Si parla tanto di riforma della giustizia, delle contrarietà peraltro legittime e fondate, che le Forze dell’opposizione stanno rivolgendo all’indirizzo della proposta di legge Alfano recentemente approvata; ma come sempre si lavora a compartimenti stagni… Giustizia, esecutività della pena, diritti umani e diritto alla salute, non possono essere aspetti disgiunti l’uno dall’altro. Non è facile affrontare questo discorso e comprendo la difficoltà di lettura che ne può derivare, ma non posso esimermi dal fare una analisi più ampia di quello che non può continuare ad essere pensato e gestito solo come “tema del giorno” piuttosto che tassello da inquadrarsi in una più ampia prospettiva.
Attualmente sono presenti in Italia 6 Opg, Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ovvero quelli che una volta erano più comunemente conosciuti come manicomi criminali. La prima domanda che si pone, riguarda la tipologia degli “ospiti” di queste strutture… Ritengo importante iniziare a far chiarezza su questo per capire bene gli ambiti di intervento. Questi 1479 soggetti, che si trovano attualmente reclusi in questi “nuovi manicomi”, sono persone affette da patologie psichiche, su questo non credo vi siano dubbi… In questo caso dovrebbe essere competenza esclusiva del “settore” sanitario prendersi cura di loro; così come la valutazione della pericolosità sociale non può essere valutata e gestita fuori da questo ambito. La Corte costituzionale, con la sentenza 253/2003, ha stabilito l'illegittimità costituzionale della parte dell'articolo 222 del Codice penale che «non consente al giudice di adottare, in luogo del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, una diversa misura di sicurezza, prevista dalla legge, idonea ad assicurare adeguate cure dell'infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale».
Come si può ben capire si continua a rimpallare le competenze senza pensare minimamente alla condizione umana di queste persone; spesso in questi luoghi si trovano a contatto di gomito soggetti condannati per reati gravi e altri che invece hanno commesso reati di entità lieve, magari neppure con una grossa consapevolezza di ciò che stavano facendo… Trattandosi di malati mentali, quali sono le competenze (nel senso di conoscenze specifiche della materia) che può vantare un Giudice per stabilire il grado di pericolosità sociale e il conseguente destino di queste persone?
Si dice che La Legge sia eguale per tutti, salvo quando le cronache ci consegnano noti esempi di leggi fatte “ad personam” che dimostrano il contrario, ma se si pensa di decidere la vita delle persone non per quello che in realtà sono ma attraverso la sterile quanto anonima applicazione di articoli di legge, credo si possa chiudere subito il discorso! In questi “Ospedali” le condizioni di vita sono inaccettabili; materassi bucati al centro per consentire la caduta degli escrementi, brande arrugginite dalle urine, uomini trattati come bestie, abbandonati a se stessi per anni… Se la Giustizia “piange”, la situazione a livello di Sanità non versa certamente in condizioni migliori. E’ ovvio che i due Ministeri debbano interagire ma soprattutto il secondo deve essere cosciente della situazione e del lavoro che dovrebbe spettare ai suoi Operatori… E’ impossibile accettare ancora una sistema di intervento sanitario-coercitivo che altro non è se non il nuovo look dei lager degli anni 2000..! Non trovo scollegato da questo neppure la pesante situazione che ci consegnano i dati del dossier “Morire in carcere”, pubblicamente consultabile sul sito gestito dall’Associazione Granello di Senape Padova, dove risalta il numero dei “suicidi” ( 66 su un totale di 177 decessi ) avvenuti nel solo anno 2010 nelle cosiddette “carceri normali”.
Giustizia e diritto alla salute non sono in questo caso figli di madri diverse… Emblematiche le parole del Sen. Ignazio Marino che presiede la Commissione d’inchiesta sull’efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale, a proposito degli ospedali giudiziari: “ Chi vi entra, sembra non uscirne più”. Che altro dire… Mi sto solo chiedendo se non stiamo rileggendo il tristemente famoso racconto di Primo Levi, “Se questo è un uomo”.
Attualmente sono presenti in Italia 6 Opg, Ospedali Psichiatrici Giudiziari, ovvero quelli che una volta erano più comunemente conosciuti come manicomi criminali. La prima domanda che si pone, riguarda la tipologia degli “ospiti” di queste strutture… Ritengo importante iniziare a far chiarezza su questo per capire bene gli ambiti di intervento. Questi 1479 soggetti, che si trovano attualmente reclusi in questi “nuovi manicomi”, sono persone affette da patologie psichiche, su questo non credo vi siano dubbi… In questo caso dovrebbe essere competenza esclusiva del “settore” sanitario prendersi cura di loro; così come la valutazione della pericolosità sociale non può essere valutata e gestita fuori da questo ambito. La Corte costituzionale, con la sentenza 253/2003, ha stabilito l'illegittimità costituzionale della parte dell'articolo 222 del Codice penale che «non consente al giudice di adottare, in luogo del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario, una diversa misura di sicurezza, prevista dalla legge, idonea ad assicurare adeguate cure dell'infermo di mente e a far fronte alla sua pericolosità sociale».
Come si può ben capire si continua a rimpallare le competenze senza pensare minimamente alla condizione umana di queste persone; spesso in questi luoghi si trovano a contatto di gomito soggetti condannati per reati gravi e altri che invece hanno commesso reati di entità lieve, magari neppure con una grossa consapevolezza di ciò che stavano facendo… Trattandosi di malati mentali, quali sono le competenze (nel senso di conoscenze specifiche della materia) che può vantare un Giudice per stabilire il grado di pericolosità sociale e il conseguente destino di queste persone?
Si dice che La Legge sia eguale per tutti, salvo quando le cronache ci consegnano noti esempi di leggi fatte “ad personam” che dimostrano il contrario, ma se si pensa di decidere la vita delle persone non per quello che in realtà sono ma attraverso la sterile quanto anonima applicazione di articoli di legge, credo si possa chiudere subito il discorso! In questi “Ospedali” le condizioni di vita sono inaccettabili; materassi bucati al centro per consentire la caduta degli escrementi, brande arrugginite dalle urine, uomini trattati come bestie, abbandonati a se stessi per anni… Se la Giustizia “piange”, la situazione a livello di Sanità non versa certamente in condizioni migliori. E’ ovvio che i due Ministeri debbano interagire ma soprattutto il secondo deve essere cosciente della situazione e del lavoro che dovrebbe spettare ai suoi Operatori… E’ impossibile accettare ancora una sistema di intervento sanitario-coercitivo che altro non è se non il nuovo look dei lager degli anni 2000..! Non trovo scollegato da questo neppure la pesante situazione che ci consegnano i dati del dossier “Morire in carcere”, pubblicamente consultabile sul sito gestito dall’Associazione Granello di Senape Padova, dove risalta il numero dei “suicidi” ( 66 su un totale di 177 decessi ) avvenuti nel solo anno 2010 nelle cosiddette “carceri normali”.
Giustizia e diritto alla salute non sono in questo caso figli di madri diverse… Emblematiche le parole del Sen. Ignazio Marino che presiede la Commissione d’inchiesta sull’efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale, a proposito degli ospedali giudiziari: “ Chi vi entra, sembra non uscirne più”. Che altro dire… Mi sto solo chiedendo se non stiamo rileggendo il tristemente famoso racconto di Primo Levi, “Se questo è un uomo”.
1 commenti:
Non esiste Giustizia come non esiste Sanità ma esistono solo "Uomini" incapaci di vedere riflesso in un altro uomo se stesso,oramai ciechi SIAMO diventati il nutrimento di una società in disfacimento, un educazione-sociologica-politica-culturale che induce all'erosione dei sentimenti come compassione e tolleranza, viviamo in un mondo dove i più sono ormai "alessitimici" ovvero vivono la morte del sentire i sentimenti e dell'empatia verso l'altrui vita.
Vi è necessità di un risveglio consapevole delle coscienze, di una cultura ed educazione ai sentimenti.
Non sono cattolica ma ricordo una grande lezione ricevuta : "uomini cercano il Cristo nell'alto dei cieli,adorano un crocifisso, credono attraverso le tonache di poterlo incontrare, ma cercano invano poiché esso lo potrai vedere solo attraverso gli occhi dell'anima "
Vedo nelle anime degli uomini abbandonati a se stessi come "le creature" di cui parli nel tuo articolo, uno ,due ,cento "Cristo" ripetutamente umiliato, violentato e crocifisso.
Vedo la vita mille volte rinnegata ,vedo corpi la cui anima stessa martoriata li ha abbandonati rifugiandosi in un angolo buio, in attesa di una mano che la raccolga.
Ma tutto questo fa sorridere, tutto questo diventa luogo comune e buonismo, tutto questo è spazzatura, ma se chi ridi della bontà, generosità, sensibilità altrui si fermasse ad ascoltarsi, proverà solo paura di se stesso per l'ardio vuoto che troverà nella sua ragione e nel essere.
Le persone non ascoltamano mai se stessi temono quello che vi possono trovare...eppure solo questa "caduta dell'io" può risvegliare e rinutrire la steppa arida in cui ormai è esisliata la sua anima, le persone schivano con lo sguardo i matti, i diversamente-abili, i barboni,ecc ma in realtà lo sguardo lo distolgono solo da se stessi, creandosi l'illusione che non possono guradare perchè tanta compassione provoca dolore e si ritengono dispiaciuti ma in realtà non hanno il coraggio di guardare se stessi, tante anime vivono in condizioni ingenti ma per quello "sguardo" sono solo la creazione atipica di un autore sovvraumano , sono il risultato di combinazioni sbagliate, sono tutto fuorchè il frutto dell'uomo stesso.
Ci vuole coraggio a guardare gli occhi di quelle anime...basta farlo per comprenderne la ragione, le parole hanno poco senso difronte a "ragioni" ed esperienze emotive che si possono comprendere solo mettendole in atto e vivendole su se stessi, e qui mi fermo.
Un articolo che è meglio non leggere il tuo per permettersi di scappare dal richiamo della coscienza , meglio affrontare queste questi fatti come temi politici ed esempi di malasanità , meglio esporlo sotto forma di denuncia verso una giustizia zoppa, sarà meno doloroso che auto denunciarsi come uomini "incapaci" di provare sentimenti.
Hai ragione a citare Primo Levi e porti la medesima riflessione "se questo è un uomo" ciò mi riporta con la memoria ad un articolo letto qualche giorno fa in cui veniva ironicamente presa in considerazione che chi prova sentimenti di cooperazione, solidarietà, amorevoli, forse non sono "umani" ma "inumani".
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