. Bè, allora non siamo poi così tanto visionari!? Il ruolo delle Forze Armate può essere ripensato, nessuno vuol mostrarsi ostile, ma in un'ottica ben diversa da quella intesa oggi, e soprattutto visto che neppure i numeri sono confortanti a tal punto da giustificare uscite che somigliano molto di più a cannonate sparate sulla Croce Rossa...




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L’agonia è lunga, la morte è certa. All’orizzonte un governo tecnico guidato da Monti?

Monti governo Ancora un bluff, ancora un prolungamento di un'agonia che non lascia presagire nessuna via di uscita. Questa mattina il Capo dello Stato ha convocato i partiti della maggioranza. Il copione si ripete: "O noi o nuove elezioni", chiosa Bossi. Ma anche all'interno del Pdl c'è un "rumoroso" malcontento; il maxiemendamento non ha certamente dato risposte in alcun senso. La questione è politica e come tale va sciolta. Nella conferenza stampa indetta a Roma in via dell'Umiltà (ma guarda te che nome..!) Angelino Alfano ripete la lezioncina come un diligente soldatino: "Abbiamo i numeri e un programma, quello concordato nella lettera alla Bce, per finire la legislatura". Ma non può esimersi dall'ammettere che alcuni problemi sono stati posti da sei esponenti del suo partito che "chiedono al Premier un cambio di passo". Resta il fatto che Napolitano ancora una volta si mostra vigile ma non vuole mostrarsi determinante rimandando lo "scontro" all'Aula di Montecitorio. Viviamo in una sorta di incubo costellato da incertezza, o per dirla come Casini, "siamo in uno stato confusionale permanente". Dobbiamo aver chiaro che il maxiemendamento contiene tutto e nulla ed è stato solo un tentativo, riuscito, di prendere tempo. La sorpresa può esser dietro l'angolo con questo governo che vive da quando è nato di promesse mai mantenute. Lo stesso presidente della Camera auspica che si formi "una maggioranza per salvare quel po' che c'è ancora da salvare", ma con estrema lucidità rispedisce al mittente un “governicchio” del ribaltone. Malgrado sia realmente presente una situazione veramente confusa qualcosa si sta pur muovendo. Nell'impossibilità (o nella "non volontà) di assumersi la propria e piena responsabilità, le opposizioni hanno da tempo la loro carta da giocare. Il nome non è un segreto, e sarebbe quello di Mario Monti, Preside della Bocconi, ex Commissario e tanto altro. Insomma, l'immagine è quella di una sconfitta della politica e su questo non ci piove. Una politica che per mantenere i suoi privilegi e non arretrare è disposta a delegare alla freddezza dei numeri la giusta interpretazione che a questi occorrerebbe dare. Oltre al fatto che difficilmente un tecnico è solo tale, ci chiediamo quale fiducia potrebbe ancora avere il Cittadino in questo tipo di politica. Certo, qualcuno potrebbe dire che tutto sarebbe meglio di Berlusconi; ma siamo sicuri che non vi siano altre strade? Chi porta avanti gli interessi dei lavoratori, dei precari, dei ceti meno abbienti che sono i primi a pagare il costo di una crisi e di un debito definito "pubblico" ma creato da pochi? Monti sarebbe in grado di far quadrare i conti facendo pagare una tassa patrimoniale ai redditi più alti, a quel 10% delle famiglie italiane che detengono la vera ricchezza del Paese? Sarebbe capace di chiedere una drastica riduzione delle spese militari? Impedirebbe lo sgretolamento dell'Art. 18 dello statuto dei lavoratori? Oppure farebbe di tutto per eseguire il diktat perentoriamente indicato dalla Bce? In Grecia si stanno avvicinando a soluzioni drastiche e contrarie alle politiche economiche richieste dalla stessa Bce. Qualcuno si è chiesto se sia possibile estendere questa consultazione popolare in altri paesi europei; la risposta non può essere data da tecnici ma da politici. Una risposta che possa tener conto di un modello socio-economico che non regge più, che ha davanti a sé poco tempo. Per quanto tempo ancora si crede che la stessa Francia insieme alla Germania possano rimanere esenti dalle difficoltà che sono esplose nel resto dell'Europa? Siamo d'accordo con Fini, non crediamo nei "governicchio". Per questo pensiamo che solo la volontà popolare sia l'unica risorsa alla quale attingere. Forse è giunto il momento che anche la politica dimostri di saper fare un passo indietro, e questo può esser fatto solo ascoltando ciò che il Cittadino-Elettore ha da dire.




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La punta dell’iceberg è emersa. Affiora la grande paura di un vuoto da riempire con “larghe” intese!

Napolitano, ultima parola Il tappo è saltato. La nave Italia è alla deriva, anche se questo lo avevano capito anche i più sprovveduti. Stavolta la Finanza è servita a dare il "là" per una presa di posizione (ovviamente "suggerita") del Colle. Il presidente Napolitano si è spinto a dire che "verificherà larga condivisione". Berlusconi e il suo governo non sono più credibili e il mondo economico internazionale ne sta prendendo atto impietosamente. Possiamo paragonare il tutto ad una squadra di calcio che naviga nei bassifondi della classifica. Spesso l'allenatore viene allontanato ed al suo posto assunto uno nuovo. Altrettanto spesso, quest'ultimo non sortisce gli effetti desiderati, e la barca affonda egualmente. I buoi sono scappati, il danno viene da lontano ed oltretutto non è stato contenuto ma amplificato. Il nuovo "allenatore" (probabilmente) suggerito da Napolitano potrebbe essere rappresentato da un governo dove troverebbero posto elementi dell'attuale maggioranza ed altri dell'opposizione. Un pastrocchio. Una cosa che non è stata fatta prima per il solo fatto che nessuno di questi voleva cedere di un passo! In gioco c'è il futuro, i governi degli anni a venire, se non addirittura il destino di intere classi dirigenti. Prima riflessione: nessuna di queste componenti politiche ha i numeri per governare. Ipotetica risposta: lasciare una legge elettorale ingessata e rappresentata da un sistema Bipolare maggioritario (o forse sarebbe più giusto definirlo BIPARTITICO?) a favore del ritorno del Proporzionale o quanto meno di un sistema dove il contrappeso proporzionale abbia la sua giusta incidenza, non sarebbe una possibilità sulla quale pensar bene? Abbiamo criticato per anni la Prima Repubblica per poi fare peggio! Non è un modo per rimpiangerla ma che almeno si facciano quei passi indietro necessari per non far sprofondare del tutto la Nostra attuale Repubblica. Pd e Pdl cercano di fare di tutto per garantirsi un posto al sole anche per il futuro, e questo aumenta la rabbia dei Cittadini.
Non si può non essere d'accordo (Angeletti, ndr) con chi ha detto durante la trasmissione Porta a Porta, che la parola deve ora passare al Popolo. Un governo di garanzie?? Ma di quali garanzie si parla? Forse di qualcosa che favorisca ancora inciuci e accordicchi che permettano da una parte l'applicazione del diktat europeo e dall'altra l'autoconservazione della casta?? No Signori! Il Popolo italiano è stanco sia dell'una che dell'altra. Sono tre le domande che continuano ad angosciare: 1) Chi ha generato quello che chiamano debito pubblico?? (non certo il Cittadino e neppure i lavoratori!) 2) Quale ruolo ha la Bce per imporre metodi di risoluzione e percorsi interni ai paesi dell'Unione Europea?? 3) Perché non lasciamo che sia il Cittadino-Elettore a decidere quali potrebbero essere gli strumenti da mettere in campo per una corretta gestione del futuro?? L'ennesimo suicidio si sta per compiere. Si pretenderebbe che Pdl e Pd governassero assieme, con la partecipazione di Terzo Polo e Forze sociali. Si vorrebbe forse trasformare la Repubblica Italiana in un agglomerato anarchico dove la coperta verrebbe tirata da più parti finendo per cercare la quadratura del cerchio sulla sopravvivenza di una classe dirigente che ha dimostrato una netta e insindacabile insufficienza?? Staccare la spina a questo governo è sicuramente la priorità doverosa quanto irrinunciabile, ma pensare che le forze politiche che l'hanno sostenuto e foraggiato possano ancora partecipare al "massacro", ci sembrerebbe davvero l'ennesima beffa per il Popolo italiano.
In God We trust.



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“Effetto Renzi”: dopo Berlusconi è sconsigliabile sottovalutare qualcuno. Meglio però riflettere sul contenuto!

Il l sindaco di Firenze Matteo Renzi  prima dell'inizio della  convention dei rottamatori 'Big Bang' che si e'  aperta  stasera alla stazione  Leopolda di Firenze.   oggi 28  Ottobre 2011    ANSA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI Dispiace dirlo, ma Berlusconi ha ormai fatto scuola a tutti. L'allievo più in voga del momento è tal Matteo Renzi, sindaco di Firenze, collocazione politica Pd. Bastano queste scarne parole per definire l'anchorman del momento? Assolutamente no. Bisognerebbe ripercorrere anni di storia politica italiana per capire l'origine del "personaggio Renzi". Sono d'accordo con chi afferma che "non si può liquidare come un pallone gonfiato", ma bensì come il prodotto finale dello sfaldamento di un partito storico come il PCI, dei suoi cambiamenti attraverso le varie sigle fino all'attuale PD, delle sue contraddizioni, di tutto ciò che sta accompagnando una sorta di "liberismo democratico" che vuole fare piazza pulita della vecchia classe dirigente per prenderne il posto e appropriarsi degli stessi benefici, oltretutto attraverso le stesse furbizie! Figlio "adottivo", seppur proveniente da sponda diversa, di quel Veltroni che già da tempo ha messo in soffitta il termine sinistra consegnando l'Italia a Berlusconi senza colpo ferire. Il sindaco di Firenze è ovviamente la classica "faccia tosta" che sa cogliere il momento propizio per trovare il pertugio; uno spazio temporale in cui sta avvenendo l'implosione di un PD che è ormai presente a livello amministrativo ma altrettanto assente e privo di idee (nonché svuotato di persone e contenuti) in quello politico. L'analisi che andrebbe fatta non dovrebbe riguardare la persona Renzi, quanto ripetiamo, la storia di questo partito. Si sta strumentalizzando come sempre termini e parole in modo che possano poi tornare utili, magari ad uso e consumo di qualcuno. Fin dalla notte dei tempi si agita la bandiera dell'avanti "giovani" al fine di usarli come "utili idioti". Questa volta il buon Matteo da Firenze ha pensato bene di usare a suo vantaggio una medicina che può consentirgli di ripagare i "soliti marpioni" che finora gli sono stati vicino e gli hanno addirittura consentito di aprirsi un percorso che altrimenti sarebbe stato ben difficile da individuare da solo. In realtà siamo fermi alle solite metodiche. Si spera nel Messia tralasciando quella che dovrebbe invece essere l'aspetto prioritario che non può non essere rappresentato dalla proposta politica. Bene, se quindi riusciamo a fermarci su questa affermare che ci cadono le braccia e qualcos'altro non è assolutamente fuori luogo! Non ci sembra di aver sentito Renzi parlare di quel "lavoro che non c'è, ma di flessibilità" per quel poco che esiste; non abbiamo ascoltato il sindaco fiorentino opporsi alla libertà di licenziamento che vorrebbe mandare in esilio l'Art.18, così come invece abbiamo notato la sua inclinazione (o vocazione?) a sviluppare la politica delle "liberalizzazioni" che finora non sembrano aver sortito efficaci risultati! Questo dovrebbe dunque rappresentare il "nuovo"?? Non è importante né ci deve interessare schierarci a favore di questo o quello, quanto semmai puntualizzare il fatto che la parola giovane ci piace quando è accompagnata da competenza, volontà e onestà d'intenti. Cosa vuol dire "riformare la politica e le istituzioni"? Così genericamente poco o nulla. "Far quadrare i conti per rilanciare la crescita"? Ci chiediamo in che modo, visto che anche Draghi e Trichet vogliono la stessa cosa! Non abbiamo riscontrato tracce di un'analisi attenta sulla dissoluzione in atto di un sistema socio-economico ormai al capolinea, che necessita di un'alternativa che ponga fine ad un sistema capitalistico che un micidiale liberismo selvaggio sta portando verso una fine ancora più veloce. Parlare genericamente di argomenti che bene o male in molti trattano, non basta a qualificare un politico o un'aspirante leader! Sono le proposte attuative che se portate in dote potrebbero fare la differenza. Sinceramente non ci interessa valutare se Bersani possa esser meglio di Renzi o magari di Zingarelli o altri... La trappola in cui non dobbiamo cadere è quella di restare abbagliati dall'abilità comunicativa di chi gioca molto su quelle caratteristiche che fanno "audience". Rendiamo atto a Renzi di aver scelto bene il tempo, anche perché favorito dalla consapevolezza di trovarsi in un partito che già dai tempi di Fassiniana memoria gridava ai quattro venti il celebre slogan "cambiare per non morire"! Ma è sufficiente tutto questo? Per chi crede fermamente che il "nuovo" sia rappresentato dalle idee e dai metodi attraverso i quali si riesce a metterle in campo in modo da disegnare il profilo globale della Società che vogliamo, la risposta a questa domanda non può che essere negativa. Con altrettanto dispiacere siamo dell'opinione che sotto i riflettori si rifletta poco e male. Nella spettacolare "convention" del sindaco di Firenze non ci sembra sinceramente di aver notato né sorprese degne di nota né grosse novità. Ad aggravare la questione c'è il fatto che non abbiamo notato neppure molte differenze tra chi ormai ci tedia da anni attraverso inciuci e mezzucci. Il "nuovo"? Proviamo a cercarlo attraverso la partecipazione attiva delle Persone; il resto ha solo il sapore di una minestra riscaldata.

Licenziamenti facili: sindacati e opposizione rispediscono al mittente la proposta del governo. Siamo al bivio!

art.18 La miglior definizione è stata quella di Susanna Camusso che ha definito la "proposta" in materia di licenziamenti facili fatta dal governo in sede Europea, come "Una misura da incubo!" Lo stesso Epifani, solitamente cauto, non lesina parole quali "Altro che indignados". In effetti, se Berlusconi e soci volevano sortire un effetto di una certa portata ci sono riusciti. Crediamo però che il prezzo non sia stato ben calcolato, vista la dura reazione da parte delle forze sociali e politiche dell'opposizione. Un prezzo che viene amplificato ancora di più nel far ritrovare una certa compattezza, almeno nel giudizio, del fronte sindacale. La gravità del momento è stata subito sintetizzata dal leader della Cisl Raffaele Bonanni che senza mezzi termini ha definito la proposta governativa come "un’istigazione alla rivolta, una provocazione". L'organizzazione che fino ad oggi è stata la "meno lontana" dal governo, preannuncia "battaglia e sciopero" nel caso non si corra ai ripari. La posizione di Sacconi è tale da far veramente pensare ad una chiara volontà di far saltare il tappo. Si permette persino di parlare di creazione di opportunità; ma le sue sarcastiche affermazioni non nascondono il dato di fatto ineludibile che i destinatari di questi "benefici" non saranno ovviamente i lavoratori ma bensì gli imprenditori. Ancora una volta si assiste ad un governo che rema in una sola direzione, badando bene a portarsi dietro il consenso del mondo imprenditoriale, non mostrandosi garantista o imparziale quanto semmai palesando al contrario la volontà di non ricostruire una coesione sociale che da tempo è ormai un ricordo lontano. Sacconi parla contraddicendosi; da una parte promette tavoli di confronto e dall'altra aggiunge che i "NO non fanno né crescita né occupazione"! La mente corre ancora al movimento (da taluni criticato..) degli "indignati". Ci chiediamo quale sia il margine di confronto, quali le prospettive in cui poter inserire aggiustamenti o correttivi offerti da parti sociali e partiti. La risposta è negativa, il futuro in questo senso è davvero grigio e poco incoraggiante. Bersani parla di "inaccettabili minacce di entrare a piè pari sul mercato del lavoro", e non potrebbe essere altrimenti. Ancora una volta sentiamo il dovere di chiederci se la politica dell'opposizione stia facendo di tutto per porre fine a questa serie ricorrente di incubi; cosa che potrebbe fare mandando a casa questo governo che ci porterà nell'abisso. Le parole di Cesare Damiano, di Bersani, dello stesso Di Pietro, sono giuste e condivisibili, ma si limitano solo a giudizi. Nessuno di Questi ha forse ben compreso che la priorità delle priorità è la caduta di questo governo! Il Terzo Polo mostra sprazzi di decisionismo caratteriale soprattutto nel Fli di Fini, ma non negli altri partiti. La scuola democristiana ben rappresentata da Casini, ben si adegua al momento, definendo negativo l'atteggiamento di un governo che non è "più in grado di assumere alcuna decisione" ma dichiarandosi "sereno" (?) per la crescita di una consapevolezza politica a livello parlamentare. Il chiaro intento del buon Pierferdinando è quello di arrivare alla costituzione di un governo di responsabilità nazionale. Ma di che tipo? Sa bene che sarebbe una sorta di unità zoppa, portata avanti da una coalizione dove il solo assente sarebbe la persona di Silvio Berlusconi; in sostanza vorrebbe il Pdl senza Berlusconi (così farebbe contenta la Marcegaglia) ed un Centro riunito intorno alla stessa Udc. Fuori la Lega e la sinistra. E il Pd? Rimarrebbe stretto in una morsa inaccettabile, diventerebbe poco credibile nell'ambito della sinistra e sicuramente si indebolirebbe. Grande Casini! Come possiamo notare, invece di correre ai ripari verso una manovra incredibile, letale e volta a colpire i lavoratori, l'opposizione parla, parla, e poi continua a giocare alla battaglia navale..! Eppure l'immagine vera è quella di un governo che somiglia sempre di più ad un pugile suonato, vacillante, che ricorre a tutto il suo mestiere per indebolire l'avversario portando colpi che raggiungono bersagli importanti quali stato sociale, mondo del lavoro e lavoratori. Basterebbe veramente poco, con questo scenario, per sferrare il colpo finale e mandarlo al tappeto. C'è un solo piccolo problema: nessuno è disposto a farlo senza rinunciare a qualcosa, soprattutto in vista di scenari futuri.
Avanti così, dunque!



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Tragicommedia all’italiana. Le pensioni non si toccano, o forse qualcosa sì. Per la giornata di oggi è tutto!

B.- Pinocchio I bambini sono molte volte più perspicaci e intelligenti, lo avrebbero capito. Le sole novità che possiamo aspettarci da questo governo sono trappole in cui far cadere la popolazione. Se Berlusconi festeggia il tapiro d'oro dopo i milioni di copie vendute con "portiamo il peso dell'eredità dei precedenti governi", il Cittadino italiano è veramente stufo di assistere a inciuci, accordicchi, legiferazioni basate su escamotage, postille e quant'altro. Berlusconi ha incerottato il governo strappando il sì della Lega. Ma è così in realtà? Se guardiamo la scellerata richiesta del “gruppo tecnocratico” europeo che si arroga il diritto a regolare la vita dei Cittadini membri dei singoli Stati dell’Ue, ciò che il Premier porterà con sé a Bruxelles è carta straccia! L'accordo che il Pdl "vende" come tale non apporta sostanziali modifiche allo stato di cose attuali in materia di previdenza e sarebbe comunque applicabile solo negli anni a venire. In poche parole non ci sono state decisioni ufficiali né cambiamenti sostanziali che prevedano qualcosa di certo. La Lega non accetta l'innalzamento a 67 anni di età e il Pdl "spulcia" tutti i possibili cavilli per giocare a ribasso offrendo a Bossi e compagnia qualcosa di "soddisfacente". Si parla addirittura di metter mano alle pensioni di reversibilità, oppure di avventurarsi nella caccia delle "baby pensioni", con l'arduo compito di intervenire sui diritti acquisiti. Insomma, per quanto ci riguarda direttamente, o meglio, per quanto riguarda la risposta da dare all'ennesimo cialtronesco diktat dei tecnocrati europei al servizio di Francia e Germania (tra i quali non dimentichiamo c'è pure un certo Draghi!) non ci sarà, salvo sorprese dell'ultim'ora, il sì all'innalzamento immediato dell'età pensionabile a 67 anni. Quest'ultima eventualità è presumibilmente avviata ad entrare progressivamente in vigore a partire dal 2014 fino al 2026. La demagogica politica leghista punta l'indice sulle pensioni d'invalidità, che a quanto sembra sono, almeno nel sud, stimate in numero quattro volte più grande rispetto alla Germania. Ma allora perché non puntare su una vera politica fiscale che garantisca serietà e rigidità, iniziando a stabilire criteri più equi e giusti, nonché convogliando l'attenzione sui grossi redditi? Il riferimento ad una vera patrimoniale è chiaro, e non si parla di quella "patrimonialetta" che vorrebbe la cassiera degli imprenditori, tale Emma Marcegaglia, quanto una vera tassazione degli altissimi redditi che portano il 10% delle famiglie italiane a detenere il circa 44% della ricchezza! Come ormai ben sappiamo, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, ed è per questo che prima o poi il Cittadino chiederà lumi su questa situazione che è diventata senza via d'uscita. Il Nostro beneamato Premier si appresta quindi, letterina alla mano, a recarsi nuovamente a Bruxelles; si mostra come sempre apparentemente spavaldo, ma è ben conscio dell'altissima probabilità di essere nuovamente preso a schiaffi dalla troika economica europea. Si rimanda ancora una volta al buonsenso (di cui non si vede traccia!) della politica nostrana. Bossi tiene il punto sul fatto di non voler accettare governi tecnici ma i soli a seguirlo in questa convinzione sono i partiti della sinistra. Il coraggio è merce rara e nessuno continua a voler correre rischi per non perdere gli attuali vantaggi. Sembra quasi del tutto sparita la speranza dell'intervento Istituzionale, dal quale poi non si riceverebbe probabilmente altro che l'indicazione di un governo di transizione. Immaginate il caos e le infinite discussioni sul da farsi, sulle convenienze di parte e altro? Suvvia, siamo seri almeno per una volta, e cerchiamo di non peggiorare quella bassissima credibilità che ormai ci segue in ogni parte del mondo. Anche questo deriva dall'eredità proveniente dai governi del passato? Dopo quasi 20anni di Berlusconismo ci sembra davvero improbabile!