E’ già notizia, Fatah e Hamas, i due movimenti con maggior seguito in Palestina, hanno siglato al Cairo un accordo di riconciliazione nazionale. Ci sono voluti 4 anni di scontri e contrapposizioni feroci, e 18 mesi di trattative, per convincere Abu Mazen e Khaled Meshaal, a siglare in Egitto la storica pace. Il primo pensiero va a quella striscia “maledetta”, chiusa nella morsa di embarghi e pioggia di fuoco, miseria e sangue… Il valico di Rafah, assicura il ministro degli esteri egiziano Nabil al-Arabi, verrà riaperto permanentemente, assicurando uno spazio di entrata e uscita, vitale per quel Territorio. Nessuna illusione, tuoni e saette volano ancora, sia dal cielo che nelle parole di Netanyahu…
Il marchio di Hamas è ormai un timbro a fuoco e l’etichetta di organizzazione terrorista sarà difficile che possa essere trasformata in qualcosa di diverso. Mi sembra di ascoltare in continuazione il vecchio detto “chi è nato prima l’uovo o la gallina…(?)”. In realtà non ho mai creduto ad una questione “religiosa” o culturale. Mille strumentalizzazioni hanno frenato e ostacolato, spesso in maniera Pilatesca, un dialogo mai nato ma doverosamente perseguibile. Resta un dato di fatto, i Palestinesi sono di nuovo uniti, e anche se le parole di Meshaal pungono come quelle del suo nemico Netanyahu, non credo che Abu Mazen abbia ceduto alla tentazione di un revival anti sionista. Il Presidente del’Anp ha come méta il riconoscimento della Palestina da parte dell’Onu, e sarebbe stato troppo sciocco per giocarsi questa possibilità. Questioni come quella Israelo - Palestinese impongono cautela, e mi corre l’obbligo di sottolineare ancora una volta la mia convinta posizione sulla necessità di rispettare il principio dei popoli all’autodeterminazione, due stati per due popoli! E’ improponibile assistere ancora al bagno di sangue che scorre da anni nella Striscia, così come mi è impossibile non pensare a quello che può passare per la testa di chi viene messo alla fame, privato di ogni tipo di auto sostentamento, se non attraverso gli aiuti delle Ong che coraggiosamente hanno lasciato sul “campo” diverse vittime, spesso a noi sconosciute… (Pochi giorni prima della sua morte Vittorio Arrigoni ci aveva messo al corrente dell’uccisione di tre medici di una di queste Organizzazioni rimasti vittime nel rogo della loro auto dilaniata da missili sparati da elicotteri con la stella di David…). Ma ritorniamo ad oggi… Ampia soddisfazione si è levata da molte parti; dalla Lega Araba, a gran parte del mondo Islamico, fino al coinvolgimento di alcuni paesi europei (sembra siano “possibiliste” sia la stessa Francia che la Gran Bretagna…anche se nutro molti dubbi per la presenza nelle possibili trattative diplomatiche, di Tony Blair, vero “freno a mano” della diplomazia Continentale. Giungono voci di soddisfazione anche dagli States, dove Jimmy Carter non lesina apprezzamento e speranza; mentre la stessa Hillary Clinton, dopo aver parlato separatamente sia con Abu Mazen che Netanyahu, non ha minacciato eventuali ritorsioni sulla Palestina (a quanto viene riportato da voci anonime di persone a Lei vicine, ndr). L’informazione Nostrana come sempre va nella direzione che più le conviene, da chi si dimostra possibilista fino alla solita e assurda presa di distanza dal buonsenso che non si distacca dall’ormai classico “muro contro muro” (Il Sole24Ore, ndr). Fortuna che non saranno di certo questi i soggetti che decideranno il futuro di quella che è una delle “questioni” internazionali più spinose ormai da anni. Il Medio Oriente è ormai sull’orlo della crisi totale, ed anche se può sembrare un paradosso, proprio per questo la mossa a sorpresa dell’accordo di riconciliazione nazionale palestinese, sembra avere più chances di riuscita di quello che si potrebbe pensare… In Libia è guerra aperta, in Siria il popolo sta ribellandosi dopo gli ulteriori bagni di sangue a cui è stato sottoposto, l’Egitto è in fase di metamorfosi non ben identificata, e dulcis in fundo, il pericolo pubblico internazionale numero uno, Osama Bin Laden, sembra averci lasciato stavolta definitivamente. In questo quadro mi chiedo se possa essere conveniente, anche per coloro i quali si sono mossi quasi sempre “in modo interessato”, optare per uno scontro frontale tra culture e religioni secolari senza cercare una via d’uscita che possa calmierare la situazione(?!). Vedremo…
Pubblicato da AgoraVox.it
Il marchio di Hamas è ormai un timbro a fuoco e l’etichetta di organizzazione terrorista sarà difficile che possa essere trasformata in qualcosa di diverso. Mi sembra di ascoltare in continuazione il vecchio detto “chi è nato prima l’uovo o la gallina…(?)”. In realtà non ho mai creduto ad una questione “religiosa” o culturale. Mille strumentalizzazioni hanno frenato e ostacolato, spesso in maniera Pilatesca, un dialogo mai nato ma doverosamente perseguibile. Resta un dato di fatto, i Palestinesi sono di nuovo uniti, e anche se le parole di Meshaal pungono come quelle del suo nemico Netanyahu, non credo che Abu Mazen abbia ceduto alla tentazione di un revival anti sionista. Il Presidente del’Anp ha come méta il riconoscimento della Palestina da parte dell’Onu, e sarebbe stato troppo sciocco per giocarsi questa possibilità. Questioni come quella Israelo - Palestinese impongono cautela, e mi corre l’obbligo di sottolineare ancora una volta la mia convinta posizione sulla necessità di rispettare il principio dei popoli all’autodeterminazione, due stati per due popoli! E’ improponibile assistere ancora al bagno di sangue che scorre da anni nella Striscia, così come mi è impossibile non pensare a quello che può passare per la testa di chi viene messo alla fame, privato di ogni tipo di auto sostentamento, se non attraverso gli aiuti delle Ong che coraggiosamente hanno lasciato sul “campo” diverse vittime, spesso a noi sconosciute… (Pochi giorni prima della sua morte Vittorio Arrigoni ci aveva messo al corrente dell’uccisione di tre medici di una di queste Organizzazioni rimasti vittime nel rogo della loro auto dilaniata da missili sparati da elicotteri con la stella di David…). Ma ritorniamo ad oggi… Ampia soddisfazione si è levata da molte parti; dalla Lega Araba, a gran parte del mondo Islamico, fino al coinvolgimento di alcuni paesi europei (sembra siano “possibiliste” sia la stessa Francia che la Gran Bretagna…anche se nutro molti dubbi per la presenza nelle possibili trattative diplomatiche, di Tony Blair, vero “freno a mano” della diplomazia Continentale. Giungono voci di soddisfazione anche dagli States, dove Jimmy Carter non lesina apprezzamento e speranza; mentre la stessa Hillary Clinton, dopo aver parlato separatamente sia con Abu Mazen che Netanyahu, non ha minacciato eventuali ritorsioni sulla Palestina (a quanto viene riportato da voci anonime di persone a Lei vicine, ndr). L’informazione Nostrana come sempre va nella direzione che più le conviene, da chi si dimostra possibilista fino alla solita e assurda presa di distanza dal buonsenso che non si distacca dall’ormai classico “muro contro muro” (Il Sole24Ore, ndr). Fortuna che non saranno di certo questi i soggetti che decideranno il futuro di quella che è una delle “questioni” internazionali più spinose ormai da anni. Il Medio Oriente è ormai sull’orlo della crisi totale, ed anche se può sembrare un paradosso, proprio per questo la mossa a sorpresa dell’accordo di riconciliazione nazionale palestinese, sembra avere più chances di riuscita di quello che si potrebbe pensare… In Libia è guerra aperta, in Siria il popolo sta ribellandosi dopo gli ulteriori bagni di sangue a cui è stato sottoposto, l’Egitto è in fase di metamorfosi non ben identificata, e dulcis in fundo, il pericolo pubblico internazionale numero uno, Osama Bin Laden, sembra averci lasciato stavolta definitivamente. In questo quadro mi chiedo se possa essere conveniente, anche per coloro i quali si sono mossi quasi sempre “in modo interessato”, optare per uno scontro frontale tra culture e religioni secolari senza cercare una via d’uscita che possa calmierare la situazione(?!). Vedremo…
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