Basta dare un'occhiata alle notizie di stampa e ci accorgiamo subito che c'è qualcosa di diverso nell'aria. Ahimè non è l'aria Natalizia che si avvicina ma ben altro! Si respira un'atmosfera di preoccupazione, di paura, di incertezza e di sfiducia nel futuro. I titoli della stampa sono implacabili, fino ad essere quasi ossessivi. Nella maggior parte di questi capeggiano solo dati, cifre e proiezioni finanziarie.
La voce di Bossi tuona contro il governo. Al teatrino della politica va in scena la stessa rappresentazione!
Il timore più avvertito è quello di un colpo di coda del Berlusconismo, con o senza il suo Fondatore. Ancora non si è capito che Berlusconi è stato ed è solo un "propagandista", l'esecutore materiale che furbescamente interpretava le direttive di una politica neoliberista indicata e progettata in ambiti ben più pericolosi, importanti e lontani. Tuttavia i timori non sono infondati, e lo possiamo vedere dall'attuale posizione politica assunta dalla Lega stessa.
Fornero incassa il plauso sulle pensioni. Intanto a Termini Imerese la Fiat manda a casa 1600 lavoratori.
Tutto bene e tutti contenti. Con la sola eccezione dei lavoratori della Fiat di Termini Imerese che da oggi chiuderà i battenti spedendo in cassa integrazione circa 1600 lavoratori dell'indotto. Intervenuta in videoconference all'assemblea Nazionale della CNA, il ministro del Lavoro Elsa Fornero ribadisce i criteri già a suo tempo esposti dal Premier Monti: rigore, equità e crescita. Ormai con questo slogan si cerca di risolvere ogni cosa. L'economista Torinese parla soprattutto di "Riforma pensionistica largamente già fatta, con alcuni elementi che potranno essere accelerati". Di fatto conferma che il governo si muoverà nel solco delle indicazioni date a suo tempo dalla Bce e dal governo Berlusconi. Forse non molti, specialmente tra i politici, hanno ben chiara cosa sta accadendo. Bersani plaude il "bel" discorso del ministro Fornero, probabilmente dimenticandosi di quello che sta accadendo in Sicilia. E' ancora il ministro del Lavoro a riprendere però la spinosa questione, tranquillizzando tutti sul fatto che il governo farà la sua parte. Come? In che modo? I lavoratori saranno da oggi fino al 31 dicembre in cassa integrazione! Quali risposte verranno date a queste persone? L'offerta del governo in questo caso rappresentato dalla Fornero è vaga e lo si evince dalle sue stesse parole: "Nel pieno rispetto dell'autonomia delle parti, il governo è disponibile a offrire il suo contributo costruttivo, se richiesto, alla soluzione della vicenda". Ci chiediamo se sia possibile e accettabile che si parli in questi termini. Il governo non è una "cosa" avulsa dalla "questione Fiat"! "Se richiesto??" Ma siamo "fuori" noi o dovrebbe rappresentare l'Elemento super partes che semmai stabilisce, o aiuta fattivamente a stabilire, le "regole" entro le quali si muovono le dinamiche in seno al mondo del Lavoro? Lo stesso Ministro ha affermato che "in questa vicenda la parte più debole è costituita dai lavoratori". Questa riflessione (scontata!) non può che raccogliere il nostro consenso, ma da questo a rendere fattiva una proposta sembra ci sia molta strada ancora da fare. Perché il Sig.Marchionne non è stato "sensibilizzato" proprio in virtù di quanto la stessa Fornero ha dichiarato? Se i lavoratori sono l'anello più debole ci deve pur essere un motivo! Si chiudono fabbriche e aziende senza proporre alternative praticabili? Quali sono gli "ammortizzatori sociali" ai quali si intende ricorrere per far sì che migliaia di lavoratori non vengano abbandonati al loro destino? Sarà bene ricordare che i posti di lavoro da "salvare" in questo periodo (si parla addirittura di una settimana) sono oltre 13.600. A quelli di Termini Imerese dobbiamo infatti aggiungere i 600 della Whirlpool, i 700 della Adelchi, i 2100 della Merloni, i 1500 della Agile, i 7127 della Ansaldo Ferroviaria e di altri indotti frammentati e sparsi in tutto il paese. E con questo "clima" si parla solo di disponibilità e non di piani concreti atti a stabilire EQUITA' reale e non solo verbale?? Ci auguriamo che l'applauso di Bersani sia solo indirizzato ad una parte di ciò che il ministro Fornero ha detto, ma che siano le stesse forze politiche ad incalzare lo stesso governo per far sì che anche per queste migliaia di lavoratori (e conseguentemente di Famiglie) possa esserci un Natale meno buio di quello che si va dipingendo.
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Figli di un Dio minore o cittadini italiani? Il Colle suggerisce, i “falchi” volteggiano sulla maggioranza
Tocca al Capo dello Stato far sentire la voce della politica. Napolitano volge la propria attenzione sul tema dell'immigrazione. Parla dell'esigenza di riconoscere la cittadinanza ai nati in Italia, e dall'opposizione, vera e mascherata, partono tuoni e fulmini. E' un dato di fatto che i falchi volteggino sulla maggioranza che sostiene il governo Monti, e altrettanta chiara è l'ambiguità con la quale una parte di questa aspetta un passo falso di questo stesso governo.
La scure di Marchionne si abbatte sui lavoratori della Fiat. Schiaffi a “tutti” in barba a regole e dialogo!
Marchionne "corre solo". Con un breve quanto arrogante comunicato la Fiat ha annunciato che dal 1° gennaio 2012 verranno applicati i contratti aziendali e non saranno più validi quelli nazionali. Uno schiaffo in piena regola, e questa volta è stato dato a tutti, governo, lavoratori, sindacati, forze politiche e chi più ne ha più ne metta. Al super AD della Fiat non interessa un tubo sapere chi governa o no, quanto portare avanti una strategia aziendale che porti frutti tangibili
Brindisi per l’approvazione del secondo decreto su Roma Capitale. Priorità giustificata?
Ci aspettavamo una partenza in linea con i propositi di intervento "urgente", eravamo concentrati sui problemi vertenti la crisi economica, invece il primo Consiglio dei Ministri si è occupato del decreto legislativo su Roma Capitale. Questo provvedimento non è "roba da poco", anzi, meritava sicuramente approfondimenti ulteriori, ed è proprio questo che ci porta a mostrare prudenza. Con questo si vorrebbe ridisegnare i nuovi poteri dell'Amministrazione romana, ovvero, il futuro status della Capitale. Sarà permesso al sindaco di Roma di trattare direttamente col governo per tutto ciò che riguarda la Capitale. Vengono così stabiliti quali sono i poteri che saranno trasferiti dallo Stato al nuovo ente e quali dalla Regione a questo. E’ doveroso però ricordare come già nel 2010 erano stati sollevati non pochi dubbi e critiche sul primo provvedimento; tra le principali espressioni negative sull'argomento in questione ricordiamo quella di Vezio De Lucia, Architetto e urbanista di chiara fama internazionale, Docente Universitario legato soprattutto alla trasformazione urbanistica di Napoli. In occasione dell'allora ventilato progetto che partiva dal primo decreto, non mancò di sottolineare le proprie perplessità: "...i poteri da trasferire alla capitale con successivi decreti legislativi dovrebbero riguardare i beni culturali, lo sviluppo economico e il turismo, l’assetto del territorio, le aree protette, l’edilizia pubblica e privata, la mobilità, i rifiuti, l’energia, la protezione civile e altre eventuali materie, tutte sottratte in particolare alla regione e alla provincia. Che sarebbero snaturate. Alla regione resterebbe integralmente la sanità e poco di più. Che senso avrà, come si potranno formare il piano territoriale di coordinamento o governare i trasporti di una provincia di Roma ridotta a spazio residuale, con un buco in mezzo? La popolazione provinciale – quella virtualmente riferita alle materie elencate sopra – si ridurrebbe da oltre 4 milioni di abitanti a meno di un milione e mezzo". La risposta alle perplessità di De Lucia non potevano non essere date dopo un’accurata riflessione politica. Ma il governo Monti ha comunque pensato di ripercorre in questo modo il solco dei "lavori incompiuti" e lasciati tali dal precedente governo, non considerando la ripercussione che tale provvedimento potrebbe avere nella geopolitica italiana. Brinda dunque alla decisione il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che però non conterà sui 60 consiglieri sperati, ma sugli attuali 48. Il progetto "Roma Capitale" non può essere avulso da un quadro di massima, ben più ampio e non limitato alla sola Capitale, pur importante che sia. Si dovrebbe agire per priorità e sicuramente non prima di un’approfondita consultazione politica. Dobbiamo quindi implicitamente intendere questa come una priorità?? Riprendendo le parole dell'Arch... De Lucia (di cui citiamo il pensiero) ci chiediamo perché non siano state prese in considerazione proposte come quella di attribuire a Roma capitale il rango di regione, com’è stato fatto per altre capitali europee che comprendono sempre vasti territori (la comunidad autonoma di Madrid comprende 179 comuni). Di conseguenza si dovrebbe decidere se la regione Lazio sopravvive (con una diversa articolazione delle province) o viene spartita fra Toscana, Abruzzo e Campania. Alemanno parla invece di equiparazione alle altre capitali europee, ma lo fa dimenticando in quale situazione economica ci troviamo; e la cosa che più fa riflettere è data dal fatto che ciò sia "accaduto" per lo stesso governo Monti. Un governo che dovrebbe puntare molto sulla ricostruzione di una coesione sociale ormai sgretolata e su livelli da brivido. Sarebbe stato meglio non inasprire il rapporto con l'opposizione dove oggi troviamo una Lega che ha subito scatenato polemiche rilanciando il federalismo fiscale su scala nazionale invece di partire dalla sola Roma. (e dal suo punto di vista come dargli torto?). Comunque, a dirla con sincerità, non è la preoccupazione di una Lega che polemizza, il dato che non ci permette di dormire tranquilli, quanto il timore che anche questo governo si perda in provvedimenti populisti che potrebbero essere invece valutati con più calma, e magari dopo quelli più urgenti nonché "socialmente rilevanti". Vedremo...
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Monti incassa la fiducia al Senato, ma le perplessità e i dubbi sul governo tecnico rimangono!
L'ipocrisia regna sovrana. Sembra che tutti i mali del mondo siano ormai alle spalle dopo la costituzione del governo tecnico guidato da Monti. E' chiaro come la dipartita di Berlusconi sia stata sentita e vista da molti come una "liberazione", ma da qui a far passare "l'evento Monti" come il nuovo "sogno italiano" ce ne corre, e non possiamo neppure tacere che tutto questo non permette davvero di stare allegri.
Quando la politica abdica, non resta che aspettare Godot.
Possiamo essere sicuri soltanto di una cosa: questo governo Monti serve solo alle Forze politiche italiane per prendere tempo in un momento in cui nessuno potrebbe riuscire a salvarci da sacrifici e rinunce. E' come se avessimo affidato ad altri (Bce e Fmi) il compito di mettere il naso nei conti di Casa nostra al fine di non far sprofondare prima del tempo un sistema socioeconomico ormai in retta d'arrivo. Il Pdl non avrebbe mai dato l'assenso (come probabilmente accadrà) se non avesse riflettuto sul fatto che nessun governo dimissionario ha finora vinto le elezioni successive; oltre al fatto che le divisioni si stanno ampliando e allargando a macchia d'olio. Il Pd ha capito da tempo (è uno dei principali testimonial di Monti) di non avere i numeri per governare, finendo per impazzire nel correre dietro ad un Terzo Polo (o per meglio dire, alla nuova "balena bianca" di Casini) che è in costante ascesa. La Lega si rifugia all'opposizione sperando di dare a bere agli italiani ed al suo elettorato in particolare, il fatto di non avere responsabilità (e quante ne ha invece!!) nel disastroso governo Berlusconi; ricomincia il teatrino con la riapertura del parlamento del Nord sotto la Presidenza di Maroni. Di Pietro e la sua Idv accordano invece a Monti la fiducia condizionata alla composizione della squadra di governo ed al programma che verrà presentato. Chi si aspetta grosse sorprese rimarrà deluso. I giochi (ahimè) sono fatti. Inizieranno i tatticismi di colori i quali sperano e puntano alla conservazione dei privilegi acquisiti come casta in barba ai Cittadini italiani. Ben difficilmente chi non si troverà d'accordo sulle "proposte" di volta in volta fatte, potrà sortire un effetto in favore di ciò che pensa. Democraticamente Monti avrà mano libera per fare ciò che vorrà. Non parliamo di opposizione, sarebbe un'eresia. La vera opposizione potrebbe essere solo quella portata avanti dalle parti sociali, dai Cittadini e dalle Forze politiche che stanno fuori del Parlamento. In sostanza la differenza sta nel fatto che non guadagneranno i soliti noti (o per meglio dire il "solito noto") ma rischiamo lo stesso di perdere tutti. Questo perché la vera politica, quella responsabile delle proprie azioni, quella che si dovrebbe mettere in gioco, in realtà ha scelto l'ignavia, ovvero di stare "in panchina" ad osservare il gioco che ristagnerà a centrocampo. Daremo il tapiro d'oro a chi riuscirà a distinguere tra destra e sinistra, tra conservatori e progressisti, tra vecchi e... vecchi. Ci sarebbe sempre quella "cosetta", com'è che si chiama? Ah sì, patrimoniale! Potrebbe risultare utile per tassare le rendite di quel famoso 10% di famiglie italiane che detengono la ricchezza del paese... Potremo smettere di giocare a fare la guerra risparmiando qualche miliardo... Potremo ancora far funzionare quell'ingegnoso sistema chiamato fisco facendolo funzionare come dovrebbe! Magari qualcuno potrebbe avere l'accortezza di non avventurarsi in spese per opere pubbliche inutili e dispendiose. Ma questo forse significherebbe avere una collocazione politica ben precisa, e magari pure tacciabile di faziosità. Meglio sorvolare e non stuzzicare il can che dorme. Dopo anni di individualismo, di liberismo selvaggio, andare a proporre "cose di sinistra" sarebbe troppo. E se poi qualcuno pensasse che il Popolo ne potrebbe beneficiare prendendoci gusto, prendendo coscienza che attraverso una convinta partecipazione si potrebbero risolvere molte cose? No, no, meglio che il gioco ristagni a centrocampo… Aspettando Godot.
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Monti al lavoro, mentre Berlusconi non si da per vinto e pensa al futuro. Nuovo partito all’orizzonte?
La situazione socio-economica dell'Italia resta e resterà grave, almeno per il Cittadino italiano. La fiducia che il governo Monti sembra riscuotere altro non è che il frutto dell'allineamento alla politica finanziaria voluta dalla Bce (braccio armato di Francia e Germania). L'ingerenza di questi ultimi si è rivelata assolutamente inaccettabile e lo abbiamo visto in più occasioni, ultima delle quali la sfrontata “sortita” di Sarkozy
Il cambio della “targa” non cambia la sostanza. Il pericolo di un macelleria sociale è sempre in agguato!
Siamo bombardati dalle stesse notizie, con gli stessi nomi che si rincorrono da giorni. E' pure difficile scrivere in queste condizioni, e talvolta si finisce per fare una cronaca sterile senza spiegare al Cittadino cosa sta accadendo. Probabilmente il governo tecnico (prima o poi) vedrà la luce. Il mondo della politica si sta mostrando sempre più distante dalle persone, salvo proporre e riproporre sterili kermesse per dimostrare una certa qual vitalità di una classe dirigente in realtà incapace, inefficiente e motivata solo dal principio dell'autoconservazione. Negli ultimi anni siamo stati abituati, grazie ad un disegno mirato a contenere e circoscrivere la pluralità dell'informazione a determinate aree politiche, ad ascoltare forzatamente solo la posizione di coloro i quali siedono in Parlamento. Ma la voce della casta non è l'unica e l'impasse di questi ultimi tempi mostra i limiti anche numerici delle Forze in campo ed indirettamente chiama in causa la partecipazione di quelle forze politiche che recitano un ruolo determinante in molte Amministrazioni Locali e Regionali. Per avere il termometro della situazione su una scala più ampia non possiamo quindi escludere il fermento che c'è tra queste Forze attualmente marginalizzate fuori dei confini di Montecitorio. Fa notizia per esempio che l'Idv e Di Pietro siano contrari al governo tecnico e meno la stessa posizione sia condivisa in parte da Sel e maggiormente dalla Federazione della Sinistra. Se la partita che stiamo politicamente giocando in questo momento è importante, non potrà non essere tenuto di conto quella che potrebbe essere la futura composizione delle forze in campo in prospettiva di nuove elezioni. Il primo a rompere gli indugi sembra essere proprio il governatore della Puglia e presidente di Sel, Nichi Vendola. "Il governo Monti ha un senso solo se è un governo di scopo: alcuni provvedimenti di equità sociale come una patrimoniale pesante, la tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie e il taglio delle spese militari. Dopo di che fine della storia e si va al voto tra pochi mesi". L'abilità comunicatoria di Vendola viene ripresa attraverso le interviste sulla Stampa prima e su Repubblica poi, ed esprime una posizione favorevole ma allo stesso tempo contraddittoria rispetto ad un governo tecnico: "Io non accetto di farmi militarizzare dalle grandi banche internazionali che hanno provocato apposta la speculazione sull'Italia proprio per riuscire a dirigere il nostro Paese da fuori". E' chiaro che il "Vendola pensiero" è rivolto più che altro al Pd verso il quale da tempo guarda come elemento determinante per un quadro di future alleanze. Sa bene che Monti è l'uomo scelto dallo stesso Partito Democratico ed esplicita il suo timore di una subalternità all'Europa finanziaria: "Io non intendo farmi eterodirigere da organismi economico-finanziari non eletti da nessuno: la Bce, il Fondo monetario, la stessa Commissione Ue non sono eletti dal popolo". La paura che la macelleria sociale vada avanti sotto un governo Monti è palese. Le dichiarazioni di Vendola non sono sfuggite a Claudio Grassi, esponente di primo piano del Partito della Rifondazione Comunista, che invita il presidente della Puglia a riflettere sul dato di fatto che proviene dalla stessa composizione di questo ipotetico governo formato (probabilmente) da Pd, Pdl e Udc che sono, soprattutto gli ultimi due, tra i principali sostenitori e interpreti di una politica economica che segue i dettami di Confindustria e su più ampia scala di quel mondo finanziario al quale faceva riferimento lo stesso Vendola. Siamo quindi a discutere su nomi e assetti quando la sostanza potrebbe non discostarsi dalla pericolosa politica portata avanti dal governo Berlusconi fino ad oggi. Nel maxiemendamento illustrato da Tremonti ci sono interventi da crisi di panico e tacere sarebbe un suicidio di massa. Si parla persino di "aree di interesse strategico nazionale" in cui è vietato entrare (i Territori della Val Susa, la No TAV!); si fa chiaro riferimento a interventi diretti e finalizzati a imporre una gestione centralizzata su meccanismi e materie di competenza degli Enti Locali! Insomma, in un modo o nell'altro sarebbe il Cittadino a farne direttamente le spese, circondato da ogni parte. Chi discuterà sulle nuove normative che di fatto vorrebbero esautorare definitivamente l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori?? Un tecnico, economista come Monti?? Dov'è si andrà a collocare la capacità di analisi e proposizione della politica organizzata?? Un governo non è mai tecnico, e se non facciamo chiarezza rischiamo solo di cambiare la targa ad un veicolo che già troppi incidenti ha provocato nel corso di questi anni.
Monti in pole position tra incertezze e difficoltà. Lo spettro di Berlusconi frena la via di nuove elezioni.
Il Paese si trova tra l'incudine e il martello. Dopo il risveglio improvviso del capo dello Stato che ha nominato Mario Monti Senatore a vita, si apre ovviamente la fase decisiva per l'uscita di scena di Silvio Berlusconi. Napolitano ha forzato i tempi ben consapevole che l'attuale Premier avrebbe giocato qualsiasi carta pur di "prendere altro tempo". Bene ha fatto a legittimare anche politicamente quello che considera da tempo il soggetto più qualificato per gestire questa delicatissima fase politica. Il nodo che resta comunque da sciogliere è come impedire a Berlusconi di legiferare senza numeri e per di più attraverso un maxi decreto che potrebbe avere un peso notevole sulla vita dei Cittadini italiani. Le misure illustrate da Tremonti, che sembra ancora di più all'ultimo Giapponese che non sapeva che la Guerra fosse finita, sono drammatiche per la loro drasticità. Si parla ancora di metter le mani sull'Art. 18 dello statuto dei lavoratori e persino di interventi "punitivi" straordinari su chi ostacolerà i lavori della No Tav. Il gioco si fa duro e non si tratta solo di far tornare i conti (cosa peraltro assai difficile e improbabile) quanto il modo di non far gravare il fardello ancora sul Cittadino. I numeri talvolta sono impietosi ma è compito della politica saper dare indirizzi e indicazioni sul modo di utilizzarli. L'unica posizione certa è quella della Lega che non recede dall'ipotesi di elezioni anticipate. Tutti gli altri, da Casini a Bersani (inutile che faccia la voce grossa dicendo che non ha paura delle elezioni) fino a gran parte dello stesso Pdl, ai quali sembra essersi adeguato persino Berlusconi, spingono per una rapida composizione di un governo tecnico sotto la guida di Monti. Il solo nell'opposizione a mantenere la barra a dritta resta Di Pietro, ed esternamente il sempre più interessato agli "affari di governo", Vendola. E' difficile dare torto all'ex magistrato di "mani pulite", specialmente quando afferma che "Si paventa un governo che risponde al sistema bancario, al sistema finanziario e addirittura a quello della speculazione. Non è il sistema degli interessi dei cittadini italiani che non sono fatti dalle banche. Bisogna distinguere la realtà dalla disinformazione che è ormai in mano al sistema bancario e finanziario". In realtà la posizione di Di Pietro è per certi versi molto simile a quella esplicitata dalla sinistra fuori dal Parlamento; in sostanza le uniche forze politiche che ancora oggi parlano di difesa dei ceti deboli. Abbiamo esordito dicendo però che occorre togliere spazio e tempo a Berlusconi e questo consiglia a malincuore di espropriarlo dei suoi poteri al più presto possibile. Se il Pd fosse voluto ricorrere ad elezioni anticipate a quest'ora saremo già a discutere del domani; ma da troppo tempo lavorava alla costruzione di un governo tecnico e non si lascerà sfuggire l'occasione per governare senza bruciarsi in fretta e furia. Nessuno di noi ha la sfera di cristallo e la sola cosa che ci rimane è la speranza di vedere l'opposizione recitare veramente il proprio ruolo fino in fondo. Bersani ha promesso di vigilare sul lavoro che verrà fatto in questa fase assai convulsa, ma ci resta difficile immaginare una piena collaborazione da parte di chi ha presentato una bozza di emendamento che è raccapricciante. Il lavoro e il sociale è al centro dell'attenzione e fino ad oggi rimane nel mirino dei più. Neppure Monto ha la bacchetta magica ed oltretutto non è un politico ma un tecnico, competente ma pur sempre un tecnico. E' incredibile assistere impotenti al ricatto in cui questo governo ha lasciato che l'Italia cadesse per opera della Bce. La paura che la tesi paventata da Di Pietro sia quella giusta è tanta e consiglia prudenza ad ogni movimento. Ritenersi soddisfatti per il solo fatto di aver quasi (quasi!) mandato a casa Berlusconi non può essere vista come la soluzione definitiva. L'Italia deve ripartire da questo punto per cambiare realmente registro. Il solo modo credibile e senza macchie e dubbi può solo essere quello di un ricorso all'espressione del voto Popolare.
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Il solito Berlusconi. La maggioranza è senza numeri, perché non lascia il passo?
Non sono stati sufficienti tutti questi anni per capire chi è Silvio Berlusconi? Forse no. Lo si evince dalla situazione di pericolosa incertezza che, pur "perdendo", lo stesso Premier cerca di giostrare al meglio per tirarne fuori ancora una volta un vantaggio. I 308 voti ottenuti ieri alla Camera (martedì 8, ndr.) se da una parte sanciscono la fine della maggioranza, è pur vero che sono una certezza solo per la nota di cronaca.
Berlusconi si dimette? Questione spinosa, futuro dubbioso. E la nave Italia intanto affonda!
Nessuno si illuda, non è una fuga! Il Cavaliere, "il Caimano", "Sua emittenza" o come lo hanno chiamato in tutti questi anni, non è uomo da pensare a questioni di orgoglio o altro del genere. Lascerà quando e come gli tornerà più "utile". L'emblema del politico manager continua e si rinnova. Ferrara e Bechis sono solo due esempi eclatanti di personaggi che contano solo se indirizzati o "consigliati" da Lui stesso. E' probabile che la fine sia davvero vicina, ma era nelle cose,
Il Pd si conta in piazza. Se questa è l’alternativa non ci resta che piangere.
La realtà è lo specchio della verità, sempre e comunque. Il Pd si è ritrovato ieri a Roma in una piazza San Giovanni scontatamente affollata. Sarebbe stato sorprendente se un partito tra i pochi a poter contare su una macchina organizzativa professionale e oltretutto supportata da mezzi economici "adeguati" non fosse riuscito nell'impresa non certo titanica. Sembrava quasi una sorta di seconda kermesse dopo quella del giovan virgulto Matteo Renzi da Firenze. Niente di eclatante né di nuovo.
Crisi economica, spese militari e ruolo delle Forze Armate: i conti non tornano!
Non c'è occasione che non si presti a interpretazioni che sinceramente destano più di un dubbio. Quando finiremo di riempire le cronache di discorsi retorici e lontani da una realtà che invoca ben altre considerazioni? Partiamo dalla cronaca di un giorno che per le Forze Armate non è un giorno qualunque. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha presieduto alla celebrazione della Festa in Loro onore esaltandone la funzione, senza mancare di inserire il tutto in un quadro che invece andrebbe rivisto e sul quale sarebbe opportuno fare una dovuta quanto approfondita riflessione. Napolitano parla a tutto campo, ricorda (come se non la vivessimo sulla Nostra pelle!) la crisi economica in atto, e non esita a definirla quasi con stupore, come la peggiore dal dopo guerra. Non fa però alcun cenno alle ingenti spese belliche che pesano come un macigno sulla testa degli Italiani, in un momento in cui si cerca di far pagare la portata di questa crisi (sistemica, ricordiamolo!) agli stessi Cittadini ed ai lavoratori in primis. Parla di Forze Armate che "con la loro opera, contribuiscono a costruire, insieme agli strumenti militari di stati amici ed alleati, la sicurezza e la stabilità nelle aree più critiche del mondo e lungo le grandi vie di comunicazione, vitali per la libertà dei traffici commerciali". Siamo sicuri che sia questa l'analisi giusta? Criticare senza spiegare non è mai positivo e ce ne guardiamo bene. E' proprio per questo che vorremo tanto conoscere particolari più precisi sulle criticità di queste aree e sul modo di risolvere queste "situazioni". Abbiamo l'imbarazzo della scelta nel ricordarne nomi e luoghi. Pensiamo all'Afghanistan, scenario di una guerra infinita dove proprio recentemente abbiamo assistito ad un progressivo ritiro di truppe perfino da parte delle grandi Potenze. Una Regione dove la situazione non è mutata malgrado le non poche perdite umane subite; e tra queste registriamo con dolore quella di diversi Nostri soldati, oltre tante vittime civili, ovviamente inermi. Il recente epilogo della guerra in Libia porta con sé altrettante inquietanti domande; spese esorbitanti alle quali si sono aggiunte grosse perdite sul fronte economico (Eni, gasdotto ecc.....). Non si tratta di egoismo che ci porta al rifiuto del sostentamento delle Forze Armate ma del rifiuto della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti tra esseri umani. Abbiamo sotto gli occhi l'esempio del fallimento dello "strumento guerra" e dobbiamo prenderne coscienza. In Afghanistan l'America ha colto al balzo l'evento dell'uccisione di Bin Laden per fuggire da una guerra in cui aveva riversato milioni di dollari senza ottenere il benché minimo risultato! Stesso discorso per altri e notissimi eventi bellici, scaturiti da logiche di interessi economici e non da nobiltà d'animo. Non prendiamoci in giro! La guerra è il fallimento della diplomazia politica o del pretesto per conquistare qualcosa. Si ottiene la pace se si porta la pace. Le Forze Armate possono avere funzioni importanti in molti contesti, a cominciare da quelli in ambito civile. Ricordiamo con dolore il recente disastro dovuto alla pioggia in Liguria, dove sono ancora oggi all'opera volontari che rimuovono fango e macerie; e tra queste ogni tanto spunta un cadavere! Non sono i soldati che costano quanto gli armamenti, il materiale bellico e tutto ciò che ne consegue. Perché dunque voler giustificare la bontà di scelte che così tanto positive non sembrano poi essere?? "Gli scenari internazionali si caricano di vecchie e nuove tensioni". Napolitano si è detto molto preoccupato: "Cresce l'instabilità ed emergono minacce trasversali, con il diffondersi del terrorismo e di movimenti eversivi transnazionali, la caduta di regimi autoritari pluridecennali e l'insorgere di forme antistoriche di radicalismo politico e religioso". Vorremo però ricordare che il terrorismo cresce e prolifera laddove c'è un terreno di coltura che lo favorisce, e la risposta a questo non può essere il ricorso al conflitto bellico. In Afghanistan la guerra ai presunti terroristi è stata persa. Così come non possiamo dimenticare quello che a suo tempo accadde in Vietnam, oppure in Iraq dove neppure oggi si può affermare di aver raggiunto la pace. Agitare lo spettro del terrorismo ogni qualvolta c'è presenza di interessi in ballo è estremamente riduttivo. L'Eta in Spagna, ha potuto combattere per oltre 40anni e ha deposto le armi solo quando si è aperto uno spiraglio politico che le consentisse di avere una rappresentanza autonoma. Sono decine e decine gli esempi da poter citare e mai la risposta ad uno di questi può essere vista attraverso la prospettiva di un conflitto bellico. L'industria bellica è fonte di enormi guadagni, ed è la sola vincitrice in queste situazioni. Citare la crisi, mondiale, strutturale e vogliamo ricordare, indice dello sgretolamento di un sistema sociale ed economico che chiede a gran voce un'alternativa, è quanto mai inappropriato. Padre Alex Zanotelli ci ricorda un dato che non può essere ignorato; solo nel 2010 l'Italia ha speso per la difesa 27 miliardi di euro! Oltre 50 mila euro al minuto, 3 milioni all'ora e 76 milioni al giorno. Nei prossimi anni il governo ha deciso di spendere altri 17 miliardi di euro per acquistare 131 cacciabombardieri F 35. Bè, allora non siamo poi così tanto visionari!? Il ruolo delle Forze Armate può essere ripensato, nessuno vuol mostrarsi ostile, ma in un'ottica ben diversa da quella intesa oggi, e soprattutto visto che neppure i numeri sono confortanti a tal punto da giustificare uscite che somigliano molto di più a cannonate sparate sulla Croce Rossa...
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L’agonia è lunga, la morte è certa. All’orizzonte un governo tecnico guidato da Monti?
Ancora un bluff, ancora un prolungamento di un'agonia che non lascia presagire nessuna via di uscita. Questa mattina il Capo dello Stato ha convocato i partiti della maggioranza. Il copione si ripete: "O noi o nuove elezioni", chiosa Bossi. Ma anche all'interno del Pdl c'è un "rumoroso" malcontento; il maxiemendamento non ha certamente dato risposte in alcun senso. La questione è politica e come tale va sciolta. Nella conferenza stampa indetta a Roma in via dell'Umiltà (ma guarda te che nome..!) Angelino Alfano ripete la lezioncina come un diligente soldatino: "Abbiamo i numeri e un programma, quello concordato nella lettera alla Bce, per finire la legislatura". Ma non può esimersi dall'ammettere che alcuni problemi sono stati posti da sei esponenti del suo partito che "chiedono al Premier un cambio di passo". Resta il fatto che Napolitano ancora una volta si mostra vigile ma non vuole mostrarsi determinante rimandando lo "scontro" all'Aula di Montecitorio. Viviamo in una sorta di incubo costellato da incertezza, o per dirla come Casini, "siamo in uno stato confusionale permanente". Dobbiamo aver chiaro che il maxiemendamento contiene tutto e nulla ed è stato solo un tentativo, riuscito, di prendere tempo. La sorpresa può esser dietro l'angolo con questo governo che vive da quando è nato di promesse mai mantenute. Lo stesso presidente della Camera auspica che si formi "una maggioranza per salvare quel po' che c'è ancora da salvare", ma con estrema lucidità rispedisce al mittente un “governicchio” del ribaltone. Malgrado sia realmente presente una situazione veramente confusa qualcosa si sta pur muovendo. Nell'impossibilità (o nella "non volontà) di assumersi la propria e piena responsabilità, le opposizioni hanno da tempo la loro carta da giocare. Il nome non è un segreto, e sarebbe quello di Mario Monti, Preside della Bocconi, ex Commissario e tanto altro. Insomma, l'immagine è quella di una sconfitta della politica e su questo non ci piove. Una politica che per mantenere i suoi privilegi e non arretrare è disposta a delegare alla freddezza dei numeri la giusta interpretazione che a questi occorrerebbe dare. Oltre al fatto che difficilmente un tecnico è solo tale, ci chiediamo quale fiducia potrebbe ancora avere il Cittadino in questo tipo di politica. Certo, qualcuno potrebbe dire che tutto sarebbe meglio di Berlusconi; ma siamo sicuri che non vi siano altre strade? Chi porta avanti gli interessi dei lavoratori, dei precari, dei ceti meno abbienti che sono i primi a pagare il costo di una crisi e di un debito definito "pubblico" ma creato da pochi? Monti sarebbe in grado di far quadrare i conti facendo pagare una tassa patrimoniale ai redditi più alti, a quel 10% delle famiglie italiane che detengono la vera ricchezza del Paese? Sarebbe capace di chiedere una drastica riduzione delle spese militari? Impedirebbe lo sgretolamento dell'Art. 18 dello statuto dei lavoratori? Oppure farebbe di tutto per eseguire il diktat perentoriamente indicato dalla Bce? In Grecia si stanno avvicinando a soluzioni drastiche e contrarie alle politiche economiche richieste dalla stessa Bce. Qualcuno si è chiesto se sia possibile estendere questa consultazione popolare in altri paesi europei; la risposta non può essere data da tecnici ma da politici. Una risposta che possa tener conto di un modello socio-economico che non regge più, che ha davanti a sé poco tempo. Per quanto tempo ancora si crede che la stessa Francia insieme alla Germania possano rimanere esenti dalle difficoltà che sono esplose nel resto dell'Europa? Siamo d'accordo con Fini, non crediamo nei "governicchio". Per questo pensiamo che solo la volontà popolare sia l'unica risorsa alla quale attingere. Forse è giunto il momento che anche la politica dimostri di saper fare un passo indietro, e questo può esser fatto solo ascoltando ciò che il Cittadino-Elettore ha da dire.
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La punta dell’iceberg è emersa. Affiora la grande paura di un vuoto da riempire con “larghe” intese!
Il tappo è saltato. La nave Italia è alla deriva, anche se questo lo avevano capito anche i più sprovveduti. Stavolta la Finanza è servita a dare il "là" per una presa di posizione (ovviamente "suggerita") del Colle. Il presidente Napolitano si è spinto a dire che "verificherà larga condivisione". Berlusconi e il suo governo non sono più credibili e il mondo economico internazionale ne sta prendendo atto impietosamente. Possiamo paragonare il tutto ad una squadra di calcio che naviga nei bassifondi della classifica. Spesso l'allenatore viene allontanato ed al suo posto assunto uno nuovo. Altrettanto spesso, quest'ultimo non sortisce gli effetti desiderati, e la barca affonda egualmente. I buoi sono scappati, il danno viene da lontano ed oltretutto non è stato contenuto ma amplificato. Il nuovo "allenatore" (probabilmente) suggerito da Napolitano potrebbe essere rappresentato da un governo dove troverebbero posto elementi dell'attuale maggioranza ed altri dell'opposizione. Un pastrocchio. Una cosa che non è stata fatta prima per il solo fatto che nessuno di questi voleva cedere di un passo! In gioco c'è il futuro, i governi degli anni a venire, se non addirittura il destino di intere classi dirigenti. Prima riflessione: nessuna di queste componenti politiche ha i numeri per governare. Ipotetica risposta: lasciare una legge elettorale ingessata e rappresentata da un sistema Bipolare maggioritario (o forse sarebbe più giusto definirlo BIPARTITICO?) a favore del ritorno del Proporzionale o quanto meno di un sistema dove il contrappeso proporzionale abbia la sua giusta incidenza, non sarebbe una possibilità sulla quale pensar bene? Abbiamo criticato per anni la Prima Repubblica per poi fare peggio! Non è un modo per rimpiangerla ma che almeno si facciano quei passi indietro necessari per non far sprofondare del tutto la Nostra attuale Repubblica. Pd e Pdl cercano di fare di tutto per garantirsi un posto al sole anche per il futuro, e questo aumenta la rabbia dei Cittadini.
Non si può non essere d'accordo (Angeletti, ndr) con chi ha detto durante la trasmissione Porta a Porta, che la parola deve ora passare al Popolo. Un governo di garanzie?? Ma di quali garanzie si parla? Forse di qualcosa che favorisca ancora inciuci e accordicchi che permettano da una parte l'applicazione del diktat europeo e dall'altra l'autoconservazione della casta?? No Signori! Il Popolo italiano è stanco sia dell'una che dell'altra. Sono tre le domande che continuano ad angosciare: 1) Chi ha generato quello che chiamano debito pubblico?? (non certo il Cittadino e neppure i lavoratori!) 2) Quale ruolo ha la Bce per imporre metodi di risoluzione e percorsi interni ai paesi dell'Unione Europea?? 3) Perché non lasciamo che sia il Cittadino-Elettore a decidere quali potrebbero essere gli strumenti da mettere in campo per una corretta gestione del futuro?? L'ennesimo suicidio si sta per compiere. Si pretenderebbe che Pdl e Pd governassero assieme, con la partecipazione di Terzo Polo e Forze sociali. Si vorrebbe forse trasformare la Repubblica Italiana in un agglomerato anarchico dove la coperta verrebbe tirata da più parti finendo per cercare la quadratura del cerchio sulla sopravvivenza di una classe dirigente che ha dimostrato una netta e insindacabile insufficienza?? Staccare la spina a questo governo è sicuramente la priorità doverosa quanto irrinunciabile, ma pensare che le forze politiche che l'hanno sostenuto e foraggiato possano ancora partecipare al "massacro", ci sembrerebbe davvero l'ennesima beffa per il Popolo italiano.
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