Alta velocità: il governo motiva, il Territorio risponde!

no tavQuesta mattina la Camera ha approvato la mozione unitaria per le iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal piano strategico per il territorio interessato dalla Tav Torino Lione. Il testo è stato approvato con 390 voti favorevoli, l'astensione dell'Idv e un solo voto contrario, quello di Fabio Granata di Fli. Interessante, o meglio, importante ai fini della comprensione di ciò che sta accadendo sul fronte di questa "assurda contesa", cercare di capire

Monti sponsor di se stesso, lancia un monito ai partiti ma “santifica” Berlusconi!

b. e montiIl Premier mostra il suo vero volto. Lo fa sparando attraverso le agenzie di stampa, usando la comunicazione per far sapere che è più forte dei partiti. Non riflette però sul fatto che sono stati proprio Loro a chiamarlo a svolgere questo compito. Inutile che l'ex Preside della Bocconi si mascheri da tecnico quando sta facendo più politica del politico più consumato! Non sembra essere più l'uomo che si era messo a disposizione del Parlamento, quanto Colui il quale mostra spavaldamente un volto deciso che lo aiuta nell'esternare affermazioni che non lasciano dubbi. Dall'altro capo del Mondo giungono le sue dichiarazioni che hanno il chiaro sapore di un monito nei confronti degli stessi partiti che lo hanno fortemente voluto: "Nonostante il calo degli ultimi giorni, a causa delle misure sul mercato del lavoro, il governo gode di un forte consenso nei sondaggi di opinione, ma i partiti no", afferma infatti lo stesso Premier. Si cautela sottolineando che il compito dell'esecutivo tecnico "è e deve essere un'eccezione, quindi la vita politica tornerà ai partiti", ma subito riprende lo scettro e lancia in resta, detta il suo duro segnale: "Quando però Questi torneranno al potere saranno un po' diversi perché più consapevoli di prima rispetto alla richiesta di governance da parte degli italiani, mentre in passato l'offerta è stata carente".
Su quali basi poggiano queste riflessioni non è dato saperlo. Evidentemente Monti non vede, non sente e se c'era dormiva! Da mesi non passa giorno in cui non ci sia una protesta, uno sciopero, una dimostrazione; le trattative con le parti sociali e le Forze politiche sono sempre altalenanti e trovano ampio sconcerto tra i Cittadini che sono stanchi di essere trattati come le ultime ruote del carro. L'Italia di Monti sta diventando sempre di più un paese a due velocità con un divario tra ricchezza e povertà che ha ampliato la sua forbice. Si parla solo di tasse e tagli, che oltretutto colpiscono prevalentemente i lavoratori dipendenti. Si è voluto, inspiegabilmente, rinunciare all'applicazione di una patrimoniale sui "mega redditi"; si parla solo ed esclusivamente della fase in uscita dal mondo del lavoro come se questa fosse la soluzione che crea nuove prospettive!? Ma di quale consenso sta parlando quest'Uomo?? Addirittura ripesca e rivaluta l'uomo politico che negli ultimi anni ha devastato l'Italia facendola diventare lo zimbello d'Europa. Il riferimento di Monti alla "saggezza" di un leader come Silvio Berlusconi, definito come l'uomo al quale si dovrebbe riconoscenza per essersi dimesso "senza essere stato battuto in Parlamento" ha veramente qualcosa di incredibile.
Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sulla collocazione politica di questo "Tecnico" intriso di valori candidi e circoscritti solo ai numeri, è servito! Le conclusioni di queste incredibili dichiarazioni fanno riferimento alla speranza che "Questo sia un anno di trasformazione per Italia, non solo per rimediare alle cause della crisi, ma per consolidare la situazione finanziaria e per porre le basi di una crescita più forte".
Ricapitolando: monito ai partiti, accusa alle precedenti gestioni politiche, santificazione del passato governo Berlusconi! La contraddizione è oltretutto evidente: Monti critica i partiti che hanno "lavorato" in questi ultimi anni e poi elogia il Cavaliere. Ci chiediamo se queste note rilasciate dal Premier alla stampa verranno lette anche in casa PD. Ci chiediamo ancora, se il marchio politico indelebile che queste dichiarazioni portano con sé, verrà preso in considerazione dal maggior partito della sinistra presente in Parlamento! Ci chiediamo infine (e tremiamo al solo pensiero!) che cosa avverrà quando gli Eletti dovranno alzare la mano per votare questa scellerata riforma del lavoro proposta dallo stesso governo Monti.  Se la politica onesta vuole recuperare credibilità non può votare a favore di una proposta che ripercorre palesemente il solco in cui sguazzava il precedente governo Berlusconi. Non è solo un semplice augurio, quanto una vera e propria speranza! Se non ci sarà una vera presa di coscienza su quella che si presenta come una situazione drammatica, l'Italia dei lavoratori e di chi crede nel lavoro come valore e fonte di vita, svanirà come neve al sole. La perdita dei diritti acquisiti in decenni di lotte infliggerebbe un colpo letale alla società italiana e non produrrebbe alcun tipo di prospettiva futura. In silenzio Berlusconi se la ride. Spavaldamente Monti e la Fornero sguainano la spada pronta a brandirla contro chi si opporrà ai loro voleri.




Riforma del lavoro: avanti tutta! Esiste ancora il Parlamento?

Il dato è certo, le problematiche del Lavoro ed in particolare la questione dell'articolo 18, hanno bisogno di una condivisione e di una convergenza ampia, e non di una prova di forza unilaterale. Il Presidente della Repubblica si è ancora una volta espresso dando più che una semplice impressione di fare sponda a possibili (se non quasi certe) decisioni assunte dal governo. "Quello delle crisi aziendali è il problema più drammatico, le aziende chiudono e i lavoratori rischiano di perdere il posto", ha spiegato Napolitano. E tutto ciò succede non a causa "dell'articolo 18 ma attraverso il crollo delle attività produttive". La confusione che si sta generando sembra più che certa. In risposta alla parole del Presidente non sono mancate quelle rilasciate dal capogruppo alla camera Massimo Donadi che non ha mancato di sottolineare l'insensatezza della decisione del governo: "Ha ragione Napolitano quando dice che il problema principale è la crisi che porta migliaia di aziende a chiudere ogni anno. Come dimostrano i 100.000 licenziamenti collettivi l'anno che ci sono stati dall'inizio della crisi ad oggi. Oltre ai 600.000 che stanno per arrivare per le aziende che hanno ormai concluso tutto il periodo di cassa integrazione e di mobilità. Il parlamentare dell'IDV non fa sconti e rilancia affermando che "Questa pseudo-riforma toglierà soltanto diritti e tutele a chi già oggi ne ha poche di fronte alla gravità della crisi e non rafforzerà in nessun modo le aziende italiane. L'eliminazione dell'Art.18, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, produrrà soltanto due cose: tensioni sociali e maggiori licenziamenti e, con riferimento a questi ultimi, una generalizzata 'rottamazione dei cinquantenni". 
Il fronte politico sembra frammentato, ma in realtà, quando si pone la domanda sull'appoggio al governo Monti, rispuntano gli istinti velleitari che hanno mosso a suo tempo gli stessi sponsor della “soluzione tecnica” da affidare a Monti (con il PD ovviamente in testa!).  Crediamo sia necessario che le parole dello stesso Presidente della Repubblica siano analizzate bene e meglio, specialmente quando, rivolgendosi alla stampa, afferma di "Non credere al fatto che noi stiamo per aprire le porte ad una valanga di licenziamenti facili sulla base dell'articolo 18". Ci chiediamo su quali basi lo stesso Napolitano, di fronte alla preoccupazione dilagante nel Paese, risponde ai giornalisti affermando che "Bisogna sapere a cosa si riferisce l'articolo 18". C'è una netta discordanza tra Napolitano (che parla di "non conoscenza del significato dell'art.18) e la posizione sia dei sindacati che di storici conoscitori dell'argomento quali Sergio Cofferati che non mostra dubbi in proposito: "Lotta dura e cambiamenti profondi da parte del governo sulla riforma del lavoro. Se non avverranno il PD deve votare contro il testo annunciato. Così com'è non può essere votato dai democratici". L'europarlamentare del PD rincara la dose affermando che "Aggiustamenti piccoli potrebbero non bastare". Lo storico ex leader della Cgil spiega che "la discussione sul mercato del lavoro è fuorviante, e che il tema principale è la crescita", a dimostrazione del fatto che "Monti impegna le sue energie a discutere la riorganizzazione di una cosa che non c'è. Questa cosa che manca è il lavoro".  La "creatura" del nostro sistema politico parlamentare sta forse diventando più forte dei suoi antichi sostenitori? O forse lo è sempre stato? Le divisioni nel PD ne sono la testimonianza. Vannino Chiti, personaggio storico di questo Partito, afferma di non voler votare un provvedimento sul lavoro di quella fatta. Bersani si dichiara dalla parte dei lavoratori ma non ufficializza alcun tipo di richiesta che corrisponda ad una posizione unitaria del suo stesso partito e da tempo ha lasciato a Monti l'onore e l'onere di fare e disfare. A fargli notare la netta contrarietà della sinistra è lo stesso Nichi Vendola leader di Sinistra Ecologia e Libertà: "Il PD dovrebbe togliere la fiducia a Monti per non vedersi tolta la fiducia da parte dell'elettorato. Non è in gioco un qualunque ingrediente del teatrino della politica è in gioco un pezzo della civiltà del Paese. Se il Governo Monti dovesse mantenere la sua ossessione ideologica, se continuasse ad andare contro i diritti dei lavoratori - aggiunge il Presidente della Puglia - il PD dovrebbe votare contro la fiducia. Noi non possiamo immaginare che i partiti siano delle mummie. Bisogna seppellire quelle culture che per 30 anni hanno ferito e impedito il futuro del nostro Paese. Il mondo del lavoro sta affogando nell'acqua sporca da troppo tempo. Negli ultimi 30 anni i redditi da lavoro subordinato hanno visto diminuire il proprio peso. La ricchezza si è trasferita dal lavoro alla rendita. Nell'economia, la finanza ha preso il posto del lavoro. L'Europa intera deve fare i conti con le nuove povertà. Il lavoro è come una porta girevole, si entra e si esce. La precarietà è presentata come una catastrofe. Ma chi l'ha portata questa precarietà? La cicogna? La politica non ha la colpa di essere una casta ma di essere il maggiordomo della casta". Mentre Bersani alza gli scudi a protezione del governo che ha fortemente voluto, rispedendo al mittente le dichiarazioni di Vendola, sempre da sinistra echeggia tuonante la voce del segretario del Partito della Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero: "Il popolo italiano ha ormai la consapevolezza che gli avevano raccontato che c'era un film e invece ne hanno trovato un altro". Secondo Ferrero "le prossime settimane peseranno molto o in bene perché il popolo riprenderà in mano il suo destino, oppure in male perché passa l'annichilimento. Saranno settimane decisive e noi saremo là ad organizzare la rivolta contro questa politica".  Una girandola di comunicati, di dichiarazioni, di "si", "ma", però", che finisce con la solita farsa dipinta dallo stesso segretario del PD: "La riforma del mercato del lavoro messa a punto dal governo può e deve essere corretta in Parlamento". Bersani specifica ancora una volta (e questo non può che essere visto come preoccupante!) che la riforma contiene molti elementi positivi".
A quale Bersani (o "anima" del PD) bisogna credere? Al paladino dei lavoratori, o a colui il quale esalta il lavoro fatto dallo stesso Parlamento? La selva di dichiarazioni da Lui stesso rilasciate non sono incoraggianti, specialmente quando afferma che: "In tutti i decreti arrivati, ovviamente il Parlamento è intervenuto, su tutti ha sempre modificato qualcosa. Io sono sicuro sul fatto che si vorrà ragionare, se no chiudiamo il Parlamento, ma non so se così i mercati si tranquillizzano. Il Parlamento c'è quindi discuteremo". 
Possiamo quindi affermare con sicurezza che il Parlamento esiste ancora? Quali sono e come si presentano le forze politiche che ne fanno parte? La Signora Fornero è stata chiara: "Nessuna marcia indietro» e nessun cedimento a pressioni!". Se Bersani individua nelle forze politiche presenti in Parlamento la diretta espressione del voto e della volontà Popolare, bè, allora faccia il suo mestiere e tenga conto che non possono essere accettati diktat basati su convinzioni che in realtà non sono suffragate da una vera maggioranza. Sempre che non si voglia preferire a questo la politica dell'inciucio e delle mezze verità.




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Consigliere comunale ferito gravemente a Torino. L'episodio richiama l'attenzione del Governo.

agguato musyQualcosa non convince. Il gesto è grave, ferma e indiscutibile la condanna verso l'agguato che ha colpito gravemente il consigliere comunale di Torino, Alberto Musy, in quota UDC. La cronaca sarebbe ovviamente semplice, oltre che conosciuta e ormai diffusa, ma il contorno che si agita su questo episodio desta più di un dubbio.  Il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri, convoca urgentemente una riunione del comitato nazionale per l'ordine pubblico.

Sciopero Fiom: cadono le ultime resistenze nel PD. L'unità del centrosinistra sembra allontanarsi ancora di più!

fiom-scioperoSinceramente non è facile esprimere una valutazione sui meccanismi in atto, ma la cosa certa è che il PD sta veramente avviandosi lungo una china disastrosa, per il paese e per la sua stessa politica. In molti stavano guardando a Stefano Fassina con speranza, come a colui il quale (malgrado abbiamo a suo tempo doverosamente ricordato che è pur sempre il Direttore scientifico di NENS, il periodico di Bersani & Visco) poteva mantenere saldo l'anello di congiunzione con una vera politica di sinistra. Così non sembra più. All'indomani dell'annunciata partecipazione allo sciopero della FIOM, il Responsabile economico dei Democratici ha fatto dietrofront! La motivazione sembra essere l'annunciata partecipazione allo sciopero di esponenti del movimento NO TAV. Il quadro si sta ormai definendo in tutta la sua chiarezza: siamo in presenza di una vera svolta a destra dello stesso PD. Sgombriamo il campo dagli equivoci, non è l'ossessione della collocazione politica in quanto tale, ma bensì la presa d'atto del fatto che sul palco di Roma la FIOM ha invitato tutti quei soggetti che ad oggi si riconoscono in un progetto alternativo al governo Monti. Così è se vi pare! Illustrando il programma della manifestazione, la stessa organizzazione sindacale dei metalmeccanici italiani ha indicato la presenza di Sandro Plano, presidente della Comunità montana della Val di Susa, di un rappresentante del Movimento per l'acqua, oltre ovviamente ai numerosi lavoratori metalmeccanici soprattutto appartenenti ai grandi Gruppi industriali quali Fiat, Fincantieri, Finmeccanica e Wagon lits. Significativa la presenza di Yannis Stefanopoulos, presidente del sindacato dei metalmeccanici greco (POEM) e di molti altri esponenti del mondo della cultura italiana. Il segretario della FIOM, Landini, non si nasconde dietro a un dito affermando che "La nostra manifestazione mette al centro la democrazia, il lavoro, inteso come numero di posti di lavoro e difesa dei diritti, la riconquista di un nuovo contratto nazionale degno di questo nome e la conferma della nostra contrarietà rispetto alle scelte della Fiat". Il mondo dei lavoratori che si riscontrano nell'alternativa al liberismo di Monti e Soci si ritroverà dunque compatto a Roma il 9 marzo. Questa è una linea politica precisa, sia pur portata avanti da un'organizzazione sindacale che comunque ha riscosso ad oggi l'adesione di molte altre forze politiche che vanno dall'IDV a SEL fino ai Comunisti di Rifondazione e della Federazione della Sinistra. Il no al liberismo Montiano è netto e lampante. Questo accade nel momento in cui le tensioni interne al maggior partito dell'ex opposizione parlamentare stanno implodendo con effetti devastanti. Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, noto per le sue doti di equilibrio e buonsenso, è tra i più sorpresi e preoccupati per quanto sta accadendo nel suo stesso partito e non manca di sottolinearlo con tono diretto e sofferto: "Guardando allibito l'incredibile dibattito che si è aperto nel nostro gruppo dirigente nazionale, posso sommessamente far presente a tutti che tra 60 giorni si vota per le amministrative e che nei 28 comuni capoluogo e in centinaia e centinai di altri comuni andremo con un'alleanza di centrosinistra? Potreste anche solo un pochino farvi carico del fatto che ci sono migliaia di militanti e candidati che si stanno battendo per vincere contro la destra e che non è proprio un'idea geniale quella di sbranarsi con troppa facilità, attraverso le pagine dei giornali, proprio su questi temi e in questi momenti? Grazie. Ve ne saremo grati". Le frasi di Zingaretti richiamano l'attenzione sui recenti e aperti scontri avvenuti tra Enrico Letta e Bersani, le due "anime" del PD che sembra (su questo nutriamo ancora ulteriori perplessità) vogliano contendersi lo scettro della leadership dello stesso partito, o meglio, la titolarità di poter indicare la via politica che resta comunque sempre più tendente ad un avvicinamento verso il centro moderato. Si riaprono dunque i giochi all'interno del centrosinistra, e si mettono ancora una volta in discussione le paventate alleanze tra SEL, IDV e PD. Detto così sembrerebbe la fotografia di quarant'anni di obsoleta politica, ma nei fatti si parla di qualcosa di ben più sostanzioso: una linea del Piave che potrebbe decretare una spaccatura significativa nel quadro politico italiano. Le "spiegazioni" date da Bersani non reggono. Il PD non parteciperà allo sciopero di Roma cogliendo il pretesto della presenza di esponenti della NO TAV (andrebbe ricordato che il presidente della comunità montana della Val Susa, Sandro Plano, è iscritto al PD ed è stato sindaco di Susa) ed in quanto tale evidenzia il camuffamento del vero motivo di questa "rinuncia". Inutile affermare che "la piattaforma della FIOM per il 9 marzo non è contro il governo Monti ma coglie aspetti centrali delle rivendicazioni che lo stesso PD sostiene", perché questo non è assolutamente vero. La piattaforma rivendicativa della FIOM, come abbiamo scritto sopra, abbraccia un vasto arco di rivendicazioni che sono il cardine della contrarietà alla politica portata avanti dall'ex Rettore della Bocconi da tempo ormai nel cuore del Partito Democratico. La Telenovela continua, la saga di un partito dalle mille ambiguità prosegue tra lo stupore e lo sconcerto di moltissimi militanti e sostenitori. 




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Napolitano a Torino non incontra i sindaci della Val Susa. Il “non dialogo” continua..!

napolitano a torino 2Sicuramente l'avvenimento del giorno è quello della venuta di Giorgio Napolitano a Torino. Il presidente della Repubblica ha scelto di partecipare ad un convegno organizzato dal CSM sulla magistratura. Non può e non deve sfuggire la causale temporale di questo viaggio a Torino. La regione Piemonte è provata dalle vicende sulla TAV, e non può che far riflettere la decisione di presenziare ad un evento sia pur di rilievo che spinge le stesse forze dell'ordine a blindare l'intera Città.

Vendola non fa sconti a Veltroni. Ma il PD cosa pensa?

Ph Marco Merlini/LaPresse - Costituente Pd - © Marco Merlini / LaPresse

27-10-2007  Milano

Politica

Assemblea Costituente del Partiro Democratico

Nella foto Walter Veltroni - Fotografo: Marco merliniSe questa volta le parole di Vendola non saranno ascoltate o verranno male interpretate, sarà l'intero centro-sinistra a dover rispondere agli italiani su questioni che lasceranno veramente il segno. Veltroni si adegua al gioco dei media e inizia una querelle personale con il presidente di SEL che lo aveva chiamato in causa politicamente sulle sue precedenti e note affermazioni riguardanti l'articolo 18.