Toni paterni, distensivi, o forse meglio dire "anestetizzanti". Da più parti si richiama al dialogo. Esordisce Monti, segue la replica di fine anno (con altrettanta quanto efficace retorica) del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il richiamo al dialogo è più che giusto, e nessuno lo vuol mettere in discussione, ma ci sembra che qualcosa strida con la realtà del momento. In poche parole si chiede comprensione, o forse ahimé, obbedienza?
Scriviamo questo dopo aver toccato con mano la realtà dei provvedimenti messi in pratica dalla manovra che sta veramente portando lacrime e sangue. Analizziamo la realtà per un attimo; il governo Monti ha ottenuto quel "via libera" per mettere in pratica quelle azioni rigide che colpiranno gli italiani, oltretutto non in misura eguale ma soltanto più largamente diffusa, ampia. Non si è tenuto conto di chi "ha di più" e di chi soffre invece più di altri una situazione che nasce da molto lontano. Questo ha creato e reso ancora più palpabile la forbice della diseguaglianza sociale. Si è dato vita ad un piano economico che da solo non sarà sufficiente; lo hanno compreso anche i bambini. Un percorso che porta con sé (e lo stiamo vedendo) rincari, difficoltà, e ulteriori ritocchi in negativo alla quotidianità del Cittadino). La vita all'improvviso è diventata ancora più insostenibile, esasperatamente incerta, ed ha creato paura ovviamente in prospettiva futura. Come fa il presidente Napolitano ha invocare un "volemosi bene" generico, senza vigilare affinché il governo non sia l'unico soggetto che fa e disfa'? Cogliamo un tono diverso anche se usa parole simili, nelle frasi di Mons. Bagnasco, che non si tira indietro quando afferma e auspica che "La via del dialogo tra diversi soggetti è molto importante", per prevenire le tensioni sociali "perché parlarsi significa far emergere i problemi e cercare soluzioni possibili". Ci uniamo all'appello di Bagnasco al fine di rendere possibile un vero dialogo, e non una farsa come quella che sta andando in scena! La manovra "salva Italia" è più vasta di quella che è stata presentata all'opinione pubblica, più incisiva; è una sorta di viatico che permette al governo Monti di aprire più fronti e gestirli senza contraddittorio. Il Premier è stato chiaro: la decisione in materia economica sarà solo ed esclusivamente del governo; sarà solo "lui" a dettare le condizioni. L'ammonimento affinché i sindacati stiano fuori dai "punti cardine" della manovra è chiaro. E' possibile rimanere fuori da temi come quello della riforma del mercato del lavoro senza avere una visione a 360 gradi di quella che è la realtà di oggi? Non crediamo proprio! Nessuno è fesso, e si capisce bene che Monti ha tutte le intenzioni di guidare indisturbato, senza voler essere ostacolato, tanto meno dai sindacati, che adesso più che mai possono essere un baluardo difensivo per i diritti dei Cittadini che credono nel lavoro. Se il dialogo viene interpretato come una "messa al corrente", bé, crediamo siano più che condivisibili le parole diramate dalla Cgil, specialmente quando si afferma che "servono progetti su esigenze ed eccellenze del Paese come assetto idrogeologico, energia, trasporti, ambiente, cultura e turismo. Tutto questo si integra in un piano complessivo che non può essere scisso da interventi economici, di sviluppo e di investimento. Da parte del governo si pensa invece solo e soltanto a chiedere sacrifici. Lo si fa imponendo; con toni bruschi, inspiegabili, come il famoso "invito" attraverso il quale un Ente statale come l'Inps si rivolge ai Cittadini OBBLIGANDOLI entro Marzo del 2012 ad aprire un conto corrente bancario o simile per riscuotere la loro pensione! E non si dica che questo viene fatto per combattere l'evasione fiscale quando in realtà i motivi sono più di uno e forse hanno pure dell'incredibile: lasciare capitali nelle casse degli istituti bancari e operare un vero monitoraggio della vita privata del Cittadino che diventa ancora di più un NUMERO! La determinazione di Monti assomiglia più ad un monito per dirigere indisturbato la sua orchestra. In realtà sta disturbando la chiarezza con la quale la stessa Cgil ribadisce il fatto che "serve un piano del lavoro che tamponi la crisi, crei nuovi posti per giovani e donne, dia prospettiva e speranza al Paese". E tutto questo, anche a costo di ripeterci, non può essere scisso da provvedimenti che sono stati presi o sono in divenire. Il richiamo ad una coesione sociale quando si fa di tutto per farla camminare sul filo di una corda tesa sulla testa del Cittadino, ci sembra davvero una presa di giro. Inutile ricordare che il momento è drammatico, ne siamo coscienti, ed è proprio per questo che occorre rovesciare la piramide sperando che avvenga esattamente il contrario, e cioè che sia lo stesso governo a rivedere in maniera collegiale (ovvero, con parti sociali e forze politiche) questo strano percorso che finora ha portato solo una riedizione di quel film visto per tanti, troppi anni. Tagli, sacrifici, disoccupazione e mantenimento dei privilegi per lobbies, caste, e soprattutto dell'ampliamento della forbice della disuguaglianza che premia una classe a discapito di un altra. Non possiamo esimerci dal ricordare che UN TERZO delle entrate di questa manovra porterà benefici al mondo imprenditoriale. Come dire che i più "poveri" aiuteranno i ricchi a "riprendersi", quando doveva e dovrebbe essere l'inverso!!
Sono queste le condizioni per ricreare una coesione sociale almeno sufficiente? In molti hanno sperato che questo "ennesimo sacrificio" portasse lavoro, ripresa generale e individuale per tutti quei Cittadini che sono, per una ragione o per l'altra, fuori dal mondo del lavoro o vivono la loro condizione lavorativa in modo nettamente insufficiente. Attenzione poi quando si parla solo di giovani e donne: c'è un mondo di soggetti socialmente non garantiti a cui deve andare il pensiero di tutti. La parola inclusione, una volta tanto cara almeno ad una parte dei soci fondatori del PD, deve essere la parola d'ordine principale. Non dimentichiamolo. In questa disamina ci resta difficile rimanere fuori dalla polemica che hanno suscitato le parole di Beppe Grillo sui noti fatti riguardanti Equitalia. Grillo non ha certo bisogno di avvocati difensori ma abbiamo colto qualcosa nelle sue frasi che forse è stato veramente travisato. Il celebre comico e blogger ha semplicemente sottolineato l'esigenza di capire meglio il funzionamento di questa agenzia per la riscossione che rappresenta veramente un momento di terrore per milioni di Cittadini. Non crediamo che Grillo abbia neppure lontanamente giustificato le azioni contro la nota agenzia di riscossioni, ma bensì abbia chiesto una maggiore presa di coscienza sulle ragioni che potrebbero indirettamente o meno portare qualcuno a gesti disperati. Lo stesso Capo della Polizia manganelli ha parlato di azioni "anarchiche", intendendo dire che difficilmente sono frutto di qualcosa di organizzato a livello malavitoso e politico. Chiedere un riordino e un riassetto di Equitalia con altrettanta valutazione su operato e funzioni della Stessa, è forse un atto scambiabile per qualcosa che potrebbe fomentare azioni delinquenziali? No, stavolta siamo convinti che si debba ragionare e richiamarci davvero a quel famoso dialogo che serve per capire, e non solo per giudicare.
Pubblicato su Dazebao.NEWS.it
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