La politica latita, Confindustria all’attacco del governo Berlusconi ormai in crisi conclamata

Emma Marcegaglia Chi aveva dubbi è stato accontentato. Berlusconi è nel mirino di tutti (giustamente) ma chi spera che ogni cosa torni al suo posto con la dipartita di Berlusconi, forse dovrebbe riflettere bene. Un filo sottile lega il manifesto "per salvare l'Italia", reso pubblico da Confindustria oggi, e la critica che già si intuiva sulle colonne del Corriere di ieri riguardo alla non completa se non addirittura "non efficiente" applicazione dei "suggerimenti" della Bce, da parte del Premier italiano.

Spunta la lettera della Bce, ma la sostanza di una politica fallimentare non cambia.

Vertici Bce La "lettera" esiste veramente. Parliamo della fantomatica missiva che il vertice della Bce avrebbe inviato al Nostro governo nei primi giorni di agosto. Dopo la pubblicazione del suo contenuto da parte del Corriere della Sera che ne è venuto in possesso, non possono che nascere spontanee domande e riflessioni serie e maggiormente articolate. In Questa, si parla di quello che poi sarebbe stato proposto e applicato dal governo Berlusconi.

Obama spaventato dall’Europa: cronaca di una miopia che non sorprende più!

Obama - Linkedin.mod Non si può che essere d'accordo con Obama quando afferma che l'Europa non ha reagito (o meglio, lo ha fatto seguendo la logica del profitto a vantaggio esclusivo di una casta ristretta che tiene le fila del destino economico Continentale da anni) con la dovuta velocità alla crisi del 2007.
Corre l’obbligo però, di sottolineare come l’essere d'accordo su questo passaggio non significhi il fatto di poter replicare con altrettanta risolutezza alla sfrontatezza con cui il solerte (adesso!) presidente degli Stati Uniti cerca di vendere un prodotto in modo da arrivare alla riconferma del mandato presidenziale.
Barack Obama sembra dimenticare il ruolo determinante, attivo e probabilmente primordiale che gli stessi States hanno avuto nell'accelerazione dello sgretolamento di un “sistema” arrivato al culmine della sua parabola discendente. Vogliamo ricordare al presidente Obama la sconsiderata politica economica che ha permesso la prima crisi dei “subprime” sottolineando come siano state le prime avvisaglie della "mondialità" e del carattere strutturale di quella che negli anni si è trasformata in una tragedia socio-economica. In realtà crediamo che anche Lui sia cosciente del fatto che da questa crisi si uscirà probabilmente con le ossa più che rotte, e che uscirne con i soliti strumenti significa creare nuove disuguaglianze, fare nuove "vittime" e produrre nuovo sfruttamento, umano e sociale. Se da questa crisi riusciremo ad uscire potremo solo sperare nella presa di coscienza del fatto che occorrano politiche alternative, tali da non riproporre gli strumenti che l'hanno determinata. Non essendo "geneticamente" d'accordo sul fatto di cambiare indirizzo, né tanto meno di modificare un modello socio-economico che è da tempo improntato sul liberismo selvaggio, il presidente Obama si guarda intorno alla ricerca di qualcuno che possa scontare la pena al posto del grande paese del quale si trova alla guida. Perché tacere e non chiamare le cose con il loro nome? Da che mondo è mondo l'America ha cercato di risolvere le lacune che di volta in volta si creavano al proprio interno attraverso l'uso ambiguo della partecipazione a conflitti bellici (quasi sempre evitabili), sviluppando e incrementando l'attività delle industrie produttrici di armi, senza mai aver messo in conto un cambiamento che coniugasse la tanto sbandierata parola "libertà" a quella più realistica e improntata sulle opportunità sociali diffuse e accessibili ai più. Le parole scorrono veloci quando a pronunciarle è lo stesso presidente Americano, che coglie l'occasione della sua presenza come ospite al dibattito sul tema dell'occupazione organizzato da Linkedin, il social network che si rivolge prevalentemente ai professionisti: "L'Europa sta affrontando la crisi del debito pubblico ma non sta agendo abbastanza velocemente per risolvere il problema".
Già, debito pubblico… Si è mai chiesto Obama, chi e come si è formato questo debito pubblico? Oppure, ha mai pensato al motivo per il quale viene chiesto ai più deboli, ai ceti meno abbienti e soprattutto ai lavoratori dipendenti, di pagare questo debito al posto di chi in realtà l'ha causato?
Se la crisi è mondiale, non possiamo che confrontarci con queste problematiche. Scaricare le responsabilità su altri come spesso (per non dir sempre) è avvenuto, non è più proponibile. Così come chiedere che a pagare il frutto di questa crisi siano sempre ed ancora gli stessi. Lo hanno compreso gli "Indignados" in Spagna e molti altri movimenti popolari che si stanno sviluppando ovunque. Già molto tempo fa, da Porto Allegre partì un segnale che nessuno ha mai voluto ascoltare, quanto piuttosto avversare. Gli effetti nefasti di un processo globalizzante ha determinato una forte accelerazione alla dissoluzione di un intero sistema economico-sociale. Quello stesso sistema che da secoli produce ricchezza attraverso lo sfruttamento e la crescita del profitto a discapito dell'aumento di una crescente fascia di povertà. Crediamo che siano in pochi a meravigliarsi delle paure del Presidente Obama, al quale potrebbe venir risposto che non è la sola Europa che spaventa il mondo quanto l'ostinatezza e l'avidità di coloro i quali fanno di tutto per mantenere una situazione di privilegio di cui fanno, e continueranno a fare le spese, i più deboli; non a caso definiti ormai con il termine di "soliti noti".



Pubblicato su Dazebao.NEWS.it

Niente di nuovo sul “fronte” italiano. Ma gli “indignati” si preparano!

Da sinistra: il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, il consigliere regionale del Carroccio Renzo Bossi, il leader della Lega Nord Umberto Bossi, il senatore della Lega Fabio Rizzi ed il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, posano per una foto al termine del confronto, oggi 08 agosto 2011 a Gemonio (Varese).
ANSA/STEFANO PORTA Il copione non cambia di una virgola. Berlusconi non va in Aula, Bossi tratta da "somari" coloro i quali espongono il tricolore, e il Pd si rifugia nei seminari per trovare l'ispirazione politica che gli consenta una spallata decisiva per "buttar" giù questo governo. Come dire: "Niente di nuovo sul fronte italiano!" In verità c'è molta carne al fuoco ma è una lotta impietosa contro il tempo, anche se nessuno sembra volerlo capire. Probabilmente tutti sanno perfettamente ciò che accade ma altrettanto bene continuano a gestire la situazione in modo che niente cambi di una virgola. Tremonti e Berlusconi hanno in questo momento il destino simile se non proprio uguale. Entrambe sono "tenuti in vita" dalla scaltra e cinica politica di Bossi e della sua Lega. Lo spavaldo Senatur continua ad esibirsi e fare proclami ma è il primo a sapere che non farà nulla di quello che annuncia fino a quando avrà la possibilità di foraggiare il suo partito stando al governo.
Se questo cade la Lega scompare risucchiata nel vortice di contraddizioni e danni che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare l'azione governativa. Questa volta sarebbero gli stessi ceti meno abbienti sui quali aveva fatto presa togliendo voti e consensi persino alla sinistra, a chiedergli spiegazioni alle quali non avrebbe risposta da dare. Il populismo gridato è ormai alla fine ed allora meglio rimanere in plancia di comando più che si può! Il referendum per l'abrogazione della legge elettorale in vigore ha già raggiunto un numero considerevole di firme e tutto lascia da pensare che sarà la prossima scadenza alla quale saranno chiamati ad esprimersi i Cittadini italiani. Ecco spiegato l'annunciato quanto lento dispiegamento di forze di un Pd che sembra quasi non aver fretta. Il maggior partito dell'opposizione pensa a ritrovarsi in un appuntamento seminariale sulla Socialdemocrazia quando ogni giorno il nostro governo, soprattutto grazie a Berlusconi ed al suo principale socio & alleato che lancia strali dalla “sua” Padania, offrono spunti e materiale per un lavoro che non lascia dubbi alla strategia politica che dovrebbe esser portata avanti. Non esistono più regole tanto che lo stesso Berlusconi si permette pure di affermare che si trova in uno Stato di polizia! Di quale stato parli non è dato sapere, Lui che ne dovrebbe invece rispondere per primo in qualità di Presidente del Consiglio. Il dito medio di Bossi, un Ministro della stessa Repubblica (Brunetta) tranquillamente etichettato come "pirla", il Premier che se ne frega della magistratura e non si presenta ai processi né tanto meno si mette a disposizione degli Organismi deputati alle indagini, colpi di decreti dai contorni sorprendenti e allucinanti (futura e probabile abolizione dei certificati antimafia) altro ormai non sono che note di cronaca. In questa cornice depressiva, somigliante ad una fase distimica tendente al netto ribasso, l'opposizione pensa a studiare?!
Malgrado questo c'è anche un'Italia che non si arrende; è l'Italia dello stato di diritto, del Cittadino che sta organizzando la propria "indignazione" che sfocerà nella più che probabile manifestazione di piazza del 15 ottobre a Roma. Gli indignati crescono, sono sempre più numerosi, scoprono di avere troppe cose in comune e altrettante da rivendicare. Sono i tanti Cittadini precari, disoccupati, sfruttati, dilaniati dai provvedimenti che alla fine colpiscono sempre loro tanto da spingerli, sulla spinta del movimento che ha preso origine in Spagna, a "indignarsi" apertamente anche nel Nostro paese. La situazione non è delle più incoraggiati; non si può essere entusiasti, neppure quando si assiste alla costruzione di una protesta ampia e diffusa: è il chiaro segno della disperazione che si respira, della delusione, scontentezza, delle nubi che avvolgono il futuro di milioni di Persone. Forse anche Berlusconi e Bossi non sono altro che la punta di un iceberg che indica quanto siano gravi le condizioni cliniche di un sistema sociale ed economico che ha mostrato tutti i suoi limiti tanto da spingerci alla diagnosi di malattia in fase terminale.

Tutti contro tutti. La maggioranza salva Milanese e se stessa, ma l’opposizione non è ancora decisiva.

popolo viola L'incoerenza e l'affabulazione regnano sovrane. Chi pensava di risolvere ogni cosa puntando l'indice sul solo Berlusconi ha ricevuto una precisa risposta. In molti si aspettavano oggi qualche segnale di novità che puntualmente non è arrivato. Più volte abbiamo ripetuto che la politica dell'opposizione deve ritrovarsi in un fronte compatto e numericamente all'altezza, altrimenti si chiude la partita e questo governo finirà il proprio naturale mandato combinando altri disastri. 

La politica della speranza non paga. L’opposizione parla troppo senza concretizzare nulla.

Bersani- Di Pietro Se continuiamo di questo passo solo a Berlusconi rimarrà la licenza di "uccidere" se stesso. Gli orticelli vengono prima dell'interesse pubblico e di questo ci viene data prova ogni giorno. Casini, che si esprime sovente in tandem con le esternazioni di Marcegaglia-Confindustria, tenta di attribuirsi più importanza e "numeri" di quanti possa avere. Afferma di "non voler fare la crocerossina di questo governo". Bene, allora agisca!

Il garantismo resti sovrano ma qualcuno fermi il declino impietoso di un uomo che vuole persino sfidare la storia.

berlusconi in un processo La realtà parla da sola e riporta un dato ineludibile rappresentato dal fatto che qualcosa di buono questa crisi l'ha pur fatto: è riuscita a rendere evidenti le mancanze di un governo, quello italiano, e del suo Capo, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La cronaca è minuziosa nella ricostruzione di quello che per anni è stato un modo di gestire gli affari personali intrecciandoli con quelli del ruolo pubblico. Neppure la stampa ha guadagnato in tutto questo.

Tuoni e fulmini dal Monviso: Bossi parla di alternativa e le camicie verdi gridano alla secessione

Bossi-monviso Strano, inconsueto e sicuramente allarmante! Dopo aver dato l'imprimatur ad una manovra della quale questo giornale ha molto parlato denunciandone gli effetti nefasti, ecco partire i cruiser sparati niente meno che dalla festa leghista sul Monviso. A lanciare l'attacco è lo stesso Senatur: "Milioni di persone aspettano solo che succeda qualcosa, un lampo, per mettersi in cammino". 
Il clima era quello "adatto", tanto che non hanno tardato a farsi sentire i cori con le fatidiche parole "secessione, secessione". Il difficoltoso intercalare del leader del Carroccio non ha impedito che la forza d'urto sul tema a Lui tanto caro si placasse: "Anche durante il giro della Padania abbiamo visto che certi passi vanno fatti in favore della storia, altrimenti c'è soltanto il caos". Quello che continuiamo a non capire è l'attacco che indirettamente (più o meno) la stessa Lega lancia all'operato del governo al quale non ha negato un contributo sostanzioso, anzi... Sembra quasi che il buon Bossi abbia dimenticato di far parte della stessa maggioranza che ha partorito questa scellerata manovra, e che prima ancora ha portato il paese sull'orlo di una "profonda crisi di nervi". Dov’era il “mitico” Senatur in questi anni? Quale politica ha portato avanti la Lega durante tutto questo arco di tempo? Le domande sembrano non sortire risposta, almeno non sul Monviso dove echeggiano ancora le saette dello stesso Bossi: "Come andava, che sarebbe finita male lo sapevamo: dopo la crisi il Nord non potrà permettersi più di continuare a mantenere tutto il Paese e l'assistenzialismo del Sud che garantisce a Roma di essere capitale. Conclude poi dicendo ai suoi attenti ascoltatori che "Ci aspetta un anno positivo, un anno in cui la Padania va a disegnarsi con grande determinazione. Noi siamo buoni ed educati, lo avete visto anche durante il giro della Padania, qualcuno lo voleva fermare ma in quell'occasione occorreva stare con i nervi saldi e per fortuna che c'è mio figlio Renzo che ha tenuto i nervi calmi, se c'ero io forse poteva andare un po’ diversamente". Probabilmente un modo per evidenziare il ruolo emergente del figlio, visto che le quotazioni di Maroni non fanno cenno a calare. 
C'è veramente poi molto da capire? In realtà ci sembra più che evidente la contraddizione in cui la Lega è caduta. Ma come dicono a Napoli, "qua nessuno è fesso". Il leader della Lega è un uomo accorto, e sa benissimo che le quotazioni del centrodestra e di Berlusconi in primis, sono in caduta libera. Meglio quindi fare due conti sulla futura tornata elettorale dove, a quanto sembra, le probabilità di un'affermazione dello stesso schieramento politico che ha governato l'Italia in questi ultimi anni, risulta alquanto improbabile.
Come sono lontani i tempi in cui si sentiva ripetere lo slogan "Roma ladrona!". Eppure se Berlusconi ha potuto resistere a tutto, compreso le sue "vicissitudini" personali, può ringraziare proprio il partito di Bossi. Ecco che dall'ampolla magica del Senatur escono tuoni e saette verso ciò che attraverso decreti e fiducie varie non si potrà più ottenere. Il problema è comunque serio. Sottovalutare l'attacco all'unità del Nostro paese sarebbe miope. Attualmente è in grado di dire ciò che vuole e sa benissimo di poter tentare un salto nel vuoto con il paracadute Berlusconiano. Ciò moltiplica il livello di pericolosità della politica portata avanti con un fraseggio ed un modo di fare che in altro contesto sarebbe sicuramente "verificabile". Sarebbe interessante poi valutare attraverso stime e dati le affermazioni sui contenuti fatti dallo stesso Bossi. Il sud è una ricchezza per il Paese e non una zavorra; senza l'apporto anche indiretto del Nostro sud tanti meccanismi economici non funzionerebbero neppure al nord. La favola del settentrione come traino economico e volano di sviluppo dell'intera nazione è ormai diventato poco credibile. Si dimostri con i fatti se è possibile, e non con proclami. Fermo restando che l'Italia ha conosciuto vittime e lotte storiche per diventare un Paese unito, e tale vuole rimanere.

Intercettazioni: è di nuovo bufera su Berlusconi. Ancora una volta rinviato a giudizio!

Unipol Occorre fare una doverosa premessa sul fatto di rivolgere spesso e volentieri l'attenzione al "personaggio" Berlusconi, o semplicemente "B.", come è solito chiamarlo il buon Travaglio. Il problema è semmai opposto e costituito dall'egemonia informativa e mediatica che Lui stesso ha creato. Risulta così assai noioso dover parlare ogni giorno del "solito" argomento; ma come potrebbe non esser così quando tutto o quasi deriva da questo?

La solita favola del perseguitato: Berlusconi a Bruxelles per difendere l’Italia dalla sinistra

Berlusconi e VanRompuy Anche volendo, risulta impossibile non occuparsi di Berlusconi. Il Nostro eroe si è recato in trasferta europea per salvaguardare l'Italia dall'ambiguità delle opposizioni che, come Lui stesso afferma, "criticano la manovra per rovinare l'immagine del presidente del Consiglio". Nessun legame con i suoi "affari giudiziari" quindi, ma solo per "convincere l'Europa" della genuinità della politica governativa italiana che non fa altro che difendersi da questa "solita" sinistra.

Mentre il gioco ristagna a centrocampo, Berlusconi se la ride e va avanti.

Terzo polo Hanno provato a fermarli con i numeri, supportati dalla "ragione" ma senza esito. I motivi per i quali questa manovra è ritenuta dall'opposizione come inutile e dannosa sono stati più volte dibattuti ed elencati. Ed ecco che l'opposizione parlamentare ci riprova. Desta solo preoccupazione l'indecisione, il tatticismo che mira soltanto a valutare se e come la "torta politica" possa essere spartita in caso (improbabile) di nuove elezioni.

Obama investe, Napolitano spera. In cosa..?

Napolitano a Rimini Cresce lo sconforto quando si assiste all'incredibile altalena di messaggi che provengono dal mondo della politica istituzionale. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riporta l'apprezzamento dell'Europa; di quale Europa non è dato sapere se non supporre. Forse quella di Trichet e Draghi, o meglio di Draghi e Trichet? O forse di quel gruppo di alti burocrati che non sanno neppure cosa siano i sacrifici del lavoro. Non sarebbe male fare rispettosamente presente al Presidente Napolitano il fatto che, la necessità di operare una manovra economica, non è mai stato oggetto di dubbi o contese quanto semmai le misure che in questa erano e sono contenute. Obama dagli States ci mette a conoscenza del suo piano da 450 miliardi di dollari per rimettere in moto l'economia Americana ponendosi come obbiettivo quello di aiutare la ripresa e la nuova occupazione per milioni di famiglie americane. Ahimè, non così avviene nel Nostro paese, dove invece si mette a conoscenza le famiglie italiane dei sacrifici che dovranno ancora una volta fare senza nulla ricevere in cambio! Quando si parla di manovra necessaria e urgente, enfatizzando i toni con la sottolineatura del plauso di Trichet, non si può che rimanere sconcertati. Peggio ancora quando questa manovra, che potrebbe ricevere apporti correttivi nel proseguo del suo iter Parlamentare, viene "rinforzata" da una "sottolineatura importante". Sotto quali auspici si svolgerà la discussione alla Camera? Sembra che a nessuno interessi sapere cosa comporta per gli Italiani questo percorso. Come se non contasse nulla il fatto che i tanto scontati tagli alla "casta" politica sono stati in realtà dimezzati, così come non si è ridotta una lira dalle spese militari, che la vera lotta all'evasione fiscale non sarà mai messa in pratica da questo governo e che nessuna tassa patrimoniale (non almeno quella che potrebbe avere una rilevanza sul bilancio nazionale) verrà presa in considerazione. Napolitano ha visitato la Sicilia fermandosi in Atenei e Ville governative ma forse sarebbe meglio che ascoltasse il pianto dei disoccupati delle Acciaierie Lucchini di Piombino, o la rabbia dei Portuali livornesi, o quella dei metalmeccanici della componentistica toscana. Sarebbe interessante ascoltare quello che direbbe a questi lavoratori, spesso precari e cassintegrati, sull'iter che sta portando alla demolizione dello Statuto dei lavoratori attraverso la passionale guerra personale portata avanti dal Crociato Sacconi attraverso il suo articolo 8. E' questo di cui sono soddisfatti Trichet e Draghi? Perché è di queste cose che il Popolo italiano ha voluto discutere scioperando, gridando e voltando le spalle alle regole finora perbenisticamente condivise. Un Popolo che ha ben capito che sarà ancora Lui a pagare per tutti; redditi bassi e lavoratori dipendenti, stop! Meglio essere precisi anche rischiando di annoiare: questa manovra ha difeso le rendite di posizione, i redditi dei ricchi, guardandosi bene dallo sfiorare quell'idea trasversale che incontrava anche l'approvazione di grossi imprenditori quali Montezemolo, De Benedetti, Profumo ed altri, sull'imposizione di una tassa patrimoniale che attingesse ai "super-redditi". Si invoca la coesione sociale quando la stessa è andata via da tempo? "Pagate perché qualcuno ha sbagliato per voi...". Si parla e riparla di crisi mondiale come se fosse nata dall'oggi al domani, come se la globalizzazione dei mercati non fosse mai esistita, come se sfruttamento e capitale viaggiassero sulla stessa carrozza. Il presidente della Repubblica, in visita a Palermo, non manca di sottolineare la necessità di una crescita economica del paese. Ma in quali condizioni pensa di trovarsi? Lo definisce un tema "stringente e drammatico", e ci è impossibile davvero dargli torto. Non si può tuttavia ignorare che una distinzione tra "comportamenti che lo stesso Presidente definisce "di ostacolo" per una ripresa anche "sociale e civile" non possono essere distribuiti senza attribuirne una paternità. Né soluzioni né tanto meno suggerimenti possono venire dalle colonne di un giornale, ma da queste può levarsi la testimonianza del sentire diffuso delle Persone, e non è poco. Quando il mondo del lavoro incrocia le braccia e le notizie di stampa non fanno altro che riportare notizie di indagini, procedimenti e inquisizioni a carico di un Premier, bè, ci consenta Signor Presidente, di pensare che l'unica soluzione possa essere quella di una legittima verifica popolare che può venire solo e soltanto dal responso di un ritorno alle urne.



Pubblicato su Dazebao.NEWS.it

Cronaca di un giorno qualunque. Volti disperati che non verranno ascoltati…

sciopero.6.set Conta davvero la cronaca di un giorno qualunque? Già, forse si tratta di un giorno come ne abbiamo visti tanti, e questo rattrista veramente. Nel pomeriggio di oggi al Senato si dibatterà il destino dell'Italia, ed ai Signori del governo non fregherà un tubo di quello che giustamente, senza sbavature, Susanna Camusso e le migliaia di Cittadini italiani hanno dimostrato e gridato sotto gli occhi attenti del loro Paese.
Ieri le piazze erano piene, nessun trucco sui numeri; in molti si sono fermati per dire NO a questa manovra che non è fatta solo di numeri astratti ma bensì di contenuti che ledono il diritto a vivere secondo quello che dovrebbe essere "il rispetto dei diritti"!

Tasse per i grossi patrimoni? Il buonsenso comincia a farsi largo.

De Benedetti- Montezemolo A chi piace la manovra di Ferragosto? Un bel dilemma ma non poi così tanto strano nel porsi. Siamo in presenza di un governo che ha rinverdito e fatto rinascere un vero scontro di classe. La forbice della disuguaglianza si è ulteriormente allargata e la classe dirigente del Paese fa finta di niente. Permette alla stessa UE di dettare condizioni, di esprimere giudizi in casa altrui. Che cosa potremo dunque spettarci da Confindustria? La Marcegaglia - band non lesina aggettivi negativi discordando con la decisione di attingere a misure più incisive verso gli evasori fiscali. Forse qualcosa la incoraggia, e si presume possa essere l'ingordigia di chi non vuole assolutamente toccare i redditi dei ricchi.