Dispiace dirlo, ma Berlusconi ha ormai fatto scuola a tutti. L'allievo più in voga del momento è tal Matteo Renzi, sindaco di Firenze, collocazione politica Pd. Bastano queste scarne parole per definire l'anchorman del momento? Assolutamente no. Bisognerebbe ripercorrere anni di storia politica italiana per capire l'origine del "personaggio Renzi". Sono d'accordo con chi afferma che "non si può liquidare come un pallone gonfiato", ma bensì come il prodotto finale dello sfaldamento di un partito storico come il PCI, dei suoi cambiamenti attraverso le varie sigle fino all'attuale PD, delle sue contraddizioni, di tutto ciò che sta accompagnando una sorta di "liberismo democratico" che vuole fare piazza pulita della vecchia classe dirigente per prenderne il posto e appropriarsi degli stessi benefici, oltretutto attraverso le stesse furbizie! Figlio "adottivo", seppur proveniente da sponda diversa, di quel Veltroni che già da tempo ha messo in soffitta il termine sinistra consegnando l'Italia a Berlusconi senza colpo ferire. Il sindaco di Firenze è ovviamente la classica "faccia tosta" che sa cogliere il momento propizio per trovare il pertugio; uno spazio temporale in cui sta avvenendo l'implosione di un PD che è ormai presente a livello amministrativo ma altrettanto assente e privo di idee (nonché svuotato di persone e contenuti) in quello politico. L'analisi che andrebbe fatta non dovrebbe riguardare la persona Renzi, quanto ripetiamo, la storia di questo partito. Si sta strumentalizzando come sempre termini e parole in modo che possano poi tornare utili, magari ad uso e consumo di qualcuno. Fin dalla notte dei tempi si agita la bandiera dell'avanti "giovani" al fine di usarli come "utili idioti". Questa volta il buon Matteo da Firenze ha pensato bene di usare a suo vantaggio una medicina che può consentirgli di ripagare i "soliti marpioni" che finora gli sono stati vicino e gli hanno addirittura consentito di aprirsi un percorso che altrimenti sarebbe stato ben difficile da individuare da solo. In realtà siamo fermi alle solite metodiche. Si spera nel Messia tralasciando quella che dovrebbe invece essere l'aspetto prioritario che non può non essere rappresentato dalla proposta politica. Bene, se quindi riusciamo a fermarci su questa affermare che ci cadono le braccia e qualcos'altro non è assolutamente fuori luogo! Non ci sembra di aver sentito Renzi parlare di quel "lavoro che non c'è, ma di flessibilità" per quel poco che esiste; non abbiamo ascoltato il sindaco fiorentino opporsi alla libertà di licenziamento che vorrebbe mandare in esilio l'Art.18, così come invece abbiamo notato la sua inclinazione (o vocazione?) a sviluppare la politica delle "liberalizzazioni" che finora non sembrano aver sortito efficaci risultati! Questo dovrebbe dunque rappresentare il "nuovo"?? Non è importante né ci deve interessare schierarci a favore di questo o quello, quanto semmai puntualizzare il fatto che la parola giovane ci piace quando è accompagnata da competenza, volontà e onestà d'intenti. Cosa vuol dire "riformare la politica e le istituzioni"? Così genericamente poco o nulla. "Far quadrare i conti per rilanciare la crescita"? Ci chiediamo in che modo, visto che anche Draghi e Trichet vogliono la stessa cosa! Non abbiamo riscontrato tracce di un'analisi attenta sulla dissoluzione in atto di un sistema socio-economico ormai al capolinea, che necessita di un'alternativa che ponga fine ad un sistema capitalistico che un micidiale liberismo selvaggio sta portando verso una fine ancora più veloce. Parlare genericamente di argomenti che bene o male in molti trattano, non basta a qualificare un politico o un'aspirante leader! Sono le proposte attuative che se portate in dote potrebbero fare la differenza. Sinceramente non ci interessa valutare se Bersani possa esser meglio di Renzi o magari di Zingarelli o altri... La trappola in cui non dobbiamo cadere è quella di restare abbagliati dall'abilità comunicativa di chi gioca molto su quelle caratteristiche che fanno "audience". Rendiamo atto a Renzi di aver scelto bene il tempo, anche perché favorito dalla consapevolezza di trovarsi in un partito che già dai tempi di Fassiniana memoria gridava ai quattro venti il celebre slogan "cambiare per non morire"! Ma è sufficiente tutto questo? Per chi crede fermamente che il "nuovo" sia rappresentato dalle idee e dai metodi attraverso i quali si riesce a metterle in campo in modo da disegnare il profilo globale della Società che vogliamo, la risposta a questa domanda non può che essere negativa. Con altrettanto dispiacere siamo dell'opinione che sotto i riflettori si rifletta poco e male. Nella spettacolare "convention" del sindaco di Firenze non ci sembra sinceramente di aver notato né sorprese degne di nota né grosse novità. Ad aggravare la questione c'è il fatto che non abbiamo notato neppure molte differenze tra chi ormai ci tedia da anni attraverso inciuci e mezzucci. Il "nuovo"? Proviamo a cercarlo attraverso la partecipazione attiva delle Persone; il resto ha solo il sapore di una minestra riscaldata.
Licenziamenti facili: sindacati e opposizione rispediscono al mittente la proposta del governo. Siamo al bivio!
La miglior definizione è stata quella di Susanna Camusso che ha definito la "proposta" in materia di licenziamenti facili fatta dal governo in sede Europea, come "Una misura da incubo!" Lo stesso Epifani, solitamente cauto, non lesina parole quali "Altro che indignados". In effetti, se Berlusconi e soci volevano sortire un effetto di una certa portata ci sono riusciti. Crediamo però che il prezzo non sia stato ben calcolato, vista la dura reazione da parte delle forze sociali e politiche dell'opposizione. Un prezzo che viene amplificato ancora di più nel far ritrovare una certa compattezza, almeno nel giudizio, del fronte sindacale. La gravità del momento è stata subito sintetizzata dal leader della Cisl Raffaele Bonanni che senza mezzi termini ha definito la proposta governativa come "un’istigazione alla rivolta, una provocazione". L'organizzazione che fino ad oggi è stata la "meno lontana" dal governo, preannuncia "battaglia e sciopero" nel caso non si corra ai ripari. La posizione di Sacconi è tale da far veramente pensare ad una chiara volontà di far saltare il tappo. Si permette persino di parlare di creazione di opportunità; ma le sue sarcastiche affermazioni non nascondono il dato di fatto ineludibile che i destinatari di questi "benefici" non saranno ovviamente i lavoratori ma bensì gli imprenditori. Ancora una volta si assiste ad un governo che rema in una sola direzione, badando bene a portarsi dietro il consenso del mondo imprenditoriale, non mostrandosi garantista o imparziale quanto semmai palesando al contrario la volontà di non ricostruire una coesione sociale che da tempo è ormai un ricordo lontano. Sacconi parla contraddicendosi; da una parte promette tavoli di confronto e dall'altra aggiunge che i "NO non fanno né crescita né occupazione"! La mente corre ancora al movimento (da taluni criticato..) degli "indignati". Ci chiediamo quale sia il margine di confronto, quali le prospettive in cui poter inserire aggiustamenti o correttivi offerti da parti sociali e partiti. La risposta è negativa, il futuro in questo senso è davvero grigio e poco incoraggiante. Bersani parla di "inaccettabili minacce di entrare a piè pari sul mercato del lavoro", e non potrebbe essere altrimenti. Ancora una volta sentiamo il dovere di chiederci se la politica dell'opposizione stia facendo di tutto per porre fine a questa serie ricorrente di incubi; cosa che potrebbe fare mandando a casa questo governo che ci porterà nell'abisso. Le parole di Cesare Damiano, di Bersani, dello stesso Di Pietro, sono giuste e condivisibili, ma si limitano solo a giudizi. Nessuno di Questi ha forse ben compreso che la priorità delle priorità è la caduta di questo governo! Il Terzo Polo mostra sprazzi di decisionismo caratteriale soprattutto nel Fli di Fini, ma non negli altri partiti. La scuola democristiana ben rappresentata da Casini, ben si adegua al momento, definendo negativo l'atteggiamento di un governo che non è "più in grado di assumere alcuna decisione" ma dichiarandosi "sereno" (?) per la crescita di una consapevolezza politica a livello parlamentare. Il chiaro intento del buon Pierferdinando è quello di arrivare alla costituzione di un governo di responsabilità nazionale. Ma di che tipo? Sa bene che sarebbe una sorta di unità zoppa, portata avanti da una coalizione dove il solo assente sarebbe la persona di Silvio Berlusconi; in sostanza vorrebbe il Pdl senza Berlusconi (così farebbe contenta la Marcegaglia) ed un Centro riunito intorno alla stessa Udc. Fuori la Lega e la sinistra. E il Pd? Rimarrebbe stretto in una morsa inaccettabile, diventerebbe poco credibile nell'ambito della sinistra e sicuramente si indebolirebbe. Grande Casini! Come possiamo notare, invece di correre ai ripari verso una manovra incredibile, letale e volta a colpire i lavoratori, l'opposizione parla, parla, e poi continua a giocare alla battaglia navale..! Eppure l'immagine vera è quella di un governo che somiglia sempre di più ad un pugile suonato, vacillante, che ricorre a tutto il suo mestiere per indebolire l'avversario portando colpi che raggiungono bersagli importanti quali stato sociale, mondo del lavoro e lavoratori. Basterebbe veramente poco, con questo scenario, per sferrare il colpo finale e mandarlo al tappeto. C'è un solo piccolo problema: nessuno è disposto a farlo senza rinunciare a qualcosa, soprattutto in vista di scenari futuri.
Avanti così, dunque!
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Tragicommedia all’italiana. Le pensioni non si toccano, o forse qualcosa sì. Per la giornata di oggi è tutto!
I bambini sono molte volte più perspicaci e intelligenti, lo avrebbero capito. Le sole novità che possiamo aspettarci da questo governo sono trappole in cui far cadere la popolazione. Se Berlusconi festeggia il tapiro d'oro dopo i milioni di copie vendute con "portiamo il peso dell'eredità dei precedenti governi", il Cittadino italiano è veramente stufo di assistere a inciuci, accordicchi, legiferazioni basate su escamotage, postille e quant'altro. Berlusconi ha incerottato il governo strappando il sì della Lega. Ma è così in realtà? Se guardiamo la scellerata richiesta del “gruppo tecnocratico” europeo che si arroga il diritto a regolare la vita dei Cittadini membri dei singoli Stati dell’Ue, ciò che il Premier porterà con sé a Bruxelles è carta straccia! L'accordo che il Pdl "vende" come tale non apporta sostanziali modifiche allo stato di cose attuali in materia di previdenza e sarebbe comunque applicabile solo negli anni a venire. In poche parole non ci sono state decisioni ufficiali né cambiamenti sostanziali che prevedano qualcosa di certo. La Lega non accetta l'innalzamento a 67 anni di età e il Pdl "spulcia" tutti i possibili cavilli per giocare a ribasso offrendo a Bossi e compagnia qualcosa di "soddisfacente". Si parla addirittura di metter mano alle pensioni di reversibilità, oppure di avventurarsi nella caccia delle "baby pensioni", con l'arduo compito di intervenire sui diritti acquisiti. Insomma, per quanto ci riguarda direttamente, o meglio, per quanto riguarda la risposta da dare all'ennesimo cialtronesco diktat dei tecnocrati europei al servizio di Francia e Germania (tra i quali non dimentichiamo c'è pure un certo Draghi!) non ci sarà, salvo sorprese dell'ultim'ora, il sì all'innalzamento immediato dell'età pensionabile a 67 anni. Quest'ultima eventualità è presumibilmente avviata ad entrare progressivamente in vigore a partire dal 2014 fino al 2026. La demagogica politica leghista punta l'indice sulle pensioni d'invalidità, che a quanto sembra sono, almeno nel sud, stimate in numero quattro volte più grande rispetto alla Germania. Ma allora perché non puntare su una vera politica fiscale che garantisca serietà e rigidità, iniziando a stabilire criteri più equi e giusti, nonché convogliando l'attenzione sui grossi redditi? Il riferimento ad una vera patrimoniale è chiaro, e non si parla di quella "patrimonialetta" che vorrebbe la cassiera degli imprenditori, tale Emma Marcegaglia, quanto una vera tassazione degli altissimi redditi che portano il 10% delle famiglie italiane a detenere il circa 44% della ricchezza! Come ormai ben sappiamo, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, ed è per questo che prima o poi il Cittadino chiederà lumi su questa situazione che è diventata senza via d'uscita. Il Nostro beneamato Premier si appresta quindi, letterina alla mano, a recarsi nuovamente a Bruxelles; si mostra come sempre apparentemente spavaldo, ma è ben conscio dell'altissima probabilità di essere nuovamente preso a schiaffi dalla troika economica europea. Si rimanda ancora una volta al buonsenso (di cui non si vede traccia!) della politica nostrana. Bossi tiene il punto sul fatto di non voler accettare governi tecnici ma i soli a seguirlo in questa convinzione sono i partiti della sinistra. Il coraggio è merce rara e nessuno continua a voler correre rischi per non perdere gli attuali vantaggi. Sembra quasi del tutto sparita la speranza dell'intervento Istituzionale, dal quale poi non si riceverebbe probabilmente altro che l'indicazione di un governo di transizione. Immaginate il caos e le infinite discussioni sul da farsi, sulle convenienze di parte e altro? Suvvia, siamo seri almeno per una volta, e cerchiamo di non peggiorare quella bassissima credibilità che ormai ci segue in ogni parte del mondo. Anche questo deriva dall'eredità proveniente dai governi del passato? Dopo quasi 20anni di Berlusconismo ci sembra davvero improbabile!
Prova di forza sulle pensioni. La Lega nel mirino, ma in realtà sono in molti a fare il gioco di Berlusconi!
Stupirsi oggi non ha senso. La Lega sta dimostrando scaltrezza politica. La coerenza è ben altra cosa. Bossi da tempo ha capito di quale sorte perirà, e vuole uscire dal pantano governativo con una nota che lo differenzi dal resto degli alleati. Il fenomeno populista del Carroccio sta logorandosi. I vertici hanno fatto e disfatto, si sono tenuti alla larga dalla base mancando di portare quei risultati sperati e promessi. Il governo Berlusconi è alla frutta; circondato da ogni lato,tanto da vedersi incalzato sul versante interno (Confindustria che preme a favore di un cambio al vertice e nuove e più incisive riforme!) che ovviamente su quello esterno, dove i maggiori interpreti della tecnocrazia neoliberista, spinti da Francia e Germania, pressano per farci percorrere la strada della Grecia. Siamo veramente in un bel guaio! Viene spontaneo affermare questo in virtù della scomposizione di un quadro politico che poche volte ha trovato riscontri del genere. In realtà non si tratta solo di una questione interna alla maggioranza ma bensì di qualcosa di più articolato. Il Pd, maggior partito dell'opposizione, non sarebbe in disaccordo sul provvedimento di innalzamento dell'età pensionabile a 67 anni. Lo afferma Enrico Letta il quale aggiunge tutta una serie di interventi economici in grado di "ridare" forza ad un nuovo sviluppo. Sinceramente non si capisce più quale possa essere l'interlocutore del lavoratore italiano! Altrettanto come possa essere accettata una risoluzione del genere quando esistono alternative che veramente avrebbero la precedenza su queste. Pensiamo ad una vera e incisiva tassa patrimoniale, così come ad una drastica riduzione della spesa sugli armamenti bellici con conseguente cambio di indirizzo sulla politica estera. Lo ha fatto Obama (non certo Che Guevara!) e non possiamo farlo Noi?? Ha senso penalizzare chi ha lavorato una vita facendogli pagare il frutto di una crisi non certo voluta dai Cittadini e dai lavoratori?? Il Terzo Polo si dimostra possibilista, con varie sfumature. I Finiani spingono per un assenso alla riforma legata alle dimissioni del Premier, mentre Casini (uomo di Confindustria e Chiesa) opta per la difesa dell'imprenditoria con soluzioni "buoniste" ma dai tratti incerti. C'è più di una possibilità che finalmente la spunti l’ormai celebre "baffetto" del Pd (D’Alema), l’eminenza grigia che da tempo immemorabile insegue l'Udc, anche a costo di svendere quel poco di sinistra che rimane nel suo partito. Il resto del panorama è chiaro: la sinistra fuori dal Parlamento (ma non per questo trascurabile!) alza il muro e dice ovviamente No. Sia Sinistra Ecologia Libertà che la Federazione della Sinistra si oppongono a fianco delle organizzazioni sindacali. La Fiom si è già duramente espressa con Rinaudo trovando nell'intera Cgil (strana la distanza con il Pd?) al proprio fianco. Il cerino acceso è rimasto nelle mani di Bossi; fosse altro che per il fatto di non accettare governi di transizione, tecnici (voluti da tutti). In effetti, è questo il punto dirimente della questione: chi vuole un governo tecnico è perché sa bene di non avere numeri né progetti attualmente validi per affrontare un'intera Legislatura! Bossi sa bene con chi ha a che fare, e da politico navigato e astuto, cerca di giocarsi le carte migliori (che attualmente sembrano essere in suo possesso..). Le Istituzioni navigano a vista; lo stesso Napolitano spinge verso un accordo forse più sulla base di convinzioni a Lui esterne che altro! L'agonia dell'Italia si sta allungando oltre il lecito. Governi tecnici poterebbero ancora a vecchie logiche di spartizione; la Gente è stufa di questa casta che si auto riproduce mostrando ogni volta il peggio di sé. L'augurio è veramente quello che Bossi stacchi la spina a questo governo e si lasci la parola agli Elettori. Il Popolo questa volta dovrà decidere senza alchimie.
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Berlusconi bocciato dall’Europa va all’attacco delle pensioni. Ancora una volta si mette le mani nelle tasche degli italiani!
La questione principale sulla quale discutere sarebbe altra, e cioè la subalternità ad una Comunità Europea (o meglio a quello sparuto gruppo di burocrati che portano avanti soprattutto gli interessi di Francia e Germania!). I diktat non si fermano; l'Italia viene "aggredita" nuovamente e spinta verso destini di greca memoria. La ridicola figura incassata da Silvio Berlusconi dopo l'incontro europeo con Merkel e Sarkozy non è servita neppure ad accennare un timido gesto di riflessione da parte del Nostro premier.
Emblematica, assurda quanto ridicola l'uscita di Giorgia Meloni che parla del futuro dei giovani credendo addirittura di essere De Amicis: "Credo che non sia affatto assurdo chiedere un piccolo sforzo in più ai padri per il bene dei propri figli. Rimandare di qualche anno l'abbandono del posto di lavoro non è chiedere troppo, se si tratta di garantire l'accesso a un futuro dignitoso per tanti giovani". E fu' così che il tema previdenziale tornò di estrema attualità. E' chiaro il sintomo dell'incapacità di proporre qualcosa di alternativo, e se si tratta di metter le mani in tasca a qualcuno, bè, allora la strada è quella di metterle in quelle più accessibili: le tasche dei lavoratori!
Alle 18 di questo pomeriggio si riunirà il CdM straordinario dove già si preannunciano momenti di estrema tensione. La Lega sembra non recedere dalla volontà di difendere l'attuale sistema previdenziale; ma sarà solo per giustizia sociale o per ottenere qualcosa in cambio? Il prezzo si farebbe sempre più alto e lo spettro di elezioni anticipate sempre più vicino. La voce più autorevole della Lega, rappresentata in questo momento dal ministro Maroni, gela comunque il decisionismo (o l'irritazione per la misera figura subìta pubblicamente per opera di Merkel e Sarkozy...) del Premier italiano. Pur lasciando lo spiraglio aperto per ascoltare il dettaglio delle proposte di questa sera, il ministro dell'Interno afferma con decisione che "La nostra posizione è molto chiara sulla riforma delle pensioni: abbiamo già dato, i pensionati hanno già dato". La reazione delle Organizzazioni sindacali non si fa attendere. La Fiom, attraverso il suo Responsabile auto Enzo Masini, non ha dubbi e accoglie con estremo interesse la partecipata posizione della Lega, tanto da lasciare dichiarazioni ben precise ad un'apertura significativa: "Se qualcun altro si sveglia ben venga", commentando le dichiarazioni della leader del sindacato padano, Rosy Mauro, che senza mezzi termini ha minacciato di scendere in piazza contro la manovra. La Fiom, continua Masini, non si tirerà assolutamente indietro e con "l'intera Cgil darà continuità all’iniziativa", sottolineando come la proposta lanciata da Rosy Mauro "dimostra le difficoltà della Lega a stare in questo governo, che gli crea problemi anche con l’elettorato del nord". A volte ci chiediamo come può essere accaduto che tra tante contraddizioni, il governo Berlusconi abbia potuto durare così a lungo; bè, la risposta non è poi così difficile quando in un paese come il Nostro latita la stessa opposizione, tanto che, in momenti come questo, la stessa Lega assume le vesti della "parte critica" di turno. Ed ecco la dolente nota e ci viene niente meno che dal vice segretario del Pd Enrico Letta, il quale, pur ricorrendo ad alchimie aggiuntive, esprime tuttavia il suo parere favorevole: "Va fatto, come in tutta Europa. E con le risorse ottenute da investire nel welfare, bisogna risolvere il problema dei giovani, sia in termini di incentivi occupazionali che di pensioni per il loro futuro".
La situazione politica odierna è veramente da neurodeliri, tanto che ben si comprende quali siano le ragioni per le quali Berlusconi sia ancora in sella ad un governo "zoppo". Terzo polo possibilista, con una parte (Fli) che accetterebbe a patto che subito dopo il Premier salga al Colle dando le dimissioni; l'opposizione di centro-sinistra che balbettando continua a contarsi e scopre (ma non può davvero essere questa la novità, semmai la coerenza!) che Sel rigetta "la proposta pensioni" gridando il proprio ultimatum attraverso Massimiliano Smeriglio, responsabile economia e lavoro, ed invitando energicamente ad "adottare misure serie come la patrimoniale, la tassazione delle grandi rendite finanziarie e a ripensare radicalmente alla distribuzione del carico fiscale verso l’alto". Insomma, la sinistra è ancora lontana dalla costruzione di un'alternativa, così come nessuno degli altri partiti non allineati con Berlusconi, vuole fare il passo più lungo della gamba. Intanto il duo Merkel-Sarkozy marcia come un Caterpillar; ma il problema che più dovrebbe starci a cuore non è tanto quello della posizione dei due eminenti "vicini di casa" europei, quanto gli interessi del popolo Italiano e principalmente degli stessi lavoratori. Qualunque sia, comunque, il tipo di risposta che uscirà fuori dal CdM straordinario di questa sera, la politica italiana dimostra ancora una volta tutta la sua incorreggibile inconsistenza; o forse un distacco sorprendente da quelle che sono veramente le grosse problematiche della Gente. Berlusconi a parte, of course.
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Eta: fine della lotta armata. Capitolo nuovo anche per la politica spagnola?
L'annuncio ufficiale dell’ETA era nell'aria e segue la conferenza di pace di San Sebastian. Con un video-comunicato letto da tre incappucciati e inviato al quotidiano basco Gara, lo stesso gruppo separatista Basco ha dichiarato “la cessazione definitiva della sua azione armata”. Il preambolo all’annuncio era avvenuto in occasione della conferenza che tre giorni prima si era tenuta a San Sebastian. La cornice era quella di chi ha respirato "atmosfere" simili per anni, e in quell’occasione i mediatori che si sono fatti carico di portare all'ETA l'invito a deporre le armi erano personaggi quali Kofi Annan, ex segretario dell'Onu e Premio Nobel per la pace, Jerry Adams (prima braccio politico dell'Ira, il Sinn Féin, poi presidente del partito nazionalista nord-irlandese), Jonathan Powell ex capo di gabinetto di Londra, e lo stesso ex-sindaco di Dublino, Berti Ahern, che ha letto il documento finale in cui si affermava la convinzione della possibilità di "mettere fine a partire dallo stesso giorno a più di 40 anni di violenza fino a pervenire ad una pace giusta e duratura". Ricordiamo che l'ETA aveva già dichiarato una tregua unilaterale nel gennaio scorso. I dati sono impietosi e drammatici, oltre che conosciuti dai più. L'organizzazione separatista basca ETA è nata contro la dittatura franchista, ma è rimasta attiva per altri 35 anni dopo la fine di quel regime. Si parla di oltre 800 morti, di violenza e sangue. Poche righe che spingerebbero ad altrettante ferme considerazioni che tuttavia sarebbero riduttive per una lettura politica ben più ampia e doverosa. Non ultima quella della mossa che la stessa organizzazione basca ha messo in campo prima del successo alle amministrative di maggio della sinistra radicale "abertzalè", che con questa coalizione otteneva numerosi consensi nella provincia autonoma di Bildu, oltretutto riuscendo a strappare un folto numero di rappresentanti ai socialisti fino a conquistare addirittura la città di San Sebastian. Possiamo in un certo senso affermare che proprio il risultato politico è stato determinante nella spinta verso l'abbandono della lotta armata, (tanto che si parla di “ala politica” della stessa ETA) e sia pure in contesti diversi, ricorda molto quello che nel passato è avvenuto in Irlanda. Quando si parla di lotta armata, specialmente decennale, portata avanti principalmente attraverso azioni terroristiche, ci sembra alquanto difficile parlare di vittoria di una parte sull'altra. Sicuramente l'ETA ha subito pesanti sconfitte ma nessuno può dire quanto sarebbe durata ancora la sua "presenza armata" se nello stesso momento non fossero subentrati elementi e risultati politici che hanno portato con se nuove prospettive rispetto alla pochezza di risultati ottenuti in tutti questi anni di conflitto armato. Indubbiamente sarà un processo di riunificazione non certo facile, ma la sinistra spagnola sarebbe davvero miope se chiudesse le porte ad un processo di cambiamento verso la democrazia che la stessa ETA ha voluto annunciare, specialmente in questo momento in cui si assiste al declino della socialdemocrazia portata avanti da Zapatero ormai al capolinea della legislatura, nonché debole e perdente nei confronti dei conservatori guidati da Mariano Rajoy del Partito Polular. Nessuno chiede di dimenticare le proprie pagine dolorose, ma se da una parte lo stesso Rajoy punterà sull'impossibilità di un dialogo con l'ala politica di ETA, dall'altra dovrà essere la stessa sinistra guidata dal successore di Zapatero, il socialista Alfredo Rubalcaba, a tradurre in prospettive politiche la novità rappresentata dal “cambiamento” siglato dall'ex organizzazione separatista. Occorre precisare che la rinuncia alla lotta armata non significa lo scioglimento della stessa organizzazione, ma la perdita dell'appoggio della popolazione dei paesi baschi, fa intravedere più di una ragione per proseguire su un piano ed un percorso nettamente diverso e probabilmente attraverso la linea politica "abertzalè" (che tra l'altro ha buone possibilità di entrare nel nuovo parlamento spagnolo). In un mondo in movimento, in preda a profondi cambiamenti, quello dell'ETA non può che essere salutato e visto come un evento dai connotati positivi e propositivi. Fermarsi al passato sarebbe solo una sterile lettura dei fatti, mancando non solo di interpretazione ma anche di un'attenta lettura politica rivolta ad un quadro ben più complesso di quello che a prima vista potrebbe sembrare.
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Alemanno alza la mano e dice stop: niente cortei per il centro di Roma!
Sta passando come una nota di secondo piano, ma quella di Gianni Alemanno, sindaco della Capitale, è una vera e propria prova di forza. La Questura romana non tarda a precisare che si tratta solo di un mezzo per evitare disordini evitando di percorrere un itinerario ben preciso, ma la cosa non ci convince affatto. Il sindaco di Roma ha battuto allo sprint lo stesso ministro Maroni, annunciando, in qualità di commissario straordinario per l'emergenza traffico, la chiusura, ed il conseguente divieto a sfilare, per le vie del Primo Municipio di Roma (il cuore di Roma, in pratica il luogo dove da anni si snodano i più importanti cortei che si danno appuntamento nella Capitale). Guarda caso, la prima manifestazione a saltare sarà probabilmente quella della Fiom, che niente ha proprio a che fare con i sedicenti black bloc, che tanto fanno discutere! Non prendiamoci in giro, da che mondo è mondo la piazza è solo il terminale ultimo dove riassumere i contenuti che hanno motivato la manifestazione. Le persone formano un corteo per coinvolgere, catturare l'attenzione, comunicare con l'opinione pubblica in modo aperto e ben visibile. Si tratta quindi di un primo tentativo di limitare certe "pratiche" e questo consegna, ahimè, la seconda vittoria a quella minoranza delinquenziale che tanto danno ha fatto il 15 ottobre a Roma. Gli "incappucciati" (non ci interessa sapere quale sigla in realtà si cela dietro questi soggetti) hanno comunque spianato la strada a chi non desidera che il manovratore venga disturbato. Voci soffocate, libertà d'espressione limitata e inasprimento delle leggi sull'ordine pubblico. Questo è il bottino di guerra che grazie a questi "gruppi violenti" verrà portato a casa da chi non vuole "essere contrariato". Già, i lucchetti di Alemanno scattano sull'onda di quell'emotività che lo stesso vicepresidente del Csm Michele Vietti, cita per mostrare il suo disaccordo con le proposte di Maroni. (Anche Lui è un black bloc??). Susanna Camusso, segretaria della Cgil, replica con decisione tenendo a ribadire "la condanna radicale di tutti gli episodi di violenza, ma sostenendo la netta contrarietà sul fatto di impedire una manifestazione, cosa che si dimostrerebbe la strada meno efficace per contrastare la violenza". (Altra sospettata di far parte dei black bloc??). A queste si uniscono le voci delle opposizioni, dentro e fuori del Parlamento. Luigi Nieri, capogruppo di Sel alla Regione Lazio, annuncia che il suo partito ricorrerà al Tar, in quanto ''Non spetta al sindaco il compito di vietare i cortei e di imporre limitazioni al diritto di manifestare. Lo confermano le recenti pronunce della Corte Costituzionale che hanno limitato i poteri di ordinanza del sindaco. In ogni caso, il provvedimento nasce da una mancata ponderazione degli interessi costituzionali in gioco e, oltre che immotivato, è viziato da un eccesso di potere. I diritti costituzionali non sono nella disponibilità del Sindaco. Alemanno non può creare uno stato d’eccezione alla Costituzione".
Anche questa volta si ricorre a tutto pur di entrare nel merito della discussione, nei contenuti ben più importanti che riguardano le istanze dei lavoratori. Come nel caso dei lavoratori degli stabilimenti Fiat e Fincantieri, nonché della componentistica, ormai in mezzo ad un guado amplificato dalla crisi del settore auto. Ecco che verranno tarpate le ali a chi avrebbe voluto farsi interprete delle istanze di queste Realtà, chiedendo a Fiat di redigere con chiarezza un suo piano industriale, oltre al fatto che deve pur esserci una spiegazione al fatto che sia stato speso meno del 10% degli investimenti annunciati!
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Crisi e problematiche sociali cancellate in un solo colpo. L’ordine pubblico sale sul gradino più alto!
Bossi ha detto una cosa giusta (alleluia!): così non va bene per nessuno. Chi scrive ha l'obbligo di essere chiaro nell'esposizione e di far capire le ragioni della denuncia aperta rispetto ad una confusione voluta da molti. Oggi Maroni ha relazionato al Senato. Ha parlato di inasprimento di pene, di un movimento anarchico - insurrezionalista e di delinquenza; vorrebbe leggi speciali alle quali si oppone persino il suo “Senatur”.
“Indignati”: colpevoli o colpiti? Il brutto risveglio di chi ha dimenticato la realtà nella quale viviamo.
Come spesso è avvenuto in passato, così anche questa volta si è creata una piazza virtuale dove le "fazioni" in campo sono due: i “ghigliottinai”, coloro che hanno concentrato l'attenzione (cadendo nella trappola!) sugli episodi di ordine pubblico avvenuti a Roma, e chi invece vuole riflettere, pensare, capire e non essere oltretutto additato come fomentatore di quello che è avvenuto sabato 15 ottobre nella Capitale. Sono dovuti passare anni, molti, prima di venire a conoscenza delle reali condizioni in cui si svolse il G8 di Genova, quello dove ha perso la vita Carlo Giuliani. Passerà cosi tanto tempo anche questa volta, per capire, indagare a fondo e smascherare gli autori della violenza di Roma 2011? Le premesse non sono incoraggiati. Il dibattito è fermo al tema dell'ordine pubblico; ai rimedi contro i violenti. La corsa del presidente dell'Idv Antonio Di Pietro per inasprire le pene e rilanciare un piano punitivo ad hoc, lascia sinceramente un ampio margine di perplessità. C'è poca lucidità nella proposta, che mira soprattutto a punire il reato dopo che questo è stato commesso. (sarebbe già un grosso successo avere la certezza che la pena fosse scontata!). Si parla poco di prevenzione, di funzionamento dell'apparato preventivo gestito dall'Intelligence, di tutela per chi ha il diritto di dimostrare in maniera pacifica. Già, ma qualcuno ha mai pensato al fatto che anche il Cittadino che manifesta pacificamente deve essere protetto?? E' impossibile sorvolare su quello che si sta trasformando in un risultato politico alterato, mistificato! Lo spirito della manifestazione di Roma era quello di parlare di una situazione che riguarda il debito pubblico, la sua incidenza schiacciante sul Cittadino, della precarietà, della crisi che attanaglia milioni di persone e della mancanza di futuro che si prospetta davanti a noi e soprattutto davanti alle giovani generazioni. Queste "tematiche" rischiano, o meglio, sono state cancellate in toto! Si parla di gogne mediatiche, di responsabilità, di pene da infliggere, e non mi stupirei se tra poco anche il giornalista presente alla manifestazione venisse inglobato nel limbo oscuro di quelli che non dovevano esserci! Le riflessioni sono tante e occorre farle. Molti politici hanno prima elogiato lo spirito e la partecipazione alla stessa manifestazione, e poi si sono addirittura defilati, lungi dall’esser presente! Siamo in contatto con "Chi l'ha visto" per avere notizie di defezioni importanti, soprattutto in ambito dell'attuale opposizione. I più noti segretari e dirigenti politici hanno disertato la manifestazione. Tra questi persino noti personaggi, attualmente molto "gettonati" (specialmente a livello mediatico) della stessa Sinistra! Il corteo dei manifestanti è stato lasciato privo anche di una rappresentanza politica che probabilmente ha fatto risaltare maggiormente una sorta di carattere”rivoltosa" e "anarchico". Eppure molti di questi Soggetti si erano trovati d'accordo sullo spirito della manifestazione! Perché queste defezioni? Volontà di fare una pre-selezione tra buoni e cattivi in una fase politica che dovrà poi portare ad un risultato tangibile? Molto sinceramente crediamo di aver dato ampio risalto alle brutture viste a Roma ed ora è il momento di non deviare il percorso del buonsenso e dell'analisi critica, sia politica che sociale. Prima che si cerchi il "capro espiatorio" in ambito politico, sarà meglio riportare la bussola verso la giusta direzione. Viviamo una fase storico-sociale davvero difficile; una crisi che è solo la punta di un iceberg che riflette lo sgretolamento di un sistema socio-economico giunto al capolinea. Ripartiamo da quello che 500mila persone, tra cui ricordiamo moltissimi giovani, donne e ragazzi, volevano esprimere gridando indignazione verso una classe politica che ad oggi si è dimostrata inadeguata e dannosa. Non c’è assolutamente alcun tipo di volontà di glissare sugli episodi di violenza, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare. Manifestare la volontà di cambiare, di creare un futuro diverso, immaginando un mondo possibile, migliore ed in grado di offrire possibilità e opportunità, non può essere omologato con quanto un gruppo di facinorosi delinquenti ha fatto! In questo momento la comunicazione viene ampiamente distorta per non affrontare queste tematiche. Resta l'intelligenza e il buonsenso del Cittadino che è in grado di capire e comprendere. Almeno, così speriamo.
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“Indignati” uguale violenti? Una semplificazione che non regge e deve far riflettere!
Fermiamo per un attimo la cronaca e tutto ciò che ci viene propagandato dai media. I dati di cronaca che possediamo sono quelli a disposizione di chi ha partecipato direttamente, come testimone oculare. Eravamo presenti a Roma, ieri, nel corso della manifestazione degli indignati. Conta la testimonianza diretta, di chi non si è davvero divertito, di chi ha sofferto, costretto ad aver paura, ma egualmente animato dalla voglia di gridare la propria rabbia, il proprio malcontento e la propria convinzione che l'alternativa al momento socio-economico ed ovviamente politico attuale, sia possibile! Nessuna voglia di ripercorrere le fasi o i momenti di quella che è stata una giornata dura, drammatica, dai tratti già conosciuti, quasi fosse un film già visto. In molti si erano posti questo problema ancora prima di partire dalle loro città. Le premesse per possibili "incidenti" c'erano tutte. Come nel G8 del 2001, all'indomani di Porto Allegre, anche Roma era e si è dimostrata a rischio. Sebbene la stessa "cosa" avvenisse contemporaneamente anche in moltissime altre città del Mondo. Ma non distogliamo l'attenzione dalla Nostra realtà. Un dato deve prevalere: la verità e la volontà di combattere l'arte mistificatoria e strumentalizzante. Il corteo di Roma era stato strutturato attraverso una meticolosa organizzazione dallo stesso Comitato organizzatore, per altro nato spontaneamente, attraverso una sorta di tam-tam recepito e rilanciato. Alla testa del corteo dovevano esserci i movimenti, poi i gruppi di “semplici Cittadini”, tutti coloro i quali si riscontravano nell’espressione di un dissenso e di un malcontento alternativo e non violento, poi a seguire "la sinistra che non molla", i cosiddetti partiti oggi fuori dall'opposizione parlamentare. Poche le divisioni, molte le condivisioni; la vicinanza ci permetteva di capire il minimo comune denominatore che animava la manifestazione. Qualche cenno di cronaca vissuta è indispensabile, tanto per far comprendere la tempistica, e quanto poco abbiamo dovuto attendere prima di venire a conoscenza della cruda realtà. Appena partito il corteo, "l'organizzazione" veniva avvertita in tempo reale della presenza, già in Via Cavour, di scontri e atti di violenza (punti nevralgici di cui tutti erano già stati messi a conoscenza fin dal mattino!). La coda del corteo ha così dovuto aspettare molto prima di partire. Riecheggiavano termini ormai famosi e conosciuti quali black blok; cosa che, le immagini e lo sguardo diretto ci avrebbe poi confermato portandoci a contatto della veridicità di una violenza ormai dilagatasi. Da quel momento un martellante e tambureggiante aggiornamento riportava continuamente un vero e proprio bollettino di guerra, culminato poi negli eventi di Piazza San Giovanni. Non vogliamo nascondere od ovattare i particolari di cronaca, quanto semmai puntare a capirne il senso e l'origine. Chi scrive ha camminato per chilometri, in avanti e indietro, tra la coda e il resto più avanzato del corteo dei manifestanti. Occhi che hanno visto donne e soprattutto giovani (moltissimi), intonare cori e canzoni di protesta; la sola arma di cui erano dotati, il solo mezzo usato per gridare il rifiuto verso una vita imposta dalla scelleratezza politica di governi non all'altezza della situazione venutasi a creare. Non meno il rifiuto verso un sistema socio-economico che è allo sfascio. Tante bandiere, molti e rigidi cordoni di "servizi d'ordine" attentamente organizzati per non tollerare violenze e impedire intrusioni di soggetti fomentatori. Nessuna voglia di fare elenchi di formazioni politiche o organizzazioni sindacali presenti e altrettanto attente. In sintesi un corteo dall'anima abbrutita dalla rabbia ma allineato sul fronte della non violenza. Già in Via Cavour le incursioni di frange violente provocava un doppio, e forse da qualcuno auspicato risultato, che nei fatti vedeva abbinarsi al danno materiale la reazione da parte delle Forze dell'ordine, a cui probabilmente sarebbe potuto sfuggire il vero esecutore della violenza. Ripetiamo un film già visto! La domanda corre d'obbligo. La partecipazione alla manifestazione contava su una cifra stimata intorno ai 500mila partecipanti. In considerazione di questo dato ci resta difficile fare di tutta l'erba un fascio e additare la massa dei partecipanti come portatrice di violenza! Non sarebbe dunque il caso di fare un’analisi più attenta e meno strumentalizzante di quanto accaduto?? Perché non fare anche un passo indietro per capire quali siano o possano essere state, le cause che hanno condizionato l'atmosfera ed il panorama in cui tutto questo si è svolto?? Ancora una volta a pagare sono stati semplici Cittadini e lavoratori delle Forze dell'ordine! Ci sono altre responsabilità da ricercare? Questo è ciò che molto semplicemente ci viene alla mente e vorremo davvero che la riflessione fosse fatta in questa direzione e non in altre! Nulla può essere portato come prova, ma almeno la voce di chi era presente (come il sottoscritto) può confermare che ragazzi, donne addirittura con bambini, anziani, lavoratori e molti altri, sfilavano tra cori e folclore che nulla aveva a che fare con la voglia di distruzione che oggi la destra governativa addita come segno ispiratore di una manifestazione violenta! Nessuno si permetterebbe mai di inneggiare alla violenza, anche se la violenza si può portare attraverso diverse forme che con il tempo distruggono con altrettanta efficacia! Abbiamo il dovere di volare più in alto e riflettere, sapere e conoscere il motivo e le dinamiche che hanno permesso, come già avvenuto in altre drammatiche occasioni del passato, come possa aver preso forma una fluidità inconcepibile che ha permesso la presenza e l'azione criminale di soggetti dai connotati ambigui e non ancora ben identificati! Vorremo conoscere le dinamiche che hanno permesso a squadre "militarizzate", accompagnate da segni distintivi che rimandano ad atteggiamenti esperti e professionali, di trovarsi nei punti "giusti" al momento "giusto". Già dalle 11 del mattino (se non prima) si sapeva quali sarebbero stati i punti critici. Ne erano a conoscenza tutti, dai giornalisti ai partecipanti, dai più accorti fino alle forze politiche; ed ovviamente è impensabile che i vertici delle Forze dell'ordine ne fossero all'oscuro! Le dichiarazioni dei politici sono state conseguenti a ciò che portano avanti, niente quindi di cui scandalizzarci. Resta un dato di fatto: un movimento di pensiero che aveva deciso di prendere forma reale, indignato, stanco, propositivo verso un futuro di rinnovamento, alternativa e cambiamento, è stato imprigionato in una morsa inaccettabile. Media e stampa non parlano che di violenza, senza nessun cenno sui contenuti che animavano e animano lo spirito della manifestazione avvenuta a Roma. Cinquecentomila Persone chiedevano e chiedono un segno di discontinuità. Questa è la vera chiave di lettura. La violenza è ovviamente da condannare ma non è la stazione d'arrivo. Capire questo significa comprendere la situazione attuale e pretendere risposte. Non farlo equivarrebbe a subire ancora, e per l'ennesima volta, un cortometraggio già visto e riproposto fino alla nausea!
La Politica da i numeri e Berlusconi incassa la fiducia. Ma è ancora quella degli Italiani?
La politica è prevedibile. Il disastro continua con l'affermazione della maggioranza che ottiene ancora una volta la fiducia. La sterile quanto miope politica dell'opposizione credeva forse in un miracolo!
Non è questo che doveva esser fatto. Gli italiani sono stati presi in giro per ben due volte, una dal governo che nega i suoi misfatti e va avanti, e l'altra da un'opposizione che tenta vie impercorribili. Ridicolo! Giocare sui numeri, aspettare il numero legale, sperare nella defezione di qualcuno. Berlusconi viene ancora una volta sottovalutato. Era impensabile che il Premier non avesse "pensato" per tempo a costruire o verificare il numero delle sue forze in campo. E così è stato. La sola via, lo avevamo già scritto ieri, era (e sarebbe ancora) quella Istituzionale, attraverso l'intervento del presidente della Repubblica. Abbiamo anche motivato le nostre perplessità su quello che sarebbe stato (e sarebbe) un passo "non gradito" da parte del maggior partito dell'opposizione.
Non è questo che doveva esser fatto. Gli italiani sono stati presi in giro per ben due volte, una dal governo che nega i suoi misfatti e va avanti, e l'altra da un'opposizione che tenta vie impercorribili. Ridicolo! Giocare sui numeri, aspettare il numero legale, sperare nella defezione di qualcuno. Berlusconi viene ancora una volta sottovalutato. Era impensabile che il Premier non avesse "pensato" per tempo a costruire o verificare il numero delle sue forze in campo. E così è stato. La sola via, lo avevamo già scritto ieri, era (e sarebbe ancora) quella Istituzionale, attraverso l'intervento del presidente della Repubblica. Abbiamo anche motivato le nostre perplessità su quello che sarebbe stato (e sarebbe) un passo "non gradito" da parte del maggior partito dell'opposizione.
Rimaniamo così avvolti da pensieri onirici; altri sacrifici, altra incertezza, ancora contraddizioni e sofferenze per il Cittadino italiano. Con 316 voti la nave corsara tiene la barra a dritta. C'è aria preoccupante in giro per il Paese; domani gli Indignati italiani manifesteranno a Roma. Non è fuori luogo sperare che non avvengano disordini, e lo sottolineiamo ancora una volta per esorcizzare questa possibilità. La violenza non dovrà prevalere, sia usata per protestare che in risposta a qualcosa di provocato. Non possiamo però nascondere le ragioni che questa folla umana in viaggio per la Capitale porta con sé. Le loro sono grida disperate, arrabbiate, e chiedono l'applicazione di una giustizia sociale. Credono e invocano un mondo possibile, non facendo neppure mistero sul percorso alternativo che non si riscontra certamente nei provvedimenti presi dal governo sulla crisi. E' l'Italia di chi non vuole pagare un debito, definito pubblico, ma in realtà generato dal fallimento di un sistema socio-economico aggravato da una gestione Amministrativa sulla quale viene doverosamente sospeso il giudizio. Sono Cittadini stanchi di pagare sempre e per qualsiasi cosa. Anche domani si conteranno i numeri; ed anche se non ci troveremo nell'emiciclo Parlamentare, saranno numeri che potrebbero pesare.
Pubblicato su Dazebao.NEWS.it
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Tra i banchi vuoti di Montecitorio regna l’indignazione. La farsa continua!
Tutto secondo copione, come sempre. E dire che persino esponenti politici di vecchia data come Emanuele Macaluso, hanno criticato la posizione assunta dalle opposizioni, questa volta unite, che avevano deciso di non partecipare alla seduta parlamentare odierna; in verità saremo curiosi di conoscere il motivo di questo scetticismo, visto che l'essere o non essere presenti tra i banchi di Montecitorio non avrebbe cambiato di una virgola quello che abbiamo visto dall'esterno.
Governo battuto sul bilancio dello Stato. L’Italia ancora più “indignata” si rivolge a Napolitano
Governo battuto sull'art. 1 del rendiconto di Stato. E' forse giunto il momento della svolta. Frasi troppe volte dette e scritte, ma non eravamo mai giunti a situazioni di ingovernabilità come quella che si è resa evidente dopo il voto sul bilancio dello Stato. Berlusconi come sempre dispensa la sua arroganza e, irremovibile, vuole mantenere la rotta senza neppure conoscere la méta verso la quale è diretto.
Acque agitate nella Lega. Se Berlusconi piange, neppure Bossi ride!
Il Senatur non demorde. I fronti che si sono aperti sono due, e il tenace inventore del "ce l'ho duro" è costretto a percorrerli entrambe. In primis sa bene che il sodalizio con Silvio Berlusconi deve continuare; la morte di uno significa la fine anche dell'altro. Si spinge persino a dire che “qualcuno vorrebbe trasformare lo stesso Premier addirittura in un criminale"! Probabilmente il leader del carroccio non è molto aggiornato sui numerosi rinvii a giudizio formulati nei confronti del presidente del Consiglio, ma neppure del dubbio crescente che sta ormai prendendo piede nel Paese. Risulta altresì chiaro che parli implicitamente ai frondisti del Pdl, appropriandosi del ruolo dell'istrione (che ben sa recitare) per chiamare a raccolta l'unità del centrodestra. Strano modo il suo... Un giorno tira la corda quasi minaccioso di "far saltare il banco", e il giorno dopo (potenza dei telefonini o degli incontri carsici) rilancia il contrario di quanto sembrava voler affermare. Ma adesso si è aperto anche un fronte ben più rischioso, quello interno alla stessa Lega. Lo scontento della base leghista è palese. L'incoerenza politica, l'impalpabilità nonché l'aspetto eclatante di un populismo al quale ovviamente non hanno seguito i fatti, ha posto più di una riflessione. Il Bossi non cede e rilancia, come sempre a modo suo, in barba ai sostenitori del concetto di democrazia. Dispone le sue truppe, sceglie i fedelissimi, probabilmente in vista di una resa dei conti interna che più di uno chiede. Gli uomini soli al comando non hanno mai durato a lungo, e forse il caso più longevo è proprio Berlusconi, anche se ne conosciamo la ragione e le dinamiche! A Varese è saltato il tappo, con l'elezione più che discussa del segretario provinciale fortemente voluto dallo stesso ispiratore principe dei sogni Padani. E' ben più di una contestazione quella avvenuta all'assise della città Lombarda! Un segretario imposto senza essere stato votato, ma solo sulla base dell'esplicita indicazione di Bossi. I Maroniani assenti, clima da scontro, spinte, parole dure che sfiorano la contrapposizione "fisica" e la resa, probabilmente, di quello che una volta veniva definito come "fenomeno Lega". Ricordiamo che Varese è la culla politica dalla quale il Senatur ha sempre attinto maggiore linfa e risultati; una culla impietosa che ieri gli ha voltato le spalle tanto da costringerlo" a ricorrere all'imposizione del nuovo segretario (Maurilio Canton) bypassando una votazione democratica. La platea gridava "voto...voto...", ma così non è stato, non poteva essere. Avrebbe forse significato l'anticipazione di una svolta ufficiale che si fiuta nell'aria da tempo. Il cuore della Padania ha fibrillato, e con lui il mito dell'invincibile quanto finora indiscusso leader. Le tessere strappate sono uno scherzo? Sembrerebbe più il prezzo pagato per una politica di fiancheggiamento al Berlusconismo dal quale si voleva attingere per arrivare a ben altri scopi. Risultato: un utile che non ha prodotto il sogno venduto per anni. Ai fini del quadro politico nazionale non può sfuggire un dato che va persino oltre le parole di un Bossi che "addita i dissidenti come fascisti", così come non fanno neppure più stupore parole come " verranno bastonati coloro che non si adegueranno e formeranno correnti". La realtà ci consegna la fine di una leadership che non si affida più sulla condivisione di quanto proposto, ma ricorre a metodi "poco ortodossi" per mantenersi in vita. La stampella di Berlusconi si sta piegando sotto i colpi di una giustizia sociale che reclama fatti, realtà diverse e nuove realtà di vita; non certamente il solo mantenimento di un gruppo dirigente che sta diventando a questo punto solo autoreferenziale. Del resto Bossi sa bene che non ha più niente da offrire all'operaio di Mirafiori; così come ha ben compreso che i lavoratori non sono sprovveduti, e che alla lunga comprendono anche le parole sapientemente forgiate sull'affabulazione. Anche a costo di ripeterlo fino alla noia, stiamo assistendo all'implosione del giocattolo che nell'immaginario somiglia sempre di più ad una demolizione controllata di un grosso edificio. Prima che questo non generi altre "vittime", che sia staccata una buona volta la spina a questo governo. Il Paese lo pretende!
DDL sulle intercettazioni: malcontento diffuso e trasversale. Salgono i “disobbedienti” nel Pdl
Assurdo, alienante e improponibile. Giudizi tranchant sul ddl sulle intercettazioni che spaziano trasversalmente da una parte all'altra del panorama politico nazionale. Il segnale più eclatante è venuto come sappiamo dalle dimissioni di Giulia Bongiorno - nota alle cronache per essere stata il Legale difensore di Giulio Andreotti - la quale ha rifiutato il nuovo testo di legge notevolmente inasprito rispetto a quello che la stessa Deputata del Pdl aveva licenziato un anno fa.
Legge elettorale o elezioni? La politica della balbuzie accomuna maggioranza e opposizioni!
Il regno di Berlusconi non è prosperato per caso in un paese dove la politica vive alla giornata, prosperando sugli interessi di cortile più che sulle reali esigenze del paese. Difficile a capire? Non credo, basta vedere quel che sta accadendo nella "clinica politica” dove c'è fermento al capezzale "dell'illustre malato terminale", tal “governo Berlusconi”. Un dato su tutti: i Cittadini reclamano a gran voce il cambiamento, e ciò è stato dimostrato anche attraverso la raccolta di un numero elevato (molto di più di quanto serviva) di firme per chiedere il Referendum sulla modifica della legge elettorale. Non importa se questo porterebbe ad una legge probabilmente insufficiente e con numerosi quanto pericolosi difetti; si tratta pur sempre di un segnale da cogliere, sul quale lavorare e senza perdere tempo. Le reazioni sono diverse ed hanno aperto spaccature significative, sia nella maggioranza che tra le opposizioni. Maroni non è uno sprovveduto e si dimostra d'accordo con Casini che preferisce andare subito (con l'attuale legge, quindi) al voto. Meglio "giocarsi" la partita subito e con il "porcellum" (visto i pronostici che non pendono verso le forze di centrodestra) piuttosto che uscire definitivamente di scena con una legge che se verrà riformata non porterebbe certo vantaggi alle stesse. In sostanza Maroni dice... "meglio tentare di andare alle elezioni mostrando coraggio e contando sulle distorte quanto incredibili alchimie del "porcellum" che perdere sicuramente con il "mattarellum". E Casini? Bè, il leader dell'Udc vuole soltanto mandare a casa Berlusconi per poi governare con i pezzi restanti del Pdl; ha dalla sua Confindustria e tra "simili" un accordo lo potrebbe trovare. Quello che non convince ancora una volta è lo strano atteggiamento del Pd. Le dichiarazioni di Parisi forse ci aiutano a comprendere meglio il tentennamento all'interno del maggior partito dell'opposizione: "C'è stata una scomposta revisione di linea e di giudizio della segreteria sul referendum e adesso sembra che l'iniziativa sia stata del Partito democratico". L'ex ministro della difesa contesta le tesi di Bersani affermando che "Non si sente di partecipare alla Direzione come se nulla di eccezionale fosse accaduto" (chiaro ed esplicito il riferimento al milione e 200 mila firme apposte ai quesiti referendari). "Anche Alfano riconosce l'urgenza di cambiare legge elettorale - ha proseguito Parisi - oltre a Maroni che apre al referendum e Calderoli che spiega perché l'attuale legge è una "porcata". Definisce l'atteggiamento del Pd come legato ad un progetto di stampo "bulgaro" visto che ricorda nella proposta del modello di legge quello della legge elettorale ungherese. Parisi contesta il metodo intrapreso che si avvale di "decisioni prese in ambiti ristretti e senza legittimazione".
Sembra evidente che neppure lo stesso ex ministro della Difesa voglia cogliere la non volontà del Pd di andare in tempi stretti ad elezioni. Si comprende bene dalle dichiarazioni rilasciate da Enrico Letta a margine della direzione del partito: "La legge elettorale va cambiata in Parlamento, l'occasione c'è, le forze politiche si assumano la loro responsabilità. Noi siamo per cambiarla perché questa legge è la peggiore e perché votare con questa legge sarebbe un danno". Siamo però sicuri che sia questo il vero motivo? Letta conosce i limiti del "suo" centrosinistra e capisce bene che per cambiare le cose si dovrebbero avversare "certi diktat" venuti dalla Bce, cosa che non molti dei “suoi” probabilmente sarebbero disposti a fare. Il significato esce ancora di più allo scoperto quando lo stesso Letta afferma che "Tra 60 giorni presenteremo il nostro progetto per ricostruire il Paese e non sarà un progetto conservatore ma di cambiamento, nel quale non ci saranno tabù perché il paese ha bisogno di riforme". Ma il vice segretario del Partito Democratico, che in economia si cimenta da tempo, fa intuire di non avere davvero intenzione di rispedire al mittente i "saggi consigli" di Trichet e Draghi: "Sono stimoli fondamentali e il Pd farà una coalizione per tornare a guidare il Paese nella quale saremo d'accordo prima di andare al governo e non dopo come è successo per l'Unione e come sta succedendo in questo Governo". Questo è il punto! Di quali forze politiche sarebbe composta questa coalizione? Quali saranno le forze politiche che accetteranno di proseguire nel solco disegnato (e ancora prima “assunto”) dall'attuale maggioranza? Manca il progetto e chi lo potrebbe condividere! Sia dunque esplicitato e non si giochi ancora su formule e alchimie; questo è il modo di ridare ossigeno ad un Berlusconi spento, ad un governo al quale basterebbe una semplice influenza per portarlo a morte sicura.
Pure Di Pietro fa i suoi distinguo, sottolineando che c'è una situazione nuova, da gestire però con una legge elettorale altrettanto all’altezza, visto che "Questo referendum ha smosso le acque della politica e ha rimesso al centro dell'attenzione un tema centrale: i cittadini non possono essere presi in giro con una legge elettorale che serve solo per mandare in Parlamento persone della cricca della casta". "L'Italia dei valori - spiega - ha raccolto le firme per cambiare la legge elettorale e per andare al voto al più presto possibile. Noi riteniamo che non ci siano alternative". L'ex Pm di "mani pulite" sostiene la necessità di arrivare alla costruzione di una legge elettorale che deve contenere l’incandidabilità delle persone condannate, la non possibilità di svolgere incarichi di governo a chi è sotto processo, la non possibilità di svolgere ulteriori incarichi oltre quello del parlamentare". Restano da valutare i tempi della discussione e dell'approvazione di una legge come quella auspicata, sapendo che ogni giorno che passa è un giorno che permette a questo governo di massacrare ancora l'Italia e i suoi Cittadini. Da quello che si può vedere non sembra che ci sia un pieno accordo tra le forze di opposizione, che oltretutto non fanno mai cenno a quelle forze politiche numericamente minori ma ben più diffuse di quanto possa sembrare nel tessuto sociale del paese. L'iter della costruzione di una nuova legge, anche se fosse il mattarellum, comporterebbe una tempistica non di breve scadenza. La domanda sorge spontanea: in considerazione del fatto che questo è un governo che cammina sulle stampelle, non sarebbe il caso che le attuali forze di opposizione si confrontassero sui programmi, coinvolgendo una volta tanto il Cittadino e tutte quelle forze politiche e sociali attive sul territorio, per andare a nuove elezioni anche in tempi ristretti anche con questa legge assurda che non a torto lo stesso Calderoli ha definito a suo tempo con il termine "porcata"? Qualcuno, prima o poi, dovrà pure ricordarsi che malgrado il governo sia debole, siamo in presenza di una realtà davvero grave dove il Cittadino è logoro e stanco da anni di sofferenze e rinunce. Si proceda, dunque!
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