Val di Susa, sfiorato il dramma. Dialogo e confronto: due parole sconosciute!
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Tagli alla Difesa? Il gioco delle tre carte continua! (Con De Paola che scomoda persino Gramsci!!)
Ecco il motivo e la ragione di dover affrontare l'argomento in un contesto più ampio di quello prettamente nazionale. Comprendiamo benissimo quanto il cammino in questa direzione sia difficile e impervio, ma sacrificare miliardi in materiale bellico quando c'è chi non riesce a vivere (dobbiamo ricordare l'ormai cronica mancanza di lavoro, di prospettive, di un welfare che non include ma esclude, ed altro ancora??) ci resta impossibile da accettare! Il ministro della Difesa parla di una riduzione del corpo militare, che oggi conta su 183mila unità, che prevede una defalcazione di 33mila unità fino a scendere a 150mila. A partire da questo momento?? No, sia mai. Tutto ciò che non riguarda “tagli”, drastici interventi sul mondo del lavoro, dei diritti e dello stato sociale, viene diluito nel tempo. Riduzione del 20%! Perché solo del 20% e non invece un cambiamento vero e proprio che dia il senso di una vera inversione di tendenza culturale del paese? Perché non pensare di cambiare la funzione del "militare" costruendo quella di soggetto attivo, professionista in ambito di protezione e tutela civile, sia per la salvaguardia del Territorio (vediamo quello che sta accadendo con le variazioni climatiche in questi giorni) che dei bisogni della Gente? Ci sfuggono i particolari che giustificano il mantenimento di un assetto militare che da solo sarebbe insufficiente e inutile da mantenere, oltre ovviamente, ai costi esorbitanti che questo comporta. Ancora una volta Monti parla di novità, quando in realtà rimane ancorato ad una visione obsoleta che riconduce tutto ad un sistema di alleanze che in realtà vincolano l'Italia a percorsi assolutamente non autonomi. Le parole del Premier sono chiare: "Il punto più importante di questo Consiglio dei ministri è stata la riforma del modello di difesa. Voglio sottolineare la grandissima importanza del settore per la vita nazionale e internazionale dell'Italia". Monti cita il ministro della Difesa sottolineando come Di Paola "Ha presentato una riforma del modello di Difesa basata su una profonda analisi sia di tipo strategico, in relazione alle tematiche dello scenario internazionale e alle politiche della sicurezza della Nato e dell'Unione europea, sia basato su considerazioni economiche. Il ministro della Difesa si è reso interprete della necessità di grande attenzione alla spesa e agli equilibri economico-finanziari che caratterizzano l'Italia e non solo l'Italia in questa fase storica". E' forse questo l'esito dell'incontro avuto con Obama?? La brutalità con cui si offre la spiegazione di questa "manovrina" è allucinante. Si parla di sviluppo di attività lavorative attraverso la produzione di armi, e non ci vuole molto a capire che l'industria bellica avrà uno sviluppo non sottovalutatile.
La ricostruzione del percorso governativo è stata ripresa con estrema precisione dalla Rete Italiana per il Disarmo che, attraverso le parole del suo coordinatore Francesco Vignarca, spiega con dovizia di particolari quello che è il vero significato delle decisioni prese dal CDM: "I soldi ricavati (ma non da subito) con il taglio di una parte del personale andranno invece solamente a coprire le maggiori spese previste per l'esercizio (formazione e manutenzione) ed investimento (sistemi d'arma). Il riequilibrio tra i costi del personale (attualmente si arriva quasi al 70%) e le altre voci di spesa militare non si configurerà come un dimagrimento dei fondi che lo Stato spende in questo comparto, sempre e stabilmente oltre i 21 miliardi di euro comprendendo anche soldi non inseriti nel bilancio del Ministero della Difesa. Con un vantaggio automatico e forte per l'industria a produzione militare e un assegno in bianco pronto ogni anno per pagare scelte di acquisizione di sistemi d'arma che una volta fatte vincoleranno il nostro Paese per decenni". Impossibile non dargli credito quando lo stesso Di Paola, rivolgendosi alle agenzie di stampa, (mart. 14 febbraio, ndr.) era stato chiaro: "Ci sono investimenti importanti di realtà industriali che si stanno realizzando a Cameri, in provincia di Novara. Più di 20 aziende hanno vinto contratti, ci sono circa 10.000 posti di lavoro potenziali. Questa riforma che è incisiva tocca anche le capacità operative, certe capacità verranno ridotte e punteremo su altre. Un programma complessivo, lo dirò domani in dettaglio al Parlamento". Il ministro della Difesa dovrebbe inoltre cercare di interpretare meglio le parole di Gramsci che cita in maniera davvero impropria attribuendogli un significato di ben altro tenore da quello originario, senza ricorrere a dichiarazioni davvero sorprendenti: "Come disse una volta Gramsci, per essere cosmopoliti, bisogna prima avere una patria. E allora io dico: per essere più europei nella Difesa domani, bisogna essere più italiani oggi", conclude lo stesso ministro. Oltretutto Di Paola cade in contraddizione richiamandosi ad un'amor di Patria che in realtà viene dirottato su logiche esterne all'Italia e da inquadrare in una logica di alleanze nelle quali siamo in realtà solo subalterni valletti!
Flavio Lotti,coordinatore della Tavola della Pace, si era già espresso in modo altrettanto chiaro affermando che "Ora tocca al Parlamento ed alle forze politiche di trovare le risposte a queste domande: a che ci serve comperare queste spaventose macchine da guerra? Dove e quando pensiamo di impiegarle? Quanto ci costa comprarle? Quanto ci costa mantenerle? Cosa potremmo fare con gli stessi soldi? E non ci sono solo gli F-35...".
Come sostiene anche il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, "Qui non si tratta di essere italiani o europei ma di affrontare una crisi economica drammatica che sta mettendo in ginocchio gli italiani e gli europei: per cui è il momento che l'Italia rinunci a tutti i caccia bombardieri F-35 che rappresentano uno spreco enorme per il nostro paese e un'offesa a tutti i cittadini che il Governo ha chiamato a fare sacrifici enormi". Lasciamo quindi che il pensiero Gramsciano resti inalterato in chi lo ha sempre sostenuto e soprattutto nel suo significato. Siamo ancora una volta in presenza di un tentativo da parte del governo Monti di "far colpo" sull'opinione pubblica con provvedimenti parziali, insufficienti e inadeguati alla realtà. L'argomento è vasto e potrebbe incidere in molti settori della vita sociale del Nostro paese. Sicuramente non è un lavoro a cui possono dare una risposta convincente dei "Tecnici". La speranza che la Politica si riprenda dal suo lungo letargo e si riappropri dei suoi strumenti è sempre viva. Il Popolo italiano aspetta, impaziente!
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Il Professore questa volta ha mostrato il suo vero volto. Restio a suo tempo quando dichiarò la sua poca voglia di "socializzare" attraverso i mezzi televisivi, non ha retto al fascino furbesco della logica comunicativa.
Che l'art. 18 sia ormai la linea del Piave è cosa risaputa, e che tutto passi da una vera discussione sulle tematiche del lavoro ci sembra scontato. Ma in questo caso, il Premier, che in realtà è un politico che si spaccia per "tecnico", ha ben compreso quanto sia importante preparare sempre e comunque il terreno che si vuol dissodare. La cornice lo sta facilitando, tanto che persino l'uomo della strada, disgustato da ciò che accade ancora oggi nei partiti politici, è arrivato a vederlo come "la Persona seria che si spende per far pulizia degli errori fatti dagli stessi partiti". In questo varco si insinua abilmente la scure del "teutonico" ex Rettore della Bocconi. Sembra che con il passare del tempo aumenti la sua sicurezza. Il volto del potere, perché di questo si tratta, si abbatte sulle speranze di molti, giovani ma anche meno giovani. Difficile non trasformare un articolo di stampa in una lettera aperta, anche se la voglia sarebbe tanta. Queste le precise parole pronunciate dallo stesso Premier: "I giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Tra l'altro, che monotonia il posto fisso. È meglio cambiare ma bisogna accettare le sfide".
Vediamo con calma di aprire una sorta di dialogo immaginario con lo stesso Professore. Intanto registriamo l'assenza dal suo vocabolario del termine "analisi sociale", visto che si parla molto di giovani (per il motivo ben preciso che a Loro si può "promettere il mondo" contando sul tempo che poi puntualmente modifica ogni cosa) escludendoli da un contesto sociale che è ben più ampio, che soprattutto prevede un cospicuo aumento di anziani e di soggetti meno giovani a cui dovrà essere data una valida "risposta". Probabilmente si tratta di una svista quella di non "vedere" più la presenza di tutti quei soggetti che sono ancora attivi a livello lavorativo malgrado non siano più catalogabili come giovani, con famiglia o meno, disoccupati, inoccupati e ovviamente socialmente non garantiti. Che tipo di risposta darebbe ad uno di questi "soggetti" il Nostro serafico Presidente? Quella di trovarsi un lavoro diverso, visto che per mille ed un motivo il vecchio non ce l'hanno più? Qualcuno ha forse rubato dal vocabolario il termine PERSONA. La prassi è la solita. Dividere, scomporre per far fuori intere generazioni o addirittura per metterle l'una contro l'altra. Il precariato è la forma più vigliacca di gestire un lavoratore, a qualsiasi età! Lo si tiene sulla corda, gli viene impedito l'accesso al credito, alla vita di società, alle aspirazioni e magari anche a qualche piccolo ma sacrosanto sogno. Ma ragioniamo per assurdo (sottolineo ASSURDO!). Proviamo per un attimo a dar ragione a Monti. Il Professore ha forse parlato o proposto di investire risorse in percorsi di FORMAZIONE CONTINUA che possano ovviare alla MONOTONIA del posto fisso? E' stato disegnato un quadro di accompagnamento per il lavoratore che ha perso il lavoro o per lo stesso precario che viene sbattuto da un posto all'altro e per il tempo che serve? Si lascia che sia compito della sola fantasia individuale quella di riciclarsi cambiando posto di lavoro?? La risposta al momento ci sembra sia NEGATIVA. Ed allora, ma di che cosa parla il Professor Mario Monti?! Crede forse che tutti possano vantare i suoi innumerevoli privilegi? Questo per rispondere sul piano tecnico. Mentre sul piano sociale ci chiediamo come sia possibile ignorare il vissuto delle Persone. Crede forse che Queste vivano per lavorare o magari lavorino per vivere?? Sta decollando nuovamente un bieco individualismo che isola la Persona intesa come figura sociale, da un ambito ben più complesso, che prevede la Famiglia, la casa, (il problema abitativo..Professore..il problema abitativo esiste!!) il raggiungimento di uno status di serenità necessario per vivere in maniera decorosa e molto altro ancora. Già, come fare a porre queste problematiche ad uno dei massimi appartenenti all'establishment finanziario europeo, se non mondiale?! Si scenda nel concreto e non si faccia demagogia partendo da punti di forza arroganti e inaccettabili. Esiste la possibilità di passare da un lavoro ad un altro? NO. Quali sarebbero le eventuali condizioni per mettersi in gioco?? Ne conosciamo poche, ma da queste sicuramente non si possono escludere la Scuola e l'ambito formativo a livello continuato. Finché mancano queste condizioni si consiglia al Professor Monti di pesare bene le parole che impattano contro una realtà drammatica, e non incoraggia la ripresa di una coesione sociale che ormai è solo un ricordo! Libertà di scelta, aspirazioni, attitudini, sogni, sono per il Presidente del Consiglio ormai solo un lusso. Mancando una valida e vera alternativa politica, viene a mancare anche il contraddittorio che vorrebbe, a giusta ragione, che questi termini fossero irrinunciabili, e se qualora dovesse esserci un motivo più che valido e condiviso per accantonarli, che almeno vengano forniti gli strumenti adatti per ovviare!
Ormai è chiaro che l'italiano è per Monti solo un contribuente, come si usa dire da sempre in America. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di distruggere la dignità umana, la Persona e il suo vero significato. E' un sistema che sta crollando sotto l'opera demolitrice di politiche sociali ed economiche che risalgono addirittura al dopoguerra. Raschiando il barile siamo arrivati a vederne il fondo. Adesso vorremo rimediare chiedendo ai Cittadini di "ricapitalizzare" lo stesso "barile", in modo che i soliti noti possano attingerci a piene mani.
La frase di Monti non ha suscitato reazioni solo per il "tono" con il quale è stata offerta agli italiani, ma bensì per quello che nasconde. Il vero obiettivo è la distruzione dell'articolo 18. Nelle intenzioni della Signora Fornero infatti c'è quella di porre fine al diritto dei lavoratori di non essere licenziati senza una giusta motivazione. Questo si pensa favorisca la rinascita dell'occupazione e la fine del precariato? Aspettiamo risposte e magari consigliamo, se ci è concesso, di pensare a regolamentare l'accesso al mondo del lavoro, prima di metter nuovamente le mani su faticose conquiste che ad oggi hanno fatto in modo che la tragedia non fosse totale.