Fatti, e non parole. Incurante di chi (tal Matteo Renzi da Firenze..) annuncia proclami e cambi di fase che dovrebbero portare alla presentazione di veri e propri programmi, Nichi Vendola trasforma le parole in atti concreti. Lo ha fatto ieri (giovedì 18 ottobre, ndr.) con l'annuncio alla stampa della decisione della giunta regionale di violare il patto di stabilità per la spesa europea.
Gli effetti collaterali della politica urlata non si sono fatti attendere. Le critiche non sono mancate e, malgrado certe volte si fatichi a distinguere certe appartenenze, sia da sinistra che da destra sono partiti all'indirizzo del governatore della Puglia, missili ad ampio raggio. "Perché dalla crisi si esce aprendo i cantieri e salvaguardando le ragioni dell'impresa e del lavoro insieme, e forse colpendo le ragioni della finanza", sottolinea lo stesso Vendola nel motivare la tanto vituperata scelta. Ben venga la presunta volontà di rilanciarsi nella corsa alle primarie, come qualcuno molto superficialmente si è affrettato a sottolineare! Probabilmente questi "cecchini della notizia" non hanno compreso che in questo caso si tratta di liberare 500 milioni di euro da destinare alle imprese pugliesi, con la conseguente opportunità di creare lavoro e non perdere gli stanziamenti dei Fondi europei. "Con la scelta del mio governo - sottolinea ancora Vendola - di sforare il patto di stabilità, che rappresenta oggi la peggiore tra le politiche recessive, vogliamo dare un segnale forte a tutte quelle politiche intrise di liberismo e di monetarismo che oggi svelano il loro totale fallimento". La miopia politico-economica di chi discute le ragioni di tale atto, sicuramente ha fatto sì che fossero già rimossi quei concetti espressi persino da economisti di fama mondiale come Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'Economia nel 2001, il quale, non più tardi di sei mesi fa in una intervista al giornale tedesco The European, asseriva che "Le politiche di recessione ci stanno portando verso una doppia recessione". Non è un caso che nella replica alle accuse rivoltogli dal governatore della Campania Stefano Caldoro, il Presidente di SEL si dichiari "stupefatto ancora di più, che in Italia, a differenza che nel resto del mondo dove almeno ci si chiede cosa sia meglio tra il fiscal compact recessivo e le politiche di espansione, tutta la classe dirigente, a prescindere dalla formazione, dalla cultura e dalla provenienza, sia concentrata solo sulle scelte di recessione piuttosto che su quelle di crescita, diventando quindi più liberisti dei liberisti e più monetaristi dei monetaristi e dimostrando nei fatti un provincialismo da paese ultimo della classe". Questa volta è il caso di “dare a Cesare quel che è di Cesare”, come si suol dire, e nessuno può negare che la sfida di Vendola sia stata portata principalmente contro le politiche liberiste del governo Monti che stanno portando il paese verso un punto di non ritorno.
Altro che "agenda Monti"!! C'è semmai da augurarsi che altre regioni ed altri comuni seguano con decisione l'esempio della Puglia.
Gli effetti collaterali della politica urlata non si sono fatti attendere. Le critiche non sono mancate e, malgrado certe volte si fatichi a distinguere certe appartenenze, sia da sinistra che da destra sono partiti all'indirizzo del governatore della Puglia, missili ad ampio raggio. "Perché dalla crisi si esce aprendo i cantieri e salvaguardando le ragioni dell'impresa e del lavoro insieme, e forse colpendo le ragioni della finanza", sottolinea lo stesso Vendola nel motivare la tanto vituperata scelta. Ben venga la presunta volontà di rilanciarsi nella corsa alle primarie, come qualcuno molto superficialmente si è affrettato a sottolineare! Probabilmente questi "cecchini della notizia" non hanno compreso che in questo caso si tratta di liberare 500 milioni di euro da destinare alle imprese pugliesi, con la conseguente opportunità di creare lavoro e non perdere gli stanziamenti dei Fondi europei. "Con la scelta del mio governo - sottolinea ancora Vendola - di sforare il patto di stabilità, che rappresenta oggi la peggiore tra le politiche recessive, vogliamo dare un segnale forte a tutte quelle politiche intrise di liberismo e di monetarismo che oggi svelano il loro totale fallimento". La miopia politico-economica di chi discute le ragioni di tale atto, sicuramente ha fatto sì che fossero già rimossi quei concetti espressi persino da economisti di fama mondiale come Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'Economia nel 2001, il quale, non più tardi di sei mesi fa in una intervista al giornale tedesco The European, asseriva che "Le politiche di recessione ci stanno portando verso una doppia recessione". Non è un caso che nella replica alle accuse rivoltogli dal governatore della Campania Stefano Caldoro, il Presidente di SEL si dichiari "stupefatto ancora di più, che in Italia, a differenza che nel resto del mondo dove almeno ci si chiede cosa sia meglio tra il fiscal compact recessivo e le politiche di espansione, tutta la classe dirigente, a prescindere dalla formazione, dalla cultura e dalla provenienza, sia concentrata solo sulle scelte di recessione piuttosto che su quelle di crescita, diventando quindi più liberisti dei liberisti e più monetaristi dei monetaristi e dimostrando nei fatti un provincialismo da paese ultimo della classe". Questa volta è il caso di “dare a Cesare quel che è di Cesare”, come si suol dire, e nessuno può negare che la sfida di Vendola sia stata portata principalmente contro le politiche liberiste del governo Monti che stanno portando il paese verso un punto di non ritorno.
Altro che "agenda Monti"!! C'è semmai da augurarsi che altre regioni ed altri comuni seguano con decisione l'esempio della Puglia.
Pubblicato su www.esserecomunisti.it
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