Gli alibi di un governo “maledetto”

120323governo1Lo chiama "governo maledetto", ed ha ragione. Ma più che un autocritica quella di Monti appare come una palese difesa dell'operato di un esecutivo che ha reso ancora più incerta la situazione politica del Nostro paese. Si rifugia dietro il paravento della tecnocrazia attaccando i partiti, quasi ne fosse escluso. Non è così e lo sappiamo benissimo! Se si fosse trattato di un vero tecnico avrebbe compreso e messo in pratica provvedimenti equi, distanti da ogni logica di appartenenza,
che non potevano non ripartire dal "metter le mani" sulla forbice di una disuguaglianza che si è allargata penalizzando ancor più duramente i Cittadini ed i lavoratori appartenenti alle fasce sociali meno abbienti del paese. La realtà parla di un progressivo sgretolamento dello Stato sociale, frutto dell'applicazione di politiche economiche liberiste che accrescono la recessione in atto. Perché non è mai stata presa in considerazione l'applicabilità di una vera patrimoniale? Perché il Prof. Monti non applica la sua equità che tanto fu sbandierata all'inizio, con interventi che siano di sostegno ai tanti precari e disoccupati che popolano il paese, invece di colpire principalmente i lavoratori dipendenti? Potremmo ricordare la provenienza dell'attuale premier, i ruoli (non di secondo piano!) ricoperti all'interno di "organizzazioni" al servizio dell'alta finanza (Goldman Sachs, Trilateral, gruppo Bildemberg) per riportarlo alla realtà! Ma con la sua solita imperturbabilità l'ex Rettore della Bocconi coglie l'occasione del World Economic Forum tenutosi a Roma per marcare il distacco dalla politica dei partiti. In realtà è più politico del politico più consumato, e da tale ha compreso che solo smarcandosi dalle stesse forze che lo hanno sostenuto può allontanare l'attenzione sull'operato di un governo che ha veramente fatto disastri. Si spinge senza ritegno a dispensare affermazione incredibili: "Abbiamo fatto cose molto sgradevoli e spiacevoli sia per chi le ha subite che per chi le ha fatte". Un po' come la Fornero quando tra una lacrima e l'altra stava demolendo il sistema pensionistico in vigore. Non serve fare demagogia, né c'è l'intenzione di operare una difesa d'ufficio verso la politica dei partiti (che hanno enormi responsabilità), non ultima quella di aver delegato il compito che a loro era stato demandato dal Cittadino, lasciando pilatescamente che lo scempio fosse fatto da questi sedicenti "tecnici". Il punto è ben altro e le sue ragioni devono essere sostenute da proposte alternative. Le abbiamo ricordate ma potremo continuare chiedendo spiegazioni sul motivo per il quale sta continuando a smantellare lo Stato sociale di un paese ricorrendo a politiche neo-liberiste che vanno solo nell'ottica protettiva di un sistema imprenditoriale che avrebbe dovuto essere tirato in ballo e obbligato a mettersi in gioco. Vorremo tanto chiedere al Prof. Monti quale sia il senso dell'impegno militare in giro per il mondo. Ci è impossibile non pensare alle spese ingenti riversate negli armamenti di ultima generazione (F15?); così come sarebbe irrispettoso dimenticare le oltre cinquanta vittime militari che hanno pagato il prezzo di conflitti bellici assurdi!  Monti a ruota libera continua invece ad elogiare persino il controverso ddl anti-corruzione. Lo descrive come "una normativa che sarà un passaggio importante per ridare competitività all’economia italiana”. Ha pure la sfrontatezza di ricordare che, attraverso questo provvedimento, l'Italia è risalita di 5 (CINQUE) posizioni a livello mondiale! L'agire politico di un partito serio non può che ripartire dal contrastare le politiche di questo governo Monti senza farsi trascinare nel mucchio della protesta. Al recente ed insoddisfacente risultato politico ottenuto (da tutti!) nelle regionali siciliane, occorre rispondere con decisione facendo emergere dei distinguo. Al "contenitore della protesta", come giustamente lo ha definito Cacciari, occorre sostituire la risposta organizzata verso queste politiche che accrescono la drammaticità della situazione. Individuare nei costi della politica uno dei problemi da risolvere è giusto e perseguibile, ma non è la panacea di tutti i mali. Molto altro ancora deve essere fatto: servono politiche di inclusione, di redistribuzione e di sostegno. Tutto ciò è finora mancato. Rivendicarlo non è solo un dovere, quanto adoperarsi affinché non tutta la politica venga messa nel tritacarne del populismo di protesta.  




Pubblicato su EssereComunisti

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